Il 5 ottobre 1975 faceva il suo debutto in Giappone “UFO Robot Goldrake”, cartone animato basato sull’omonimo manga del fumettista Go Nagai. Per l’occasione La serie originale restaurata, composta da 74 episodi, torna a essere trasmessa sulle reti Rai, regalando un’occasione unica alle nuove generazioni per scoprire le avventure del leggendario robot e ai fan di lunga data per rivedere i propri eroi d’infanzia. Questo atteso ritorno non è solo un tuffo nel passato, ma anche un’opportunità per le nuove generazioni di scoprire un’icona che ha segnato l’immaginario collettivo di milioni di spettatori.
Un capolavoro senza tempo
Arrivato in Italia quasi cinquanta anni fa nel 1978, Goldrake (noto come UFO Robot Grendizer in Giappone e conosciuto anche come Atlas Ufo Robot) è stato il primo anime a essere trasmesso in televisione nel nostro Paese. Con i suoi temi innovativi, i personaggi memorabili e le epiche battaglie spaziali, la serie ha rivoluzionato il modo in cui i cartoni animati venivano percepiti, trasformandosi rapidamente in un fenomeno culturale. Ora, grazie a un meticoloso lavoro di restauro, gli episodi originali tornano in alta definizione, pronti a incantare vecchi e nuovi fan.
Era il 4 aprile 1978, quando il Secondo Canale Rai, alle 18:45, trasmetteva la prima puntata di un cartone animato che avrebbe cambiato per sempre il modo di fare e fruire la televisione in Italia. Seppur non fosse il primo anime mai trasmesso nel nostro paese, Goldrake si è rivelato il capostipite di un’onda che avrebbe travolto generazioni di spettatori, facendo entrare con prepotenza l’animazione giapponese nelle case di milioni di italiani.
Sfatiamo un mito: una delle leggende più comuni su Atlas Ufo Robot è che il nome italiano derivi da un fraintendimento linguistico. Si racconta che, importato dalla Francia, i funzionari Rai, non conoscendo il francese, avrebbero erroneamente preso “Atlas” come parte del titolo. Tuttavia, questa versione è falsa come riporta Massimo Nicora nel saggio C’era una volta Goldrake. La Rai degli anni ’70, guidata da esperti dirigenti che parlavano francese, importò Goldrake grazie a Nicoletta Artom, con l’approvazione di professionisti come Paola De Benedetti e Massimo Fichera. Il nome “Atlas” fu scelto deliberatamente da Annibale Roccasecca per il suo impatto emotivo, diventando il titolo ufficiale della serie.
Quel primo incontro con Goldrake non fu solo un episodio di intrattenimento, ma un segno di rottura. La serie, infatti, si distaccava nettamente dai tradizionali cartoni animati occidentali fino ad allora popolari nel nostro paese. Il confronto con le storie di Heidi o Vicky il Vichingo, tanto per fare un esempio, è immediato: design più morbidi, trame meno incisive e una sensibilità che, pur trattando temi universali, si rifaceva a un immaginario molto più vicino alla cultura europea. Invece, Ufo Robot Goldrake portava con sé una forte carica di novità. Da un lato, c’era l’estetica forte dei robottoni, dall’altro, l’influenza della fantascienza, che già in quel periodo stava dilagando nelle sale cinematografiche con film come Guerre Stellari (uscito in Italia sei mesi prima). Così, l’eroico pilota Duke Fleed, che combatteva dal suo gigantesco robot Goldrake contro le forze nemiche di Vega, conquistò immediatamente il cuore del pubblico italiano, che fu travolto dall’intensità di quelle battaglie, dalla drammaticità delle storie e dalla lotta tra il bene e il male.
La storia di Goldrake non era solo una semplice avventura di robot. Raccontava le vicende di Duke Fleed, principe del pianeta Fleed, distrutto dal malvagio Re Vega. Fuggito sulla Terra, Duke assume il nome di Actarus e viene accolto dal dottor Procton, che lo nasconde agli occhi del mondo, mentre lo prepara alla lotta contro le forze di Vega. A fianco di Actarus c’è il giovane Koji Kabuto e altri personaggi che contribuiranno a formare un’alleanza decisiva per la difesa del nostro pianeta. La trama, seppur ripetitiva nelle sue linee generali, giocava su un equilibrio di emozioni, sacrifici e trionfi, un cocktail che, in un modo o nell’altro, catturò l’immaginario dei più giovani.
Nonostante l’apparente semplicità delle trame, con uno schema narrativo che si ripeteva puntata dopo puntata, Goldrake ha lasciato un segno indelebile, tanto che a distanza di anni molti fan ancora urlano “Alabarda spaziale!” con una nostalgia che travalica il tempo. La formula della serie, nonostante la sua apparente prevedibilità, aveva una potenza visiva e narrativa che, forse, si comprende solo col senno di poi. Le battaglie tra Goldrake e i mostri meccanici inviati da Vega erano sì ripetitive, ma l’emozione e il coinvolgimento generato da quei duelli era ineguagliabile per l’epoca. A ciò si aggiungeva il mistero che circondava la figura di Actarus, costantemente in bilico tra la sua identità segreta e il suo ruolo di difensore della Terra.
Goldrake non solo ha portato sul piccolo schermo un tipo di narrazione innovativa, ma ha anche creato un legame duraturo tra il pubblico italiano e l’animazione giapponese, aprendo la strada a una lunga serie di successi che hanno fatto la storia della televisione e dei cartoni animati nel nostro paese. Tuttavia, non è solo il successo della serie a essere degno di nota: la sua trasmissione ha avuto anche un impatto commerciale straordinario.
La magia della sigla di Vince Tempera
Impossibile parlare di Goldrake senza menzionare la sua celebre sigla italiana Atlas Ufo Robot, composta da Vince Tempera e scritta dal compianto Luigi Albertelli. Questo brano leggendario, con il suo inconfondibile “Si trasforma in un razzo missile”, è diventato un simbolo per un’intera generazione, con vendite che superarono le settecentomila copie per il primo singolo e oltre un milione per il secondo. In un’intervista, Tempera ha ricordato l’audacia di quei giorni: “Usavamo strumenti elettronici pionieristici per l’epoca, ispirandoci alla disco music americana. Nessuno ci dava limiti, e questo ci ha permesso di innovare.” Le loro melodie hanno raggiunto le classifiche italiane nel 1978, vendendo milioni di copie e diventando un simbolo di quel decennio. “È incredibile pensare che queste canzoni siano ancora così amate dopo quasi mezzo secolo,” ha aggiunto Tempera, sottolineando come il loro successo non sia solo nostalgia, ma il segno di un’arte capace di parlare a ogni generazione.
Dal 24 gennaio, i nostalgici degli anni ’70 possono mettere le mani su questa gemma. La riedizione presenta le sigle originali con un audio completamente rimasterizzato, in grado di far rivivere le emozioni di quegli anni gloriosi. Incluso nel vinile, un poster che richiama fedelmente l’estetica originale del 1978, un vero pezzo da collezione per appassionati e neofiti. Secondo Renato Tanchis di Warner Music Italia, l’obiettivo di questa iniziativa è semplice quanto potente: “Rendere omaggio a una serie che ha profondamente influenzato l’immaginario collettivo e alle sue musiche intramontabili.”
Ma cosa rappresenta, oggi, Goldrake per i fan che lo hanno vissuto da bambini e per le nuove generazioni che si approcciano a questa serie ormai leggendaria?
Per i fan di ieri, Goldrake è un pezzo di storia, un ricordo che si è scolpito nel tempo e che ha fatto da apripista a tutto un genere che, oggi, è tra i più amati e seguiti al mondo. Goldrake non è solo un cartone animato: è un simbolo di speranza, sogni e innovazione. Per molti, ha rappresentato la possibilità di guardare al futuro con immaginazione e determinazione. Come ha affermato Tempera, “Quei bambini che sognavano con Ufo Robot oggi potrebbero essere ingegneri alla NASA.” La serie ha insegnato a generazioni di spettatori che l’eroismo può essere trovato anche nei contesti più disparati, che la lotta contro il male non è mai semplice e che il sacrificio è una parte inevitabile della vita. Ma Goldrake non è solo questo: è anche un simbolo della nascita di un amore per l’animazione giapponese che, nel nostro paese, sarebbe diventato sempre più forte con il passare degli anni.
Per le nuove generazioni, Goldrake rappresenta forse un tuffo nel passato, un viaggio nostalgico in un’epoca in cui la televisione offriva esperienze che oggi potrebbero sembrare lontane, ma che continuano ad affascinare per la loro unicità e il loro impatto culturale. Eppure, nonostante il passare del tempo e l’evoluzione dei gusti, la figura di Goldrake rimane saldamente ancorata nel cuore di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, anche solo tramite le sue immagini e la sua mitica sigla.
Dove vedere Goldrake?
Oltre alla serie originale, Rai sta trasmettendo anche Goldrake U, un sequel che esplora nuove avventure del celebre robot. Tuttavia, nonostante il successo iniziale, la nuova produzione ha ricevuto pareri contrastanti: alcuni fan lamentano la mancanza delle battaglie epiche che caratterizzavano la serie classica, mentre altri apprezzano l’approfondimento dei personaggi.Gli episodi restaurati di Goldrake saranno trasmessi su Rai 2 ogni venerdì sera, con la possibilità di rivederli anche su RaiPlay. Un appuntamento imperdibile per chiunque voglia riscoprire l’epopea di Actarus, Alcor e Venusia, e per chi è pronto a lasciarsi affascinare dalle battaglie contro le forze di Vega.
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