Se siete cresciuti, come me, con gli occhi sgranati davanti alla televisione mentre una ragazzina dai poteri magici roteava una bacchetta o stringeva una spilla scintillante, allora sapete bene di cosa sto parlando: il magico mondo delle majokko. Il termine “majokko” (魔女っ子), che significa letteralmente “piccola strega”, è il nome affettuoso con cui noi appassionati indichiamo le protagoniste di un sottogenere anime amatissimo, nato da una felice fusione tra commedia, fantasy e l’immancabile romanticismo tipico dello shōjo. Più conosciuto internazionalmente come mahō shōjo (“ragazza magica”), questo filone è diventato uno dei pilastri portanti dell’immaginario nerd e otaku. Eppure, dietro quelle trasformazioni colorate e quelle bacchette glitterate, si nasconde molto di più di quello che può sembrare a una prima, superficiale occhiata. Il genere majokko ha sempre giocato con contrasti potenti: il maschile e il femminile, l’infanzia e la maturità, la vulnerabilità e la forza. Non si tratta solo di “bambine che fanno magie”, ma di una riflessione continua su cosa significa crescere, affrontare le sfide e, soprattutto, su come si possa essere forti senza perdere la propria dolcezza. Non a caso, grazie alla sua flessibilità narrativa, il majokko ha conquistato anche un pubblico maschile, aprendo così una finestra di dialogo tra generi e generazioni. Grandi nomi come Osamu Tezuka, Hayao Miyazaki, Hideaki Anno e Kunihiko Ikuhara si sono cimentati con questo filone, donandogli spessore e rendendolo immortale.
La magia cominciò ufficialmente nel 1966 con Sally la maga: la nostra prima majokko, ispirata alla celebre sitcom americana Bewitched (Vita da Strega). In quegli anni spuntarono anche altre incantevoli protagoniste come Akko, Bia, Lulù e, qualche tempo dopo, l’esplosiva Cutey Honey. Sotto l’egida della Toei Animation, il genere si consolidò, diventando un vero fenomeno culturale.Negli anni ’80, arrivò lo Studio Pierrot a cambiare di nuovo le carte in tavola, regalando ai fan nuove eroine come Creamy Mami, Evelyn, Emi e Sandy. Con loro, il majokko divenne ancora più legato all’universo dello spettacolo e della musica pop, mescolando sogno e realtà come non si era mai visto prima. Le prime “streghette” avevano spesso un compito tutto sommato modesto: usare la magia per aiutare gli amici, migliorare se stesse o raggiungere i propri sogni. Avevano sempre un oggetto magico, come uno specchietto, un fiocco o una spilla, ma la loro magia sembrava quasi incatenarle a ruoli sociali tradizionali, quelli della ragazza gentile, carina, premurosa. Non ancora vere guerriere, insomma.
La vera rivoluzione, quella che ha cambiato per sempre il nostro modo di vedere le majokko, è arrivata nel 1992 con Sailor Moon.
Ah, Sailor Moon. Usagi Tsukino — piagnucolona, pasticciona, tenerissima — era tutto fuorché l’eroina perfetta. Ma proprio in questo stava la sua forza: una ragazza normale chiamata a salvare il mondo. E, accidenti, lo ha salvato. Non una, ma ben cinque volte!
Con Sailor Moon, per la prima volta una mahou shoujo ha avuto una missione epica e nemici veri da affrontare. E non era sola: al suo fianco c’era un’intera squadra di guerriere, le mitiche Sailor Senshi, ispirate ai Super Sentai (da cui derivano anche i nostri Power Rangers). L’idea della “squadra magica” ha trasformato l’idea stessa di “ragazza magica”, portandola in territori nuovi, pieni di battaglie, crescita personale e amicizie indissolubili.
Ma c’è di più: Sailor Moon ha inserito nel majokko una fortissima carica femminista, una celebrazione dell’indipendenza e della sorellanza. E non solo: ha anche aperto la strada a narrazioni più mature, capaci di affrontare temi come l’identità di genere e l’amore in tutte le sue forme.
Sì, perché Sailor Moon non si è limitata a salvare il mondo. Ha anche abbattuto barriere culturali, proponendo personaggi LGBTQ+ quando ancora era un tabù. Ha mostrato che l’amore non ha confini né etichette, e che la forza non risiede nella negazione della propria emotività, ma nel saperla abbracciare pienamente.
Oggi, il genere majokko è diventato adulto. Puella Magi Madoka Magica, Card Captor Sakura, Revolutionary Girl Utena, Pretty Cure… ogni nuova serie ha saputo aggiungere nuove sfumature a questo universo, esplorando tematiche complesse, anche dolorose, senza mai perdere quella scintilla di magia e speranza che lo rende unico.
E voi? Qual è stata la majokko che vi ha fatto battere il cuore per la prima volta? Raccontatemelo nei commenti o condividete l’articolo sui vostri social, magari taggando quel vecchio amico con cui vi travestivate da Sailor Scout in cortile… Dai, non fate i timidi: la magia è più forte se la condividiamo!
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