The Oil Crash un futuro inquietante

Il pluripremiato film-documentario The Oil Crash un futuro inquietante” realizzato dal giornalista zurighese Basil Gelpke insieme al produttore e regista Ray McCormack, affronta, con grande razionalità, uno dei temi più spinosi del XX secolo, la dipendenza dell’umanità dai combustibili fossili.

 

La tesi sostenuta nel documentario pone inquietanti questioni sul futuro: a rischio non sarebbero solo gli equilibri geopolitici del pianeta, ma gli stessi equilibri geologici, minacciati dal continuo e scriteriato utilizzo dei giacimenti sotterranei. Un argomento scottante trattato con chiarezza ed arguzia. Scenari apocalittici non escludono alternative possibili. The Oil Crash è il film documentario realizzato dal giornalista zurighese Basil Gelpke insieme al produttore e regista Ray McCormack, che affronta il delicato tema della dipendenza dal petrolio della nostra civiltà ed evidenzia come tale situazione sia in rotta collisione con la geologia.
 
Convincente, intelligente e soprattutto lungimirante, il film, con le testimonianze di esperti di alto livello mondiale, giunge alla quanto drammatica tanto logica conclusione che la nostra società industriale, costruita sulla disponibilità e reperibilità a buon mercato del petrolio, debba essere completamente ristrutturata, reinventata e rivista.
 
Fino a 100 anni fa si credeva che con l’oro nero l’uomo avesse definitivamente coperto il proprio fabbisogno energetico. Oggi sappiamo che non è così… il petrolio non è infinito. L’idea che le scorte di petrolio si stiano inesorabilmente esaurendo, sta guadagnando sempre più consensi. Robert B. Semple Jr, editore associato della redazione del New York Times, scrive nel documento del 1 marzo 2006, edizione online: “Non c’è bisogno di essere un teorico della cospirazione per vedere una reale connessione tra le attuali ossessioni Americane con il Medio Oriente e la sicurezza nazionale, e l’incombente crisi petrolifera mondiale.

La frenetica ricerca di fonti alternative che ora vengono inseguite anche dalle multinazionali dell’energia, rende chiaro che una crisi è ormai prossima. Ogni giorno la cronaca, se il soggetto è l’Iraq o il Sud America, getta nuova luce sulla questione”. Il documentario lascia immaginare una sorta di torbido filo rosso che lega l’interesse americano verso il Medio‐Oriente, l’escalation delle ambizioni nucleari di Teheran, la nazionalizzazione delle riserve di gas naturale in Russia e la politica populistica di Hugo Chavez in Venezuela.

Il film, pur proponendo una visione fortemente pessimistica ed inquietante del nostro futuro, intravede e suggerisce una soluzione: uno stile di vita più semplice, basato sull’eco sostenibilità e sulle energie alternative. Un appello visivamente sconvolgente e profetico che dovrebbe provocare riflessione ma anche azione.

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