Ben prima che i social ci permettessero di scorrere la vita tra meme e video virali, esisteva un piccolo disco che riusciva a fare magie. Un oggetto che, con la sua apparente semplicità, affascinava chiunque lo guardasse, gettando le basi per l’invenzione del movimento nelle immagini: il taumatropio. Nato nel 1824 durante l’epoca vittoriana, questo gioco ha il potere di evocare una sensazione di nostalgia per un’era in cui tecnologia e creatività erano legate da un filo sottile e, per dirla in modo nerd, un po’ più magico di quello che possiamo immaginare oggi.
Il taumatropio deve il suo nome dal greco “thauma” (meraviglia) e “tropos” (movimento), ed è stato inventato dal fisico Mark Roget, membro del Royal College of Physicians di Londra. Roget, che era affascinato dagli effetti visivi, aveva l’intento di dimostrare il fenomeno della “persistenza della visione”, quel meccanismo che permette alla retina di trattenere un’immagine per una frazione di secondo dopo che questa è scomparsa. Così, per mostrare come il nostro cervello può “inseguire” immagini che svaniscono velocemente, creò un semplice dischetto di cartone con due immagini diverse su ciascun lato, collegate da un paio di fili. Facendo ruotare rapidamente il disco, le due immagini si fondevano nell’occhio dell’osservatore, che percepiva l’illusione di un’unica immagine in movimento. Così, un uccellino su un lato della ruota, e una gabbia sull’altro, venivano combinati nella nostra mente per creare l’impressione che l’uccellino fosse entrato nella gabbia. Magia visiva, sì, ma anche un’anteprima della scienza che avrebbe poi dato vita al cinema.
Il principio del taumatropio, pur nella sua semplicità, era una genialata: riusciva a “ingannare” il nostro cervello facendoci vedere movimento senza che fosse realmente presente. I soggetti rappresentati erano spesso scene di natura o di vita quotidiana, come un albero che si veste di foglie, un vaso che si riempie di fiori o un uccellino che vola nella sua gabbia. Alcuni modelli includevano anche frasi spezzate, aumentando il fascino visivo con un’ulteriore dose di suggestione. E tutto questo, con un semplice giro di mano.
Quella di Roget, però, non è stata una scoperta isolata. Il suo lavoro si inseriva nel solco tracciato da altri scienziati come l’astronomo John Herschel e il geologo William Henry Fitton, che studiavano gli effetti visivi e cercavano di capire come il nostro cervello reagisce alla visione di immagini in rapida sequenza. E questo principio, che Roget esplorò con il suo taumatropio, sarebbe stato successivamente alla base dello sviluppo delle tecniche cinematografiche. L’idea che un oggetto in movimento – o meglio, una serie di immagini – potesse creare l’illusione del movimento è ciò che ha dato il via all’animazione e al cinema come li conosciamo oggi.
Ma la vera magia del taumatropio non sta solo nella sua funzionalità. Il suo fascino sta nella creatività che ha saputo esprimere in un’epoca lontana. Nonostante i decenni che ci separano da quel periodo, il taumatropio ci parla ancora oggi di come la fantasia e l’ingegno umano possano dar vita a meraviglie senza bisogno di strumenti tecnologici complessi. Questo piccolo disco di cartone rappresenta un punto di partenza per tutto ciò che riguarda l’animazione moderna, e se guardiamo a come oggi i social media e i video virali siano tanto diffusi, possiamo facilmente trovare un legame tra quelle prime magie visive e i contenuti che vediamo ogni giorno.
Pensiamo per un momento ai video su TikTok, dove frammenti di azioni quotidiane vengono montati insieme con rapidità per creare illusioni di movimento. In un certo senso, il taumatropio è il precursore di tutto questo. Ogni volta che vediamo un video che gioca con il movimento o la transizione rapida tra le immagini, possiamo pensare a quel piccolo oggetto che, con un gesto tanto semplice quanto ruotare un disco, ha iniziato una rivoluzione visiva che ha poi plasmato il cinema e l’animazione.
Il taumatropio, pur non avendo avuto la stessa notorietà dei dispositivi tecnologici moderni, ha comunque lasciato un segno indelebile sulla storia dell’animazione. Ci ricorda che la tecnologia e la cultura popolare sono spesso il frutto di idee che, per quanto possano sembrare semplici, sono in grado di dare vita a mondi incredibili. E se ci fermiamo a riflettere su come un gioco tanto elementare sia stato in grado di anticipare l’evoluzione del movimento nelle immagini, possiamo solo ammirare la bellezza di come, a volte, basta ruotare un disco per vedere la magia prendere vita.
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