The Adam Project: un viaggio nel tempo nella vita di Ryan Reynolds

Dopo un atterraggio di fortuna nel 2022, il pilota combattente abilitato al viaggio nel tempo Adam Reed fa squadra con il se stesso dodicenne in una missione destinata a salvare il futuro di entrambi. Questa la sinossi ufficiale di “The Adam Project”  diretto da Shawn Levy e sceneggiato da Jonathan Tropper, T.S. Nowlin, Jennifer Flackett e Mark Levin, uno dei film originali più attesi della stagione su Netflix. Nel cast troviamo il mitico Ryan Reynolds, Mark Ruffalo, Jennifer Garner, Walker Scobell, Catherine Keener e Zoe Saldaña.

Il progetto di questo film ha una genesi molto lunga, le prime stesure della sceneggiatura, ispirate da una spec script di T.S. Nowlin dal titolo “Our Name Is Adam” e poi “evolte” da Jonathan Tropper, Jennifer Flackett e Mark Levin, risalgono a 10 anni fa: solo nel 2020 Netflix, acquisendo i diritti sul film ha affidato “alla strana coppia” già diventata leggende con il film “Free Guy – Eroe per gioco“. Le riprese del film, iniziate nel novembre 2020 a Vancouver sono terminate nel marzo 2021. 

Da sempre, nella storia del Cinema, i viaggi nel tempo sono stati protagonisti fondanti di storie incredibili, basti pensare ai titoloni quali  Ritorno al Futuro, Terminator, Interstellar; così come nelle serie tv (ricordate il franchise eterno del Doctor Who) che sul web (John Titor, il viaggiatore venuto dal futuro vi ricorda qualcosa?). Ma probabilmente, in The Adam Project, la sovrastruttura fantascientifica non è il vero motore che spinge il film al successo, anzi è proprio nell’intima ricerca dei propri ricordi, del confronto con se stessi, del rimpianto e della speranza, che si cela il vero traguardo della pellicola di Shawn Levy e Ryan Reynolds.

Proprio per il nostro Deadpool di quartiere, la realizzazione di questo film ha scavato a fondo nella sua vita personale, tanto che l’attore canadese ha dichiarato più volte, con una schiettezza estrema che  questa storia parla di me. Infatti, come nella pellicola così nella vita reale, attore e protagonista hanno perso il padre in condizioni di tristezza: il papà di Ryan Reynolds è morto a 2015, a 74 anni, ma dopo un lungo periodo di tremenda sofferenza per il temibile il morbo di Parkinson. L’attore e la sua famiglia si stringono intorno al genitore che, via via, sta perdendo se stesso, logorato dal male. Ryan diventa un’icona mondiale della ricerca su questa patologia, collaborando con Michael J. Fox per la sua Foundation for Parkinson’s Research e partecipando alla maratona di New York per sostenere e promuovere la ricerca. 

Il Parkison spinge i malati ad affrontare ogni giorno il proprio passato, così ne parla il grande attore:

“Combattono una battaglia nel proprio corpo e la loro lotta, a differenza di una qualsiasi maratona, non finisce in una pozza di vomito appena usciti dal Tavern on the Green in attesa di un’ambulanza. Loro continuano giorno dopo giorno, combattendo in silenzio nella più personale delle loro battaglie”.

 

In The Adam Project, come abbiamo anticipato non è dunque l’ambizione verso il Futuro ad essere la leva narrativa ma proprio il difficile  rapporto con il passato e Shaw Levy è davvero molto bravo a connettere la narrazione con una sfera intima, di rabbia e di speranza evolvendo il concetto sci-fi nell’intima battaglia di Adam volta a liberarsi dalle catene che imprigionano le sue emozioni.

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