Watchmen – La Serie: la recensione

La miniserie televisiva Watchmen, creata da Damon Lindelof, si distacca notevolmente dall’originale fumetto di Alan Moore e Dave Gibbons, pubblicato negli anni ’80 dalla DC Comics. Ambientata trent’anni dopo gli eventi della graphic novel, la serie presenta sia nuovi personaggi che vecchi protagonisti, ma delude i fan con un messaggio politico spesso forzato e attuale.

Se il film uscito nel 2009 ha conquistato gli appassionati per la sua fedeltà all’originale e gli effetti speciali coinvolgenti, la miniserie del 2019 non raggiunge lo stesso livello di eccellenza. La trama, pur seguendo la struttura frammentata del fumetto originale, manca di profondità e si concentra su tematiche ideologiche contemporanee.

Il cast comprende personaggi sia nuovi che ritornanti, ma solo alcuni riescono a brillare mentre altri appaiono poco convincenti nei loro ruoli. La serie sembra caricata di un messaggio anti-razziale e politicamente schierato, che si discosta notevolmente dal tono cinico e originale della graphic novel.

Nonostante ciò, la miniserie di Watchmen ha un suo fascino grazie allo stile narrativo maturo e alla fotografia accurata. Se isolata dal fumetto originale, può essere apprezzata per alcuni spunti interessanti e colpi di scena. Tuttavia, confrontata con l’opera di Moore e Gibbons, risulta una versione schierata politicamente e lontana dall’intelligenza e dalla maestosità dell’originale del 1986. Per i fan dell’opera originale, questa miniserie può apparire come un tradimento dei personaggi storici e della loro complessità, rinunciando al cinismo e all’indomabilità di Rorschach, uno dei personaggi più iconici della serie.

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Scritto da Il Cobra 

 

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