Immaginate di vivere in un’epoca in cui essere una donna indipendente o semplicemente diversa dalla norma poteva significare essere accusata di stregoneria. Nei Paesi Bassi, un gruppo di attiviste femministe ha deciso di lanciare una campagna per erigere un monumento in memoria di tutte le donne accusate di stregoneria e giustiziate tra il XV e il XVII secolo. Un’iniziativa che non solo vuole fare i conti con un passato oscuro, ma anche accendere una riflessione sul femminicidio e sulle radici di un fenomeno che, purtroppo, è ancora attuale.
Le vittime dimenticate
Susan Smit, Bregje Hofstede e Manja Bedner, le fondatrici della fondazione Nationaal Heksen Monument, hanno avviato una raccolta fondi per rendere omaggio alle circa 50.000 donne che hanno subito il terribile destino di essere accusate ingiustamente. Sul loro sito web, è possibile trovare l’elenco di tutte le vittime, un registro che parte da Lijse van den Rave, la prima donna giustiziata, fino a Sietse Hendriks, l’ultima.
In un’intervista con il Guardian, Bregje Hofstede ha spiegato il cuore della loro battaglia: “È una storia di femminicidio. Oggi, la figura della strega è spesso ridicolizzata, ma dietro quel termine c’erano donne reali, vulnerabili, accusate di crimini impossibili e condannate a morte. Vogliamo che la gente capisca la gravità di questi eventi e rifletta sulle loro radici.” Una riflessione dolorosa, ma necessaria, per non dimenticare le ingiustizie del passato.
Un simbolo di speranza
Diverse città dei Paesi Bassi, come Roermond, Montferland e Oudewater, si sono mostrate interessate ad ospitare il monumento, che rappresenterà non solo un ricordo del passato, ma anche un simbolo di speranza per il futuro. Oudewater, in particolare, è famosa per la sua “bilancia delle streghe”, un dispositivo medievale utilizzato per determinare se una donna fosse abbastanza leggera da volare su una scopa. Una tradizione macabra che oggi si trasforma in un’occasione per riflettere sulla follia della caccia alle streghe.
Le nuove streghe
Le attiviste olandesi, con un orgoglio che non può passare inosservato, rivendicano il termine “strega” che per secoli è stato usato in modo negativo. “Siamo le nuove streghe,” dichiarano, “donne forti e indipendenti che lottano per i propri diritti.” Un messaggio potente, che contrasta con le posizioni più reazionarie presenti nel paese, come quelle di figure politiche come Geert Wilders. È un’affermazione di identità, un modo per dire che la storia delle streghe non è solo una tragedia, ma un simbolo di resistenza e forza femminile.
Un futuro più equo
Il monumento alle streghe si inserisce in un contesto più ampio di lotta per l’uguaglianza di genere, in un paese che, pur essendo tra i più progressisti al mondo, non è ancora riuscito a raggiungere una parità completa. In Olanda, infatti, la parità salariale e la rappresentanza femminile in politica sono ancora obiettivi da perseguire.
Perché un monumento alle streghe? Non solo per ricordare un passato doloroso, ma per imparare dai nostri errori. È un simbolo di speranza per il futuro, un invito a costruire una società più giusta e equa per tutte le donne, affinché nessuna di loro debba mai più affrontare la crudeltà di un’accusa ingiustificata. Le streghe tornano a farsi sentire, e il loro grido è più forte che mai.
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