The Twelve Kingdoms, in lingua originale Jūni Kokuki, è una di quelle serie anime che, pur non essendo un successo mainstream, ha lasciato un’impronta indelebile nella mente di chi l’ha vista. Adattato dall’omonima serie di light novel di Fuyumi Ono, quest’anime ha un fascino particolare che mescola mitologia, fantasy e una riflessione profonda sul processo di crescita interiore dei suoi protagonisti. La trama si basa su un’antica leggenda cinese, ma ciò che rende The Twelve Kingdoms unico non è tanto il mondo fantastico in cui è ambientato, quanto la storia di una giovane ragazza che si trova a lottare contro il proprio destino.
La protagonista, Yoko Nakajima, è una normale liceale giapponese che si ritrova catapultata in un mondo completamente diverso dal suo. Dopo aver incontrato un misterioso uomo di nome Keiki, Yoko viene trasportata insieme a due compagni di classe in un regno sconosciuto, abitato da Yōkai, creature mitologiche e Hanjyuu, esseri metà umani e metà animali. In questo mondo, nessuno nasce dalla madre, ma da alberi particolari. Yoko è confusa, disorientata e inizialmente non ha idea di cosa fare. Ma le cose si complicano quando scopre che è destinata a diventare la regina del regno di Kei, uno dei dodici regni che governano questo mondo, e ci sono già forze oscure pronte a eliminarla prima che possa salire al trono.
La trama potrebbe sembrare un po’ un cliché per chi è abituato a storie fantasy: una giovane eroe scelta da un altro mondo per salvare un regno in pericolo. Ma qui entra in gioco la forza della serie: The Twelve Kingdoms non si limita a raccontare la storia della salvezza di un regno, ma si concentra principalmente sulla crescita della protagonista, Yoko. Inizialmente una ragazza insicura e indecisa, Yoko è costretta a crescere e ad affrontare i suoi demoni interiori. È una crescita forzata, certo, ma incredibilmente potente e realistica. Non si tratta solo di un viaggio fisico attraverso un mondo misterioso, ma di un vero e proprio viaggio psicologico che spinge la protagonista a confrontarsi con le sue paure e a diventare la leader che è destinata a essere.
Un aspetto che rende davvero interessante The Twelve Kingdoms è come la serie tratti il tema della solitudine e dell’estraneità. Yoko si sente completamente fuori posto in questo nuovo mondo, e questo sentimento di disconnessione è qualcosa che molti di noi hanno vissuto, almeno una volta nella vita. La serie riesce a rendere questa situazione un filo conduttore che lega tutta la narrazione, senza mai cadere nel melodramma. La protagonista non è un’eroina infallibile, ma una giovane donna che deve affrontare incertezze, dubbi e sfide. La sua lotta per trovare un posto nel mondo è il cuore della serie, e questo tema la rende incredibilmente relatable.
Anche i comprimari non sono da meno. Sebbene i loro ruoli siano, per lo più, di supporto alla trama principale, ognuno di loro porta qualcosa di unico e importante alla storia. Non ci sono personaggi di riempimento, e questo è un aspetto che gioca molto a favore della serie. I vari alleati e nemici che Yoko incontra durante il suo viaggio non sono mai semplici oggetti narrativi da usare e gettare via. Ognuno di loro contribuisce, in un modo o nell’altro, alla sua crescita. Questa dinamica crea un legame forte tra il pubblico e i personaggi, che non sono mai una mera cornice alla storia, ma una parte integrante dell’evoluzione della protagonista.
Dal punto di vista tecnico, The Twelve Kingdoms ha un aspetto che oggi potrebbe sembrare un po’ datato, visto che è stato prodotto nel 2003. Le animazioni non sono così spettacolari come quelle delle produzioni moderne, ma sono più che sufficienti per raccontare una storia che punta più sui dialoghi e sull’introspezione che sugli effetti speciali. I paesaggi, sebbene belli, non sono mai sfruttati al massimo del loro potenziale, ma la bellezza di questo anime sta proprio nei suoi personaggi e nelle dinamiche che si sviluppano tra di loro.
Una delle caratteristiche che mi ha colpito di più di The Twelve Kingdoms è la sua capacità di raccontare una storia fantasy senza forzare il romanticismo. Non c’è un amore obbligato che lega i protagonisti, e questo permette alla serie di concentrarsi sulle tematiche più profonde, come il potere, la responsabilità e l’identità. Yoko non è solo una regina, ma una donna che deve imparare a convivere con le proprie paure e insicurezze. La serie non cerca di appesantire la narrazione con trame d’amore scontate, ma si concentra su ciò che è veramente importante: la crescita e l’evoluzione della protagonista, che diventa, passo dopo passo, un leader capace di fare scelte difficili per il bene del suo regno.
In conclusione, The Twelve Kingdoms è una serie che merita attenzione, soprattutto se siete appassionati di storie fantasy che non si limitano a raccontare avventure epiche, ma che esplorano anche il profondo viaggio interiore dei suoi personaggi. Con una protagonista che affronta la solitudine, il senso di inadeguatezza e il peso di un destino che non ha scelto, Jūni Kokuki riesce a mescolare la magia e la mitologia con una narrazione psicologica che rimane impressa nella mente. Se non l’avete ancora visto, è il momento giusto per tuffarsi in questo mondo affascinante, dove ogni passo del viaggio è tanto esteriore quanto interiore.