Stefano Labbia nasce a Roma, classe 1984, è un giovane autore emergente. Scrive su molti portali di informazione (tra cui InLondra) e da poco per un free press magazine, “Il Nostro”, dove si occupa di cultura in genere. Ha all’attivo sei libri tra raccolte poetiche, di racconti e romanzi (tra cui “I Giardini Incantati” – Talos Edizioni – 2017; “Gli Orari del Cuore” – Leonida Editrice – 2016; “Un penny dall’inferno” – Sensoinverso Edizioni – 2017; “Preghiera di un uomo che cade dalle nuvole” – Sensoinverso Edizioni – 2017; “Una città che scrive. Una città che rinasce.” – Associazione Culturale “Una città che”; “Piccole Vite Infelici” di prossima uscita). Come sceneggiatore ha firmato la serie tv “Fear” in pre-produzione all’estero, “Boh” (webserie nella top 20 finale all’Infinity Film Festival Mediaset 2016) e “Life Goes On – La Vita Va Avanti” – lungometraggio che parla dei trentenni e delle loro problematiche e contraddizioni. Ad inizio 2018 uscirà la sua prima graphic novel dal titolo “Killer Loop’S” per LFA Comics, collana del marchio LFA Publisher. Abbiamo approfittato, grazie a Stella Rubini, per incontrarlo e fargli qualche domanda.
Stella Rubini: Stefano dalla tua bio vedo che sei un autore a tutto tondo! Complimenti! a come fai a spaziare così tanto dall’horror alla poesia? Come ci riesci?
Stefano Labbia: Molto studio, molti libri letti, molta scrittura, quest’ultima quasi quotidiana!
Stella Rubini: Come scegli alla luce della tua abilità di spaziare nei generi, il tipo di narrazione per un progetto?
Stefano Labbia: Ci sono storie che nascono con un genere attaccato sopra. Quasi fosse una sorta di “marchio di fabbrica”. Ciò non toglie poi che sia possibile adattare ad altro genere e quindi portare sul grande schermo, per esempio un fumetto. O viceversa. Tanti gli esempi famosi in tal senso. Altre storie, invece, possono essere facilmente narrate attraverso qualunque mezzo di espressione (romanzo, comics, film, videogames o serie tv, ad esempio) e ciò accade, secondo me, perché si tratta di storie potenti, con una forza unica all’interno ed un potenziale pressoché illimitato. Non ce ne sono molte, di questo tipo di storie. Quindi, in sostanza… spesso è la natura della storia che richiede di essere narrata attraverso immagini piuttosto che con l’inchiostro. Altre volte sono le situazioni a richiedere un tipo di narrazione invece che un’altra. Esempio: Piccole vite infelici è nato come romanzo ma mi è stato appena chiesto di scriverne la sceneggiatura…
Stella Rubini: Parliamo di Killer Loop’S: il personaggio di Kimberly (un uomo con il nome da donna…) è decisamente “sui generis”… non solo per questa sua “particolarità”. Come ti è venuto in mente? A chi ti sei ispirato?
Stefano Labbia: Sicuramente all’interno di Killer Loop’S troviamo riferimenti alla cultura pop in genere sia nei dialoghi che nelle situazioni, piuttosto che nei personaggi. Kimberly – attraverso dei flashback sarà spiegata poi la sua storia personale, legata a doppio filo circa il perché del suo nome da “donna” – è un farabutto. Un killer prezzolato con uno strano senso dell’umorismo ed una sua (a)normale moralità. Si è vendicato di chi gli ha fatto del male. Adesso vive giorno per giorno, portando avanti i suoi “ideali” di “pulizia dal crimine globale”, che attua “servendo” committenti di cui spesso e volentieri ignora persino il nome, in giro per il mondo. Non uccide bambini. Non uccide donne. Rilasciando interviste al riguardo, ultimamente, Voi addetti ai lavori mi avete fatto notare, quasi in coro, che non esiste altro prodotto simile, in Italia. Killer Loop’S non è facile da incasellare in un genere, effettivamente… Pulp? Gangster? Comico? Noir? Action? Drama? C’è dentro di tutto… Unito a ciò il poter spaziare situazioni ed ambientazioni fa della storia di Kimberly qualcosa di unico. Per longevità – anche se la sua storia è già stata scritta sino alla fine… – e per i continui “twist” (colpi di scena), come dicono gli americani, che regala. Kimberly non ha superpoteri. Non è invincibile. Anzi… Questo lo rende umano. E soggetto ad errori…
Stella Rubini: Superpoteri. Twist. Due domande in sequenza legate alle due parole che hai appena pronunciato: Kremisi è un’altra tua serie che, almeno da quello che ho letto, promette davvero bene! Non si tratta di “tizi coi superpoteri con superproblemi” ma di un vero e proprio attacco alle nostre idiosincrasie, ai nostri vizi ed alle ottusità del mondo occidentale. Una sorta di Watchmen – non me ne vogliano i fan di Alan Moore! -? Altra domanda: a proposito di “twist” inteso come colpo di scena… Ho letto che sei a lavoro su “Fear” una tua serie tv che è piaciuta in Inghilterra! Ce ne parli un po’?
Stefano Labbia: Dunque, andando con ordine… Grazie per il potente – pesante paragone! Non era mia intenzione “imitare” / “prendere spunto” o men che mai scimmiottare il genio di Alan Moore. Inevitabilmente le due graphic novel – comics in questione si accostano per genere (supereroi) e linguaggio (anche Kremisi e Super Santa, così come l’epopea di Titania, sono destinate ad un pubblico di lettori decisamente over 18). Ma i punti in comune finiscono qui. Kremisi, così come Super Santa non vuole essere una parodia dei fumetti americani. O una versione nostrana del mito dei supereroi. È semplicemente un mezzo attraverso cui porre domande al lettore e stimolarlo affinché esso stesso ricavi poi risposte. L’utilizzo di “colore” e di maschere (inteso non in senso figurato, ovvio) con varie caratteristiche / comportamenti / strutture non l’ho di certo inventato io. Né le varie figure retoriche che da sempre si utilizzano nella letteratura. Riguardo a Fear… le cose procedono, anche se un pochino al rallenty, purtroppo. L’interesse c’è, su questo non si discute – ho parlato con due network inglesi che si sono detti interessati a vederlo realizzato – ma non è facile per me, non avendo un manager che cura i miei interessi, occuparmi di tutto. Vorrei poter “solamente” scrivere e invece mi ritrovo a dover praticamente far tutto, dalla scrittura alla promozione… Fortunatamente c’è internet che accorcia le distanze e che è una grandissima vetrina! Per molte delle mie idee vengo infatti contattato direttamente da case di produzione, editori etc. ma in alcuni casi sono io che debbo farmi carico di tutto… Fear parla di Max McGregor, un giovane ragazzo che scopre di avere il potere di vedere il passato, il presente ed il futuro delle persone con cui entra in contatto, tramite empatia. Ma ovviamente, sotto c’è molto di più!
Stella Rubini: Hai portato avanti assieme ad altri sia lavori di scrittura che audiovisivi – di genere comunque creativo – a quanto ne so. C’è molta competizione nell’ambiente o si riesce in qualche modo a collaborare?
Stefano Labbia: Nel mondo creativo c’è davvero poco cervello. O forse ce n’è troppo, non lo so. Ognuno è proiettato invece che sul progetto che si ha in comune, sul tornaconto personale… Non so se ho avuto io un pessimo “karma”, sinora, ma ogni persona con cui ho lavorato di recente ha confermato queste mie parole. È oltremodo sciocco ed al tempo stesso inutile, questo atteggiamento che è di una pochezza mentale che non dona a chi lo subisce malessere ma solo scoramento. Tutta questa invidia… questa gelosia… questa competizione… fa sorridere. E poi quanto ci ostacoliamo a vicenda! È una follia… Annulliamo date, incontri, rimandiamo progetti, ci inventiamo le scuse più assurde solo per fare uno sgambetto. Un dispetto. Posponiamo il lavoro… diciamo all’altro «No il progetto è in stand by per ora! Lasciamo perdere…» Tutto per creare un danno all’altro… Per diluire il tempo, per farlo scoraggiare o chissà per quale altro motivo. Ma che senso ha, dico io? Vuoi forse “battermi” usando mezzi ridicolmente illeciti? È tutto inutile! Alla fine la verità viene fuori… ed avremo solo perso tempo in due. Chi è davvero convinto dei propri mezzi, del proprio progetto, del proprio scritto andrà avanti comunque. Arrendetevi e coltivate i vostri di sogni, invece di forare le gomme della nostra macchina!
Stella Rubini: La competitività è tanta: come si riesce ad emergere? In Italia e all’estero.
Stefano Labbia: Apparentemente nel mondo creativo sembra ci sia una sorta di campo di forza infrangibile… Sento ripetermi attorno che siamo in tanti, tutti, belli, tutti bravi a scrivere e tutti geni come Einstein. Balle. Permettetemi di dirlo. Ho incontrato negli ultimi anni moltissimi bravi scrittori e brave scrittrici. Ma senza idee . che non debbono per forza avere lampi di originalità, attenzione… Ho altresì avuto a che fare con gente con un titolo di studio di settore senza alcuna capacità, né a livello di creatività, né a livello di scrittura. Ebbene mentre i primi stazionano in un limbo, tra self publishing, editori EAP e ghostwriting, i secondi sono addetti al timone di questo mal costume tutto italiano che uccide la meritocrazia in virtù di raccomandazioni o di arroganza. Gente che scrive scuote con la q… che scrive si crede un “Padre Eterno” perché è su IMDB… Se in Italia la situazione è questa, all’estero non è meno semplice. In America da singolo autore non puoi avvicinarti né alle grandi né alle piccole cade di produzione. La loro struttura piramidale – gerarchica ti garantisce una chance solo se, da autore, hai già una casa di produzione alle spalle interessata al tuo progetto o se hai un literary agent (un agente…). In UE invece – questo prima del Brexit… perché molte produzioni, ad esempio, ad oggi so che sono state bloccate perché vivevano di finanziamenti pubblici europei… in seguito negati o congelati, dopo l’avvento dell’uscita dall’Europa della Vecchia Britannia – c’è ancora spazio di manovra. Il talento e le buone idee vengono riconosciute. Non conta chi sei o quanti giorni di set ti sei fatto. Conta la tua idea, come la scrivi e basta. Non ti chiedono il curriculum ma un submission package del progetto che andate a presentare.
Stella Rubini: A chi credere dunque, alla luce di quanto dici?
Stefano Labbia: Non credete a chi vi dice, dopo che avete pubblicato un libro senza pagare che state elemosinando il 10 % a copia da un editore: è invidia. Pura e semplice. Non credete a chi vi dice “Faremo grandi cosa assieme”. Non sarà così. Non credete a chi è troppo altezzoso, a chi chiude gli occhi per alcuni istanti subito dopo un’affermazione. Non credete a chi fa grandi proclami. Facilmente saranno disillusi. Non credete a coloro che vi fanno scrivere mille volte lo stesso soggetto di serie e alla fine ve lo bocciano: è invidia. O magari, “semplicemente”, hanno fatto i conti senza l’oste, come si dice in gergo, e non possono produrvi il film / la serie. Così per non dire la frase “non ho soldi” vi fanno abilmente credere di non essere capaci… Non credete a chi vi guarda sempre col sorrisetto sarcastico sulle labbra. Non credete a chi vi parla in segreto e a chi fa finta di non conoscervi quando è in mezzo alla gente. Non credete a chi piange (finge di piangere) mani sul volto e poi smette per guardarvi se la guardate e torna a piangere. Non credete a coloro che fino all’ultimo non vi fanno sapere il luogo di un incontro e, quando glielo chiedete, ad un’ora dall’appuntamento, vi tacciano per ansiosi. E poi si inventano che l’incontro salta… Non vogliono aiutarvi perché sono invidiosi. Molto semplicemente… Non credete a chi vi sorride e a chi, di colpo, poi torna serio. È gente pericolosa. In sostanza… Credete in voi stessi. (Nota di Stefano – ogni riferimento a fatti o persone è da ritenersi puramente casuale).
Stella Rubini: Ultima domanda: ho letto alcuni tuoi racconti su Edizioni Open e su Intertwine, due siti su cui giovani scrittori possono inserire / pubblicare i propri scritti gratuitamente e così farsi conoscere. Alcuni di questi poi, riallacciandomi a quanto hai detto circa internet, definendolo come una vetrina, sono convogliati in una raccolta di racconti – “Bingo Bongo e altre storie”. Qualcuno mi ha detto che a breve sarà in stampa… è vero?
Stefano Labbia: Si, i due siti che hai nominato sono qualcosa di unico in Italia. Il “farsi vedere” per un giovane autore è senza dubbio importante, anzi, direi che sia vitale! Quindi a loro va sicuramente un plauso per aver dato a tutti gli emergenti questa fantastica possibilità! Ho pubblicato sulle loro piattaforme alcuni miei racconti, racconti che già da principio erano parte di “Bingo Bongo & altre storie”, raccolta che ha avuto una percorso non facile sia per via del genere (le raccolta di racconti, a meno che tu non sia uno youtuber, con un certo seguito, in Italia sono viste come il male assoluto), sia per via dei contenuti (di certo non under 18…). Ma un editore ha visto del buono nell’opera e sembra proprio che a breve uscirà!
Stella Rubini: Ci ha fatto davvero piacere parlare con te! Alla prossima, Stefano!
Stefano Labbia: Grazie a Voi per l’opportunità! A presto!