Il 13 dicembre 2017, nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, ha fatto il suo debutto “Star Wars: Gli Ultimi Jedi” (Star Wars: The Last Jedi), l’ottavo capitolo della leggendaria saga creata da George Lucas. Diretto da Rian Johnson e prodotto da Kathleen Kennedy e Ram Bergman, questo film rappresentò un momento di svolta non solo per la storia in sé, ma anche per il rapporto tra il franchise e il suo storico fandom. Alla realizzazione di questo progetto hanno partecipato alcuni dei talenti più rinomati di Hollywood, tra cui il direttore della fotografia Steve Yedlin, il montatore Bob Ducsay e il responsabile degli effetti visivi Ben Morris. Ma cosa ha reso Gli Ultimi Jedi tanto divisivo? Analizziamo gli elementi narrativi e stilistici che hanno portato a uno scontro tra tradizione e innovazione.
La storia riprende esattamente da dove l’avevamo lasciata in “Il Risveglio della Forza”. Rey, la protagonista della nuova trilogia, finalmente trova Luke Skywalker, rifugiatosi su un’isola lontana dopo gli eventi drammatici che lo hanno segnato profondamente. Questa scelta narrativa è una novità per la saga: se prima ogni episodio iniziava con un salto temporale, qui si entra direttamente nel vivo dell’azione, continuando il racconto con un’intensità che trasporta subito lo spettatore. Ma la figura di Luke, interpretata da Mark Hamill, è lontana dal Jedi eroico che avevamo lasciato alla fine della trilogia originale. Invece di un mentore, Rey trova un uomo spezzato, sfiduciato nella Forza e nelle sue scelte passate. La rappresentazione di un Luke cupo e disilluso è stata una delle scelte più coraggiose – e più criticate – di Rian Johnson.
Sul fronte dei ribelli, la principessa Leia, interpretata dalla compianta Carrie Fisher, continua a guidare la Resistenza contro l’Impero, mantenendo salda la speranza anche nei momenti più difficili. Leia è ormai una leader matura, consapevole dei sacrifici che la guerra comporta, e la sua presenza conferisce profondità alla lotta della Resistenza. Parallelamente, Kylo Ren, alias Ben Solo, si trova in preda a una profonda crisi interiore: la sua fedeltà alla Forza Oscura vacilla, alimentata dalla contraddizione tra l’eredità genetica di Leia e Han Solo e la manipolazione dell’Imperatore. Kylo è un antagonista complesso, tormentato, e in lui si concentra il conflitto tra bene e male che da sempre rappresenta il cuore della saga.
A completare il cast dei ribelli ci sono Finn e Rose Tico (nuovo personaggio interpretato da Kelly Marie Tran), due personaggi che, attraverso la ricerca di un “apricodici”, cercano di fornire alla Resistenza uno strumento che potrebbe rivelarsi decisivo nella lotta contro l’Impero. La loro missione si rivela cruciale per lo sviluppo dell’epico scontro finale, in cui tutti i protagonisti si ritroveranno in un’esplosione di azione e tensione, sullo sfondo di scenari mozzafiato.
“Star Wars: Gli Ultimi Jedi” si distingue per il suo ritmo serrato e per una spettacolarità visiva senza precedenti. Gli effetti speciali, gestiti in modo impeccabile da un team di esperti, danno vita a battaglie spaziali e scenografie spettacolari, portando l’azione a livelli raramente visti nella saga. Tuttavia, non tutto è perfetto: molti fan hanno percepito un distacco emotivo rispetto ai capitoli precedenti, lamentando l’eccessiva enfasi sulle scene comiche e la superficialità di alcuni momenti. Se i precedenti capitoli riuscivano a mescolare dramma e comicità con eleganza, qui Johnson sembra indulgere in gag a tratti fuori luogo, che smorzano la serietà di alcune sequenze cruciali.
Uno dei temi principali di “Gli Ultimi Jedi” è la rottura con il passato. Luke stesso, in un momento significativo, esprime il desiderio di abbandonare la visione classica della Forza, considerandola un mito ormai superato. Questa posizione può essere letta come una dichiarazione di intenti da parte di Johnson e della produzione: la saga deve evolversi, lasciando spazio a nuove interpretazioni e a un pubblico giovane. Tuttavia, questo approccio ha incontrato la resistenza di molti fan di lunga data, che hanno interpretato questo rinnovamento come una mancanza di rispetto verso la trilogia originale e i suoi valori fondamentali, quali amicizia, sacrificio e speranza.
Al di là delle questioni filosofiche, “Gli Ultimi Jedi” è senza dubbio un prodotto di altissima qualità tecnica. La fotografia di Steve Yedlin cattura con maestria i paesaggi alieni e le luci delle battaglie spaziali, mentre il montaggio di Bob Ducsay mantiene il ritmo incalzante che ci si aspetta da un blockbuster di questa portata. Tuttavia, a differenza dei capitoli precedenti, la colonna sonora di John Williams, pur presente, appare più subordinata alla narrazione visiva, quasi un eco lontano della potenza musicale che caratterizzava i primi episodi.
Un altro punto di discussione riguarda la caratterizzazione dei personaggi secondari. Rose Tico, pur rappresentando una figura interessante e originale, è stata accolta con reazioni contrastanti, e la sua presenza non sembra aggiungere particolare valore alla trama. Altri personaggi storici, come Chewbacca e C-3PO, appaiono relegati a ruoli marginali, privando i fan della familiarità con cui avevano vissuto le loro avventure precedenti.
“Star Wars: Gli Ultimi Jedi” è un film che ha diviso il pubblico e la critica. Da un lato, rappresenta un tentativo audace di rinnovare la saga, portando nuove tematiche e un approccio moderno al mondo di Star Wars; dall’altro, lascia un vuoto emotivo per quei fan che si aspettavano un ritorno alla magia e alla profondità della trilogia originale. La forza visiva e tecnica del film è innegabile, ma la mancanza di una vera coerenza narrativa e il sacrificio di alcuni valori fondamentali rendono difficile considerare questo episodio all’altezza dei suoi predecessori.
Forse, come suggerito dai suoi detrattori, “Gli Ultimi Jedi” non è un film destinato ai nostalgici, ma alle nuove generazioni, a cui viene chiesto di abbandonare il passato e abbracciare una nuova visione della Forza e della galassia lontana lontana. Sta a ciascuno decidere se accettare questo cambiamento o continuare a guardare verso il passato, dove l’eco dei Jedi e dei Sith risuona ancora potente.