Negli ultimi anni, uno dei manga che ha suscitato maggiore interesse tra i lettori è senza dubbio The Promised Neverland, scritto da Kaiu Shirai e disegnato da Posuka Demizu. Questo titolo è riuscito a conquistare un ampio pubblico per diversi motivi: c’è chi si è innamorato per il suo elemento horror, chi per la componente fantascientifica e chi ancora per la sua struttura da giallo. Tuttavia, oltre a queste chiavi di lettura più superficiali, The Promised Neverland offre anche una riflessione più profonda, che spinge il lettore a considerare l’opera sotto una luce diversa, quasi filosofica. Alla fine, il manga non si limita a raccontare di orfani in fuga da una terribile realtà, ma utilizza i mostri antropofagi come simbolo delle problematiche sociali contemporanee, sostituendo il ruolo delle figure genitoriali con quelle di creature che rappresentano il fallimento delle generazioni precedenti nel garantire un futuro sereno ai giovani.
La storia prende il via alla Grace Field House, una casa che accoglie 38 bambini orfani, che vivono sotto la guida di Isabella, una figura materna per loro, ma ben presto la realtà si rivelerà ben più oscura di quanto immaginato. Tra i bambini, ci sono i protagonisti principali: Emma, Ray e Norman, che si distinguono per le loro straordinarie capacità intellettuali. Questi tre ragazzi, insieme a tutti gli altri orfani, vivono apparentemente una vita felice, ma il loro mondo crolla quando scoprono che la Grace Field House è in realtà una fattoria dove vengono allevati per essere utilizzati come cibo per dei demoni. La loro missione diventa quindi semplice, almeno sulla carta: scappare da un destino orribile e restare in vita.
Quello che The Promised Neverland riesce a fare magistralmente è trattare tematiche complesse come la politica, le critiche sociali, l’egoismo e le sofferenze psicologiche, senza mai perdere di vista la trama e la suspense. La critica alla società odierna è evidente, tanto che l’autore sembra voler porre l’umanità nelle stesse condizioni di animali da allevamento. Infatti, in queste fattorie non solo si fa uso della carne umana, ma il manga esplora anche la brutalità del sistema economico che sfrutta gli esseri viventi per i propri fini. C’è anche una riflessione sulla sofferenza e sul sacrificio, con i protagonisti che si trovano in un contesto di costante pericolo, dove il futuro sembra essere solo una lunga fila di incubi.
Dal punto di vista della caratterizzazione, i personaggi sono profondamente ben scritti, con le figure principali che emergono per la loro evoluzione e complessità psicologica. La loro crescita emotiva è palpabile e li rende incredibilmente realistici, nonostante la situazione surreale in cui si trovano. La forza del manga risiede anche nel disegno di Posuka Demizu, che riesce a catturare l’orrore e la tensione con tavole capaci di trasmettere angoscia, dolore e paura. Le espressioni dei personaggi sono talmente dettagliate che in alcune scene, davvero, è difficile non rimanere scossi. Ma non è solo l’arte a brillare; la costruzione delle tavole, con l’alternanza tra grandi spazi e vignette più intime, aiuta a mantenere alta la tensione, dando al lettore il giusto ritmo da seguire.
Tuttavia, The Promised Neverland non è un’opera perfetta. Sebbene la trama sia incalzante e ricca di colpi di scena, alcuni dettagli, soprattutto nei primi volumi, appaiono un po’ forzati. Ad esempio, la rappresentazione degli animali non è approfondita come mi sarei aspettato, considerando che l’opera gioca su un’inversione dei ruoli che pone gli esseri umani nella posizione di prede. Nonostante la consapevolezza della brutalità del sistema, i bambini continuano a mangiare carne e, in alcuni casi, a cacciarla. Questa scelta può risultare poco coerente con le caratteristiche di Emma, che è una figura puramente idealista e moralmente intransigente.
Un altro aspetto che mi ha lasciato un po’ perplesso è la gestione del personaggio di Ray. Inizialmente, Ray ha un ruolo cruciale nella trama, ma nel corso della storia sembra quasi essere messo da parte, riducendo il suo impatto emotivo e strategico. Questo calo di importanza è un peccato, perché il personaggio ha un grande potenziale che non viene mai completamente esplorato.
Nonostante questi piccoli difetti, The Promised Neverland resta un manga straordinario. Con un ritmo adrenalinico, una trama ricca di suspense e disegni che lasciano il segno, è una lettura che non annoia mai. È un’opera che sa intrattenere e far riflettere allo stesso tempo, e per questo motivo merita di essere letta. Le sue tematiche, che spaziano dalla critica sociale alla riflessione sull’etica e sul sacrificio, la rendono un’opera che non solo colpisce, ma lascia anche una traccia profonda nel lettore. Nonostante qualche difetto qua e là, The Promised Neverland è un manga che non può mancare nella must have di qualsiasi appassionato.