Il Triangolo delle Bermude

Il triangolo delle Bermude è una zona di mare di forma per l’appunto triangolare, i cui vertici sono: vertice nord – il punto più meridionale della costa dell’arcipelago delle Bermude; vertice sud – il punto più occidentale dell’isola di Porto Rico; vertice ovest – il punto più a sud della penisola della Florida. In questa zona di mare si sarebbero verificati dal 1800 in poi numerosi episodi di inspiegabili sparizioni di navi e aeromobili, per questo motivo il triangolo delle Bermude è anche soprannominato Triangolo maledetto o Triangolo del diavolo.

Nonostante la reputazione “maledetta”, derivante soprattutto da opere di divulgazione misteriologica, il numero di incidenti misteriosi nel Triangolo non è affatto superiore a quello di una qualsiasi altra regione ad alta densità di traffico aeronavale. Come confermato dalla United States Coast Guard l’incidentalità è nella norma per la quantità di traffico e gli incidenti avvenuti sono derivanti da normali cause fisiche e meccaniche. Resta però da spiegare l’assenza (presunta) di relitti e di corpi galleggianti e il ritrovamento di navi con le scialuppe al proprio posto ma prive di equipaggio.

Cristoforo Colombo in uno dei suoi viaggi
dice di aver visto alcuni animali sconosciuti in un’ area vicina al triangolo. Alcuni marinai[citazione necessaria] riferiscono di avvistamenti anche di luci danzanti all’orizzonte e malfunzionamenti della bussola, ma la spiegazione per entrambe le anomalie potrebbe essere la caduta di una meteora nei dintorni della zona. La prima citazione di sparizioni risale al 1951, quando E.V.W. Jones telegrafò un articolo in merito alla perdita di alcune navi, che parlava di misteriose scomparse di navi, aerei e piccole barche nella regione del “Triangolo del diavolo”. Nel 1952 in un articolo a firma George X citò altre sparizioni. raccontò di strane sparizioni marine. Qualcosa è stato ritrovato al largo di Paradise Point, la punta occidentale dell’ isola di Bimini. Il professor J. Manson Valentine, zoologo ed archeologo dell’Istituto Oceanografico della stessa Bimini, in collaborazione con altri studiosi e con sommozzatori scientificamente preparati (tra cui Jacques Mayol), scoprì verso la fine degli anni sessanta nella zona indicata dal medium Edgar Cayce, una formazione rocciosa sommersa simile ad una scalinata e ad una strada lunga 100 metri, composta da enormi blocchi di pietra disposti ordinatamente uno in fila all’altro, ritenuti una formazione naturale dagli scienziati e vestigia di strade ed edifici collegati con il leggendario “continente sommerso” dagli esoteristi.

Nonostante la fama dell’area, le statistiche dei Lloyd’s di Londra affermano con certezza che il “triangolo” non è né più né meno pericolosa di ogni altra zona dell’oceano, valutando il numero di incidenti e perdite per la quantità di traffico sostenuto: l’area è una delle vie commerciali più affollate al mondo e le percentuali di sparizione sono insignificanti se esaminate nel complesso. Ci fu una ricerca che metteva in luce gravi imprecisioni e alterazioni nell’opera di Berlitz: spesso il resoconto non coincideva con i racconti di testimoni o di persone coinvolte negli incidenti e sopravvissuti. In molti casi informazioni importanti erano omesse (come ad esempio nella scomparsa di Donald Crowhurst, riportata come mistero nonostante già allora fosse chiaro che Crowhurst aveva inventato i racconti delle sue imprese ed aveva commesso suicidio. Oppure come nel caso del cargo che Berlitz colloca come disperso nei pressi di un porto nell’Atlantico, quando in realtà era andato perso nei pressi di un porto dallo stesso nome ma nel Pacifico). Inoltre, Kusche dimostrò, tramite documentazione, come numerosi incidenti indicati come “vittime del triangolo” si erano in realtà verificati a moltissima distanza e fossero stati inclusi in malafede.

La ricerca di Kusche portò ad alcune conclusioni:

    * Il numero di navi disperse è paragonabile, percentualmente, a quello di ogni altra zona dell’oceano.
* In una zona di tempeste tropicali, molte delle scomparse sono facilmente spiegabili, oltre che per nulla misteriose.
* Il numero di perdite è stato enormemente esagerato da una ricerca falsata.
* Le circostanze delle scomparse sono state riportate in modo falsato da Berlitz: il caso più comune riguarda navi che sono date per disperse con mare calmo e assenza di vento, quando in realtà le registrazione dell’epoca mostrano tempeste o peggio.
* “La leggenda del Triangolo delle Bermuda è un mistero fatto ad arte… mantenuto in vita da scrittori che volontariamente o meno fanno uso di dati errati, argomentazioni falsate, ragionamenti svianti e sensazionalismo” (Epilogo, p. 277).

In seguito alcuni autori, tra cui Gian J. Quasar, hanno sollevato obiezioni al lavoro di Kusche: cita spesso come prove affondamenti che erano già ben noti prima della pubblicazione del libro, non dati nuovi; davanti agli errori di identificazione o posizionamento di Berlitz, in alcuni casi si spinge a dire che alcune navi non siano mai esistite, nonostante vi siano registrazioni in merito; ammette in alcuni casi (come quello dello Star Tiger e del DC-3) di non essere in grado di fornire una spiegazione nonostante dichiari che sia tutto nell’ordinario.

Una spiegazione per alcune delle sparizioni
riguarda la presenza di vaste sacche di metano all’interno della crosta continentale. In un documento del 1981 del United States Geological Survey si parla di emissioni di metano naturali e periodiche che possono diventare una minaccia per la galleggiabilità delle navi (alterando la saturazione di gas nell’acqua e abbassandone la densità o creando bolle di metano in superficie).

tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Triangolo_delle_Bermuda

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