John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) è uno degli scrittori più amati e influenti del XX secolo. Le sue opere, tra cui spiccano Il signore degli anelli, Lo hobbit e Il silmarillion, hanno dato vita a un mondo immaginario di una ricchezza e una coerenza straordinarie, popolato da razze, lingue, storie e geografie originali. Ma come ha fatto Tolkien a creare una mitologia e un’epica moderna, che ha affascinato milioni di lettori e ispirato generazioni di autori?
L’influenza delle lingue e delle letterature antiche
Tolkien era un filologo e un professore di lingua e letteratura anglosassone presso l’Università di Oxford. Fin da bambino, mostrò una grande passione per le lingue straniere e per le fiabe e le leggende antiche. Sua madre gli trasmise l’amore per il latino, il greco e il gotico, e lui imparò da solo altre lingue come il finlandese, il norreno, il gallico e il gallico. Tolkien inventò anche delle lingue di sua fantasia, come la lingua delle fate, che perfezionò nel corso degli anni.
Le lingue inventate da Tolkien non erano solo un divertimento, ma un mezzo per esprimere la sua visione artistica e filosofica. Tolkien credeva che le lingue fossero legate alla cultura e alla storia dei popoli che le parlavano, e che avessero una bellezza e una potenza proprie. Per questo, egli costruì le sue lingue in modo rigoroso e scientifico, basandosi su principi fonetici, morfologici, sintattici e semantici. Le lingue di Tolkien erano anche legate alla musica e alla poesia, e avevano una funzione magica e simbolica.
Le lingue inventate da Tolkien furono la base per la creazione del suo mondo immaginario, chiamato Arda, e in particolare della Terra di Mezzo, la regione in cui si svolgono le sue opere principali. Tolkien infatti partì dalle lingue per dare un nome e una storia ai luoghi e ai personaggi del suo mondo, e per creare le leggende e le tradizioni che lo animavano. Tolkien si ispirò anche alle letterature antiche, in particolare a quelle nordiche e celtiche, per dare forma e contenuto alle sue storie. Egli ammirava le saghe islandesi, i poemi eroici anglosassoni come Beowulf, le opere di Shakespeare, le fiabe dei fratelli Grimm, e le opere di William Morris e George MacDonald, tra gli altri. Tolkien si nutrì di questi testi, ma non li copiò, bensì li reinterpretò e li trasformò secondo la sua sensibilità e il suo genio.
L’influenza della fede cristiana
Tolkien era un fervente cattolico, e la sua fede influenzò profondamente la sua opera. Tuttavia, egli non volle fare delle sue storie una semplice allegoria del cristianesimo, né inserire elementi esplicitamente religiosi nel suo mondo. Tolkien riteneva che la sua opera fosse una subcreazione, cioè una creazione secondaria e derivata da quella primaria e originaria di Dio. Tolkien voleva rendere omaggio al Creatore con la sua arte, ma senza usurparne il ruolo o il potere. Per questo, egli creò un mondo che rispettava le leggi naturali e morali stabilite da Dio, ma che aveva una sua autonomia e una sua dignità.
Tolkien non negò l’esistenza di Dio nel suo mondo, ma lo chiamò con il nome di Ilúvatar, il Padre di Tutti. Ilúvatar creò gli Ainur, gli esseri spirituali più potenti, e con loro compose la musica dell’Ainulindalë, il canto della creazione. Ilúvatar mostrò agli Ainur la visione di Arda, il mondo che sarebbe nato dalla loro musica, e li invitò a scendere in esso per governarlo e abbellirlo. Tra gli Ainur, alcuni si ribellarono a Ilúvatar e cercarono di dominare e corrompere il mondo. Il capo dei ribelli era Melkor, il più potente e il più malvagio degli Ainur, che divenne il nemico principale delle opere di Tolkien.
Ilúvatar creò anche le due razze dei Figli di Ilúvatar: gli Elfi e gli Uomini. Gli Elfi erano immortali e amavano la bellezza e la natura, ma erano anche orgogliosi e vulnerabili alla tentazione del potere. Gli Uomini erano mortali e avevano il dono della libertà, ma erano anche deboli e facilmente corrotti dal male. Il destino dei Figli di Ilúvatar era legato a quello di Arda, e il loro compito era di combattere il male e di restaurare l’armonia originaria del mondo.
Tolkien non inserì nel suo mondo la figura di Cristo, ma ne fece dei riferimenti velati e indiretti. Ad esempio, egli creò il personaggio di Eärendil, il marinaio che portò la luce degli Elfi al cielo e che divenne una stella guida per i popoli della Terra di Mezzo. Eärendil era una figura simbolica di Cristo, il portatore della luce e della salvezza. Tolkien creò anche il personaggio di Gandalf, il mago che guidò la Compagnia dell’Anello nella lotta contro Sauron, il successore di Melkor. Gandalf era uno degli Istari, degli Ainur inviati da Ilúvatar per aiutare i Figli di Ilúvatar. Gandalf morì per salvare i suoi amici, ma fu risuscitato e divenne più potente e saggio. Gandalf era una figura simbolica della resurrezione e della grazia di Cristo.
Tolkien non volle fare una predicazione con le sue opere, ma trasmettere dei valori cristiani attraverso le sue storie. Tra questi valori, vi erano la fede, la speranza, la carità, l’umiltà, il sacrificio, la misericordia, la giustizia, il perdono, la fedeltà, l’amicizia, il coraggio, la saggezza e la gioia. Tolkien mostrò anche i difetti e i peccati dei suoi personaggi, come l’avidità, l’orgoglio, la paura, la disperazione, la violenza, la crudeltà, la gelosia, la menzogna e il tradimento. Tolkien non nascose le difficoltà e le sofferenze della vita, ma ne mostrò il senso e il valore. Tolkien credette nella vittoria finale del bene sul male, ma anche nella possibilità di redenzione per i peccatori. Tolkien infine celebrò la bellezza e la bontà del creato, e il ruolo dell’uomo come custode e collaboratore di Dio.
L’influenza della storia e della cultura moderna
Tolkien non fu solo un erudito e un credente, ma anche un testimone e un critico della sua epoca. Egli visse infatti in un periodo di grandi cambiamenti e di grandi conflitti, come le due guerre mondiali, la rivoluzione industriale, la crisi economica, il progresso scientifico e tecnologico, la secolarizzazione e il relativismo. Tolkien fu influenzato da questi eventi, ma non li accettò passivamente, bensì li giudicò alla luce della sua visione del mondo.
Tolkien partecipò alla prima guerra mondiale come ufficiale di fanteria, e vide da vicino gli orrori e le sofferenze della guerra. Questa esperienza lo segnò profondamente, e lo spinse a riflettere sul senso della vita e della morte, e sul valore dell’eroismo e dell’amore. Tolkien traspose la sua esperienza di guerra nelle sue opere, in particolare nella battaglia finale del Signore degli anelli, in cui si scontrano le forze del bene e del male. Tolkien non esaltò la guerra, ma ne mostrò la tragedia e il dolore, e la necessità di combatterla per difendere la libertà e la giustizia.
Tolkien fu anche un oppositore della rivoluzione industriale e del progresso tecnologico, che egli riteneva fossero fonti di distruzione e di alienazione per l’uomo e per la natura. Tolkien amava la campagna inglese, i paesaggi verdi e le antiche tradizioni rurali, che vedeva minacciate dall’avanzata delle macchine e delle città. Tolkien traspose la sua critica alla modernità nelle sue opere, contrapponendo la semplicità e la bontà degli Hobbit, che vivevano in armonia con la terra, alla malvagità e alla corruzione di Sauron, che usava la sua industria per produrre armi e schiavi. Tolkien non era un nostalgico del passato, ma un sostenitore di un equilibrio tra l’uomo e il creato, basato sul rispetto e sulla responsabilità.
Tolkien fu anche un testimone e un difensore della cultura europea, che egli riteneva fosse in pericolo di dissoluzione e di perdita di identità. Tolkien era consapevole della ricchezza e della diversità delle tradizioni europee, ma anche della loro unità e della loro comunanza di valori. Tolkien si ispirò alla storia e alla letteratura europea per creare il suo mondo, ma anche per trasmettere un messaggio di speranza e di fiducia nel futuro. Tolkien credette nella possibilità di una collaborazione e di una solidarietà tra i popoli europei, che si manifestò nella sua opera nella formazione della Compagnia dell’Anello, composta da rappresentanti di diverse razze e culture, unite da un ideale comune.
L’eredità di Tolkien
Tolkien morì il 2 settembre 1973, lasciando incompiuta la sua opera maggiore. Il suo figlio Christopher si dedicò a raccogliere, ordinare e pubblicare i numerosi scritti inediti del padre, che testimoniano la vastità e la profondità del suo lavoro. Tra questi, si ricordano i Racconti incompiuti, i dodici volumi de L’opera di Tolkien, e i recenti Beren e Lúthien, La caduta di Gondolin e I figli di Húrin. Questi testi offrono una visione più ampia e dettagliata del mondo tolkieniano, e ne mostrano lo sviluppo e le variazioni nel corso degli anni.
L’opera di Tolkien ha avuto un enorme successo di pubblico e di critica, e ha influenzato molti altri autori e artisti. Tolkien è considerato il padre della letteratura fantasy moderna, e il suo stile e i suoi temi sono stati ripresi e imitati da molti scrittori, come C.S. Lewis, Ursula K. Le Guin, Terry Pratchett, George R.R. Martin e J.K. Rowling. Tolkien ha anche ispirato il cinema, la musica, i videogiochi, il fumetto, il teatro e l’arte, con opere che hanno cercato di rendere omaggio o di reinterpretare il suo mondo. Tra queste, si ricordano le celebri trasposizioni cinematografiche di Peter Jackson, che hanno portato le storie di Tolkien a un pubblico ancora più vasto e internazionale.
Tolkien ha lasciato un’eredità culturale, umana e spirituale di grande valore, che continua a parlare al cuore e alla mente di milioni di lettori. Tolkien ha creato una mitologia e un’epica moderna, che riflettono la sua visione del mondo e della vita, basata sulla fede, sulla ragione, sull’immaginazione e sulla bellezza. Tolkien ha mostrato la potenza e la responsabilità della parola, che può creare e distruggere, illuminare e ingannare, consolare e ferire. Tolkien ha celebrato la dignità e la vocazione dell’uomo, chiamato a collaborare con il Creatore e a custodire il creato. Tolkien ha testimoniato la forza e il valore dell’amicizia, dell’amore, della fedeltà, del sacrificio, della speranza e della gioia. Tolkien ha offerto un dono prezioso al mondo, che merita di essere conosciuto, apprezzato e condiviso.