La serie “The First”, creata da Beau Willimon, il celebre showrunner di “House of Cards”, ha finalmente fatto il suo debutto in Italia dopo aver conquistato pubblico e critica a livello internazionale. Ambientata in un futuro non troppo distante, precisamente nel 2030, la serie segue la preparazione di un team di astronauti per la prima missione umana su Marte. Al centro della narrazione c’è il capitano Tom Hagerty, interpretato dal due volte premio Oscar Sean Penn, che per la prima volta si cimenta nel ruolo di protagonista in una serie televisiva.
“The First” non è soltanto una serie di fantascienza in senso tradizionale, ma rappresenta anche un viaggio interiore per i protagonisti. Come spiega Beau Willimon, la narrazione esplora il duplice percorso dei personaggi: da un lato, la preparazione per un’impresa scientifica senza precedenti, ovvero il primo sbarco su Marte; dall’altro, il viaggio personale di ciascun protagonista, alle prese con i propri demoni e le proprie sfide esistenziali. Questa complessità narrativa è ciò che rende la serie un family drama a tutti gli effetti, oltre che un’opera di fantascienza introspettiva e riflessiva.
Un cast stellare
Oltre a Sean Penn nel ruolo del protagonista Tom Hagerty, “The First” vanta un cast di alto livello. Anna Jacoby-Heron, nota per le sue apparizioni in “Stranger Things” e “Grey’s Anatomy”, interpreta Denise, la figlia di Tom, mentre Natascha McElhone, famosa per i suoi ruoli in “Designated Survivor” e “The Truman Show”, è Laz Ingram, la responsabile della compagnia aerospaziale incaricata di gestire la missione. La serie esplora le dinamiche personali e professionali di questi personaggi, offrendo una riflessione profonda su ciò che significa rischiare tutto per un sogno, compreso il sacrificio delle proprie relazioni personali.
Non una semplice serie di fantascienza
“The First” si distingue per il suo approccio non convenzionale alla fantascienza. La maggior parte degli episodi della prima stagione si concentra sui preparativi per la missione, con particolare attenzione agli ostacoli tecnici, economici e legali che il team deve affrontare. Il personaggio di Laz Ingram, interpretato dalla carismatica Natascha McElhone, incarna la determinazione e l’ambizione, richiamando alla mente figure reali come Elon Musk. Tuttavia, ciò che rende unica la serie è l’attenzione ai sentimenti e alle tensioni emotive dei protagonisti, rendendola più un dramma umano che un’opera puramente fantascientifica.
Un’esperienza cinematografica
La produzione di “The First” si avvicina più a quella di un film che a una classica serie TV. Con un budget di oltre 50 milioni di dollari, la serie è stata girata come un unico lungometraggio diviso in otto capitoli, secondo quanto dichiarato dai produttori. La regia dei primi due episodi è stata affidata alla celebre cineasta polacca Agnieszka Holland, nota per il suo lavoro in film come “Un prete da uccidere” e in serie come “The Wire”. Questo approccio cinematografico si riflette non solo nella qualità visiva della serie, ma anche nella profondità della narrazione.
Willimon ha basato “The First” su ricerche approfondite, consultando astronauti e scienziati della NASA coinvolti nei preparativi per una reale missione su Marte. Tra i consulenti della serie ci sono figure come gli astronauti Chris Hadfield e Chris Ferguson, e la futurista Amy Webb. Tuttavia, nonostante l’accuratezza scientifica, l’obiettivo principale di Willimon era esplorare il lato umano della missione e il prezzo personale che gli astronauti devono pagare per realizzare un’impresa di tale portata.
Effetti speciali e artigianalità
Un aspetto interessante di “The First” è il suo utilizzo degli effetti speciali. Nonostante la serie faccia ricorso alla CGI per alcuni elementi futuristici, come lo stormo di uccelli virtuali, si è scelto di mantenere un approccio più artigianale nella rappresentazione delle astronavi. Le navicelle Providence I e II, ad esempio, sono state create con modellini reali, costruiti da esperti appassionati di modellismo aerospaziale. Questo tocco artigianale conferisce alla serie un realismo che spesso manca nelle produzioni moderne dominate dalla grafica computerizzata.
Una riflessione sul futuro dell’umanità
“The First” è una serie che invita alla riflessione. Pur ambientata nel futuro, affronta temi universali e attuali, come il desiderio di esplorare l’ignoto e la paura di ciò che si lascia indietro. La missione su Marte diventa una metafora del viaggio interiore di ogni personaggio, costretto a fare i conti con le proprie paure, aspirazioni e legami familiari. Il contrasto tra l’avanzamento tecnologico e i limiti dell’essere umano è al centro della narrazione, ponendo interrogativi sul futuro dell’umanità e sulla nostra capacità di adattarci e sopravvivere in un universo vasto e sconosciuto.
Con un ritmo pacato e un tono introspettivo, “The First” non è una serie adatta a chi cerca l’azione o l’adrenalina tipiche di altri prodotti di fantascienza. Piuttosto, è una meditazione filosofica sul futuro, un’opera che invita a guardare oltre l’avventura spaziale per scoprire cosa significa realmente essere umani in un mondo sempre più tecnologico.
“The First” si colloca in un panorama televisivo che spesso predilige l’azione frenetica, offrendo invece un’esperienza più lenta e riflessiva, con un forte focus sui rapporti umani e sulle emozioni dei protagonisti. La serie, pur affrontando la più grande impresa scientifica della storia, riesce a mantenere un tono intimista, rendendola una scelta ideale per chi è alla ricerca di una narrazione profonda e coinvolgente.