Nell’anno 1835, Nikolaj Vasil’evič Gogol’ pubblicò un’opera che sarebbe rimasta impressa nella memoria collettiva come uno degli esempi più potenti e suggestivi della letteratura fantastica russa: Vij. Questo racconto lungo, inserito nella raccolta Mirgorod, rappresenta una delle espressioni più pure della maestria narrativa di Gogol’, capace di intrecciare il folklore slavo con elementi di realismo e grottesco, creando un’opera di ineguagliabile tensione e mistero.
La Trama: Tra Veglie Funebri e Apparizioni Demoniache
Il protagonista di Vij è Khoma Brut, un giovane seminarista di filosofia, la cui vita tranquilla viene sconvolta da eventi sovrannaturali. La storia ha inizio quando Khoma si imbatte in una vecchia strega, la cui natura malvagia e ingannevole si rivela solo dopo che lui, in preda al terrore, la batte a morte. Poco tempo dopo, Khoma viene convocato in una lontana fattoria, dove scopre che la strega da lui uccisa era in realtà la giovane figlia di un potente capo cosacco. Quest’ultimo, ignaro del ruolo di Khoma nella morte della figlia, esige che sia proprio lui a vegliare il corpo della ragazza per tre notti consecutive, come da ultimo desiderio della defunta.
È in questo scenario notturno e funereo che il racconto raggiunge il suo apice di orrore. Durante la veglia, Khoma è costretto a fronteggiare visioni terrificanti e manifestazioni demoniache, culminando nell’apparizione del terribile Vij, una creatura dagli occhi di pietra e dalle palpebre così pesanti che necessitano di essere sollevate dai suoi servitori. Questo essere mostruoso, evocato dalla defunta, rappresenta la quintessenza del male, un simbolo della paura ancestrale che da sempre tormenta l’umanità.
Il Realismo Magico di Gogol’: Una Fusione di Folklore e Grottesco
Vij non è solo un racconto di paura, ma un’opera che si inserisce in un preciso contesto culturale e letterario. Gogol’, infatti, attinge a piene mani dal folklore ucraino e russo, mescolando elementi leggendari con una narrazione che oscilla tra il realismo e il fantastico. La vecchia strega, la giovane cosacca e il Vij stesso sono figure che trovano radici profonde nelle tradizioni popolari, ma che l’autore reinterpreta con la sua inconfondibile vena creativa.
Il Vij, descritto dallo stesso Gogol’ come una “colossale creazione dell’immaginazione popolare”, è un essere composito, che riflette la ricchezza e la complessità del folklore slavo. Le sue caratteristiche, come le palpebre lunghe e pesanti, sembrano derivare dalla figura mitologica slava del Wij, mentre altri tratti suggeriscono influenze dalla mitologia germanica e dalle leggende europee. Questo mix di tradizioni diverse conferisce al racconto una dimensione unica, che lo distanzia dalle semplici narrazioni folcloriche per elevarlo a un livello di alta letteratura.
La Dualità del Male Femminile
Uno degli aspetti più affascinanti di Vij è la figura della giovane strega, che incarna una dualità maligna complessa e sfaccettata. Questa duplicità è evidente nella capacità della pànnočka, come viene chiamata nel racconto, di assumere forme diverse e compiere atti di malvagità, sia come strega che come vampiro. La sua natura vampiresca, che emerge dalle storie raccontate dai cosacchi del villaggio, la collega direttamente alle leggende slave, in cui il vampiro è spesso una figura femminile, capace di incantare e distruggere con la stessa facilità.
La Contrapposizione tra Luce e Tenebra
Nel racconto di Gogol’, la contrapposizione tra luce e tenebra è un tema centrale, che attraversa tutta la narrazione. Da un lato, abbiamo la luce del giorno, simbolo di realtà e razionalità, rappresentata dalla vita quotidiana dei bursaki, gli studenti poveri, e dall’ambiente realistico in cui si muove Khoma. Dall’altro, la notte si trasforma in un regno di oscurità e paura, dove le forze demoniache prendono il sopravvento e il confine tra realtà e incubo si dissolve.
Questa dicotomia si riflette anche nello stile narrativo di Gogol’, che alterna passaggi di pungente realismo a scene di puro orrore, creando un crescendo di tensione che culmina nell’apparizione del Vij. La narrazione, pur essendo intrisa di un umorismo nero tipico dell’autore, mantiene sempre un tono di fondo inquietante, che rende Vij un racconto capace di affascinare e disturbare allo stesso tempo.
Un Racconto che Supera i Confini del Tempo
Quando Vij fu pubblicato per la prima volta, non ricevette immediatamente il riconoscimento che meritava. Tuttavia, con il passare del tempo, la critica ha rivalutato l’importanza di questo racconto, riconoscendo in esso non solo un’opera fondamentale della letteratura fantastica, ma anche un esempio precoce di come la narrativa possa esplorare i confini del surreale e del grottesco. Oggi, Vij è considerato uno dei migliori racconti di Gogol’, un’opera che continua a ispirare generazioni di lettori e artisti, e che ha trovato nuove interpretazioni nella cinematografia e nelle altre arti. Il suo fascino risiede nella capacità di Gogol’ di catturare l’essenza della paura umana, di evocare immagini potenti e di immergere il lettore in un mondo in cui la realtà si mescola con l’incubo in un modo che solo i grandi maestri della letteratura sanno fare. Vij non è solo un racconto di paura, ma una riflessione profonda sulle forze oscure che abitano l’animo umano, una testimonianza della maestria narrativa di Gogol’ e una pietra miliare della letteratura russa che merita di essere scoperta e riscoperta da ogni generazione.