Baba Jaga o Yaga (Баба Яга in russo), è una delle figure più affascinanti e misteriose della mitologia slava, diventata nel tempo un personaggio leggendario che permea non solo le fiabe, ma anche rituali, tradizioni e la cultura popolare di molteplici paesi. Le sue radici affondano nel folklore di paesi come la Russia, l’Ucraina, la Polonia, la Slovacchia, la Bulgaria, la Repubblica Ceca e la Bielorussia, ma la sua figura è presente anche in tradizioni di altre regioni europee, come in Carinzia (Austria), Montenegro, Serbia, Croazia e Bulgaria, dove viene talvolta vista come un’entità misteriosa legata alla notte o addirittura come una figura carnevalesca.
Nel cuore del folklore slavo, Baba Jaga è rappresentata come una strega anziana e terrificante, dotata di poteri magici straordinari. La sua casa è una delle immagini più iconiche: una capanna che si erge su zampe di gallina, simbolo di un mondo che sfida la logica e la realtà. Le sue dimore sono circondate da dettagli macabri, con muri fatti di ossa umane e una porta che si apre solo dopo l’uso di parole magiche. Questo stesso universo incantato è caratterizzato dalla presenza di una serie di servitori invisibili che assistono la strega nelle sue azioni. Baba Jaga incarna il lato oscuro della natura, una figura che può essere tanto una guida saggia quanto una minaccia mortale per chi cerca il suo aiuto. Le sue storie sono spesso ambientate in boschi remoti e misteriosi, dove l’eroe di turno è chiamato a superare prove impossibili per ottenere il favore della strega o, in alcuni casi, sfuggire alle sue terribili grinfie.
Le leggende più famose della tradizione russa vedono Baba Jaga come una figura duplice: da un lato una guida che può aiutare l’eroe, dall’altro un’entità pericolosa, pronta a rapire e mangiare i bambini, o a mettere in difficoltà chi si avventura nel suo regno. Un esempio celebre di questa ambivalenza è la storia di Vasilisa la Bella, dove la protagonista viene inviata dalla madre a chiedere consiglio a Baba Jaga . Nonostante la strega la schiavizzi, grazie alla sua gentilezza nei confronti di alcuni servitori invisibili, Vasilisa riesce a fuggire e a trionfare. In un’altra versione della fiaba, a Vasilisa vengono affidate tre missioni impossibili, che la fanciulla riuscirà a portare a termine con l’aiuto di una bambola magica donatale dalla madre.
Nella tradizione polacca, Baba Jaga assume connotati simili, ma la casa della strega presenta solo una zampa di gallina, e le streghe che vivono nelle case di pan di zenzero sono anch’esse spesso chiamate Baba Jaga . In queste varianti, la figura della strega è talvolta benevola, dispensando consigli e aiuti magici agli eroi delle fiabe. Un esempio di questa visione più benevola si trova nella fiaba “La piuma di Finist il Falco”, dove il protagonista entra in contatto con tre diverse Baba Jaga che lo aiuteranno nel suo cammino.
L’etimologia del nome Baba Jaga è anch’essa un tema di dibattito tra gli studiosi. Il glottologo Max Vasmer lo fa risalire al protoslavo *jega, legato alla rabbia e alla stregoneria. Altri linguisti associano il nome a immagini di serpenti e rettili, richiamando una natura ctonia e primitiva, che rinforza l’idea di una figura legata alla terra e ai misteri oscuri.
Baba Jaga non è solo un personaggio delle fiabe, ma una figura archetipica che continua a ispirare l’arte e la cultura popolare. Il suo impatto si estende ben oltre le leggende, trovando spazio in composizioni musicali, letterarie e cinematografiche. Nel 1874, il compositore russo Modest Musorgskij ha creato un celebre brano intitolato “La capanna sulle zampe di gallina”, ispirato proprio alla figura della strega. Successivamente, il compositore Anatolij Ljadov nel 1904 scrisse il poema sinfonico “Baba Jaga”, che cattura l’essenza oscura di questa creatura mitologica. Baba Jaga è anche presente nel fumetto italiano “Baba Yaga: il fascino delle streghe”, nella serie Valentina di Guido Crepax, e nel film horror-erotico “Baba Yaga” del 1973. La sua presenza è testimoniata anche nella cultura cinematografica contemporanea, come antagonista nella serie a fumetti “Hellboy” di Mike Mignola, e nel film di animazione “Bartok il Magnifico” del 1999.
Inoltre, il personaggio ha un legame profondo con le tradizioni di iniziazione e riti di passaggio. Nel folklore, Baba Jaga è una figura ambigua: può essere una madre che guida l’eroe verso una nuova consapevolezza o un’entità malvagia che tenta di annientarlo. Questo aspetto rituale la rende una figura che trascende il mero ruolo di strega, fungendo da ponte tra il mondo visibile e quello invisibile, tra il bene e il male, tra il conosciuto e l’ignoto.
Baba Jaga rimane una delle icone più affascinanti della mitologia slava, una figura che mescola il terrore e la saggezza, l’oscurità e la luce, rendendola una protagonista senza tempo nelle fiabe e nelle opere artistiche moderne.
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