Voci e altre Storie di Junji Ito

Voci e altre Storie, di Junji Ito, è una raccolta di 8 racconti di genere horror/splatter. Le storie sono tutte autoconclusive e staccate tra loro. Non c’è un filo di trama che le unisce. Sono tutti racconti che puntano sull’aspetto psicologico del senso di colpa. In tutti i racconti ai protagonisti (o a volte ai comprimari) succede qualcosa che li fa sentire in colpa. Che si tratti di incidenti, o di avvenimenti intenzionali, tutto gira sempre attorno a ciò che succede dopo e a come viene affrontato.

Voci e Altre Storie, di Junji Ito – Le trame (senza spoiler)

Nel primo racconto, intitolato “Allucinazioni“, il protagonista si è macchiato di un crimine efferato, ma dal movente alquanto stupido. Ha ucciso il suo migliore amico per invidia. Era più alto di lui e quindi era più attraente per le ragazze. Ma da quel momento inizia a soffrire di allucinazioni. Infatti vede tutte le persone intorno a sé trasformarsi in mostri dal collo lunghissimo.

Il secondo racconto invece, si intitola “La ragazza prepotente” e narra la storia di una ragazzina che si reca ogni giorno al parco per vedere il ragazzino che le piace che gioca con gli altri amici. Un giorno una sua vicina di casa le affida il figlio più piccolo che, da quel momento, inizia a tormentarla per giocare, rubandole del tempo prezioso da passare col suo amato. Così lei inizia a trattarlo malissimo e a torturarlo, facendogli del male nei modi più cattivi. Fin quando lui non si trasferisce con la sua famiglia. Da adulti si reincontrano proprio prima che lei stia per sposare il suo amato.

Il terzo racconto si chiama “La città delle lapidi” ed è ambientato in una cittadina sconosciuta del Giappone, in cui i corpi dei defunti si trasformano in lapidi. E questo è l’unico modo per le loro anime di riposare in pace. Ma i corpi non devono essere spostati dal luogo in cui sono morti. Un ragazzo e una ragazza investono una giovane donna in un incidente d’auto e questa muore. Loro non sono del posto e non conoscono questa regola, e in preda al panico la nascondono nel bagagliaio dell’auto e la portano via.

Nel quarto racconto, “Lo scarico che geme“, due ragazze sono alle prese con una madre eccessivamente fissata con la pulizia (tanto da aver divorziato dal marito perché lo reputava troppo sciatto) e uno stalker sudaticcio che pedina una delle due. Un giorno una di loro gioca un brutto scherzo allo stalker, mentre la sera la madre uccide l’ex marito che stava entrando in casa, scambiandolo per un ladro. Da quel giorno gli scarichi dei lavandini di tutta casa iniziano a fare uno strano rumore, simile ad un gemito umano.

La ragazza lumaca” parla di una famiglia alle prese con un problema di invasione di lumache nel proprio giardino. Ne uccidono a centinaia, ma queste continuano a uscir fuori. D’un tratto la loro unica figlia comincia a star male e la sua lingua inizia a somigliare a una grossa lumaca.

In “Orrore Color Carne” una donna è ossessionata dalla “vera bellezza” (come la definisce lei) e tortura involontariamente il figlio splmandogli ogni sera un intruglio, che per lei è un elisir di bellezza. Ma in realtà nasconde un rivoltante segreto. La sorella di lei, che si sente in colpa per come lei tratta il figlio, cerca di trovare un metodo per porre fine a tutto ciò.

Il settimo racconto, “Voci” è quello che dà il titolo alla raccolta. Parla di una ragazza fissata con la bellezza che fa di tutto per essere notata dal ragazzo di cui è invaghita. Un giorno questo finisce in ospedale e lei scopre che diverse ragazze vanno a trovarlo, corteggiandolo. Una in particolare. Nel frattempo, il ragazzo più sfigato della classe mette in giro delle voci sul proprio conto per cercare di farsi un nome, ma lei lo scopre e lo sbugiarda davanti a tutti. Lui, per ripicca, inventa una storia su di una palude i cui fanghi donino bellezza eterna. Lei viene a sapere di questa “leggenda” e vi si reca, non sapendo che è una storia inventata.

L’ultimo racconto “Soichi posseduto” è l’unico con un legame ad un altro racconto. Infatti è strettamente legato a “Voci” e parla della storia di Soichi, il ragazzo emarginato che inventava le storie e metteva in giro le voci false. Si scopre che queste voci gli venivano suggerite da una anziana signora che si intrufolava di notte nella sua cameretta.

Conclusioni

Junji Ito non delude mai. Quello che colpisce (almeno me) è la leggerezza con cui le storie si fanno leggere, contrapposta alla crudezza delle cose raccontate. E l’analisi delle emozioni che provano i protagonisti è sempre ben studiata. Libro consigliatissimo. E se vi è piaciuto questo articolo, allora leggete anche Lovesick e altre storie di Junji ItōLa zona fantasma di Junji ItoSensor di Junji Ito e Lo squalificato di Junji Ito. Tutti presenti qui, sul Corriere.

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