ToyStory 4: La conclusione dopo la conclusione

Dopo i litri di lacrime versate per il finale Toy Story 3, mai mi sarei aspettata una nuova giusta conclusione per questa epica saga. A ben 24 anni dall’uscita del primo Toy Story, film che ha sdoganato il concetto di animazione in CGI, sono tornati con un nuovo atto per questa meravigliosa saga: Toy Story 4 diretto da Josh Cooley .

Al centro della storia c’è una lotta interiore dell’amatissimo cowboy giocattolo. Woody sapeva quali fossero le sue priorità e il suo posto nel mondo ovvero affianco al bambino a cui appartiene, ma la scomparsa del nuovo personaggio: Forky, un cucchiaio-forchetta usa e getta trasformato in un giocattolo dalla piccola Bonnie che si autodefinisce “spazzatura” e non giocattolo, fa prendere a Woody la decisione di mostrargli gli aspetti positivi di questa nuova vita. Questo percorso li porterà ad affrontare vari ostacoli incontrando nuovi personaggi e ritrovarne anche di vecchi, come la storica fiamma di Woddy: Bo Peep, la pastorella di porcellana con le sue simpatiche pecore.

La sceneggiatura riesce a toccare dei temi importanti senza mai renderli banali, alternando momenti drammatici con altri più leggeri. Pone domande sincere e difficili sulla natura e il significato della vita. Per non parlare della caratterizzazione del personaggio dell’antagonista: la bambola Gabby Gabby, che a causa della sua ossessione per i sentimenti è un po’ lo specchio di Woody. A differenza di Woody, però, Gabby Gabby non ha mai ricevuto affetto e questo la rende ancora più disperata. La sua disperazione la rende il cattivo più estremo ma anche quello in cui è più facile identificarsi

L’animazione, come al solito la Pixar ha dato il meglio di sé. Mostrando un interessante sguardo dal punto di vista dei giocattoli in nuovi ambienti.

Nel 1995 Toy Story – Il Mondo dei Giocattoli rivoluzionò il cinema d’animazione come primo lungometraggio interamente realizzato con la computer grafica. Il film ottenne il più alto incasso di quell’anno e fu candidato a tre premi Oscar e due Golden Globe.  Quattro anni dopo, Toy Story 2 – Woody e Buzz Alla Riscossa vinse il Golden Globe come miglior film – commedia o musical, e un Grammy per la miglior canzone scritta per un lungometraggio, un prodotto televisivo o un altro media visivo (Randy Newman, “When She Loved Me”/ “Quando lei mi amava”).

Uscito nel 2010, Toy Story 3 – La Grande Fuga ha vinto due Oscar come Miglior film d’animazione e per la Miglior canzone originale (Randy Newman, “We Belong Together”), oltre a un Golden Globe e un BAFTA come Miglior film d’animazione, diventando inoltre il secondo lungometraggio Pixar a essere candidato all’Oscar come Miglior film. Diretto da Josh Cooley e prodotto da Jonas Rivera e Mark Nielsen, Toy Story 4 vede Woody e Buzz alle prese con un viaggio in compagnia di vecchi amici, inaspettati ritorni e nuovi arrivi come Forky, una forchetta trasformata in un riluttante giocattolo. Quando Bonnie porta con sé tutta la banda di giocattoli in un viaggio con la sua famiglia, Woody fa un’inaspettata deviazione che lo porta a ritrovare la sua amica scomparsa da tempo, Bo Peep. I due scopriranno che le loro rispettive vite come giocattoli sono ormai agli antipodi, ma presto si renderanno conto che questo è l’ultimo dei loro problemi.

Toy Story 4 è uno dei capitoli più importante all’interno della saga perché ridefinisce il ‘concetto di giocattolo’, la sua ragione di vita e introduce un punto di non ritorno che avrà delle conseguenze che potremmo definire ‘epocali’. Il film rappresenta allo stesso tempo la perfetta conclusione della saga, so che sembra incredibile dirlo ma davvero offre un finale più appropriato rispetto a Toy Story 3. Quindi se pensavate, come me, di non versare altre lacrime per questo ultimo capitolo: Portate i fazzoletti! Infine consiglio di rimanere seduti e di non alzarvi subito, perché sono presenti diverse scene extra sui nostri giocattoli cinematografici preferiti.

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