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Star Trek: Discovery – Una Nuova Frontiera tra Innovazione e Tradizione

Quando ho iniziato a guardare Star Trek: Discovery, ero molto scettica. Essendo una novellina dell’universo di Star Trek, ho cominciato con i nuovi film e solo in seguito ho esplorato alcuni episodi della Serie Originale e quasi tutta The Next Generation. Ora, pur non avendo ancora una conoscenza enciclopedica della saga, sento di poter offrire un’analisi personale di questa serie che, nel bene e nel male, ha rinnovato il franchise. Star Trek: Discovery, la sesta serie ambientata nell’universo fantascientifico di Star Trek (settima, se consideriamo anche la serie animata), è stata ideata da Bryan Fuller e Alex Kurtzman per CBS All Access. Ambientata dieci anni prima degli eventi della Serie Classica, segue le avventure della USS Discovery e del suo equipaggio nella ricerca di nuovi mondi e nuove civiltà.

La serie è stata annunciata nel 2015, con Fuller inizialmente alla guida del progetto come showrunner, ruolo poi passato a Gretchen J. Berg e Aaron Harberts. Tra i produttori figura anche Eugene Roddenberry, figlio del creatore della saga. Sonequa Martin-Green interpreta Michael Burnham, una protagonista il cui nome maschile è un richiamo alle scelte anticonvenzionali tipiche della saga.

Un’Impronta Moderna e il Peso delle Aspettative

Il mio primo impatto con Discovery è stato quello di trovarmi di fronte a un prodotto fortemente influenzato dallo stile di J.J. Abrams: ritmo frenetico, effetti visivi spettacolari e personaggi inizialmente sembravano ricalcare archetipi prevedibili. Per chi è abituato alla filosofia più riflessiva delle serie classiche, questo può risultare destabilizzante. Eppure, la serie riesce a far breccia nel cuore dello spettatore. Nuovi equipaggi, nuove divise, nuove tecnologie della Flotta Stellare: con il tempo, tutto diventa familiare, tanto da sembrare un’estensione naturale dell’universo di Star Trek.

Uno degli elementi più innovativi di Discovery è la sua apertura verso tematiche di inclusività e diversità. La protagonista è una donna afroamericana, Michael Burnham, destinata a diventare il capitano. La serie introduce anche la prima coppia gay ufficiale del franchise, composta dagli ufficiali Paul Stamets (Anthony Rapp) e Hugh Culber (Wilson Cruz), affrontando in modo sensibile e realistico il loro rapporto. Dalla terza stagione, entrano in scena anche personaggi transgender e non binari, come Gray Tal (Ian Alexander) e Adira Tal (Blu del Barrio), rendendo Discovery una delle serie di fantascienza più rappresentative in termini di diversità.

Pur essendo affezionata alle trame episodiche autoconclusive di The Next Generation, devo ammettere che il formato serializzato di Discovery funziona. Ogni stagione è costruita come un grande film, con una qualità cinematografica elevata: effetti visivi di alto livello, scenografie immersive e una colonna sonora potente accompagnano dialoghi intensi e momenti di forte pathos. Spesso mi sono ritrovata con gli occhi lucidi, segno che, nonostante il cambio di stile, la serie riesce a trasmettere emozioni profonde. Il tributo ai personaggi storici e all’iconica Enterprise è evidente e sentito, culminando in momenti di pura epicità nei combattimenti finali.

Dopo aver superato i dubbi iniziali, posso dire con certezza che Star Trek: Discovery merita di essere rivalutata. Non è perfetta: alcuni snodi narrativi sono forzati, e il focus sul dramma a volte sacrifica l’esplorazione e la riflessione filosofica tipiche della saga. Tuttavia, ha saputo portare Star Trek nel futuro senza dimenticare il passato, lasciando il segno nel cuore di chi è disposto ad accoglierne il cambiamento. Un viaggio che, nonostante tutto, vale la pena intraprendere.

L’evoluzione di una serie tra prequel e futuro

“Star Trek: Discovery” ha rappresentato una delle incarnazioni più audaci dell’iconico franchise di Star Trek, portando i fan in un viaggio tra le origini della Federazione e un futuro mai esplorato prima. Con effetti visivi all’avanguardia, colpi di scena narrativi e un cast carismatico, la serie ha saputo conquistare e dividere il pubblico sin dal suo esordio. Ripercorriamo insieme il percorso della USS Discovery, stagione dopo stagione.

 

La Prima Stagione: Un prequel controverso e spettacolare

Il debutto di “Star Trek: Discovery” nel settembre 2017 ha suscitato grande entusiasmo e dibattito tra gli appassionati. Ambientata dieci anni prima degli eventi della serie classica, la stagione ha messo in scena la guerra tra la Federazione e l’Impero Klingon, scatenata dall’ammutinamento di Michael Burnham. Il personaggio di Burnham, interpretato da Sonequa Martin-Green, è stato al centro della narrazione, lottando per riscattarsi dopo aver inavvertitamente dato inizio a un conflitto galattico.

Uno degli elementi più controversi è stato il restyling dei Klingon, con un aspetto più alieno e aggressivo, caratterizzato dalla mancanza di capelli e tratti fisiologici più marcati. Questa scelta ha diviso il pubblico, con alcuni fan nostalgici che hanno criticato il cambiamento, mentre altri hanno apprezzato l’evoluzione visiva della razza guerriera. Un altro punto chiave della stagione è stata la rivelazione che il capitano Gabriel Lorca (Jason Isaacs) proveniva dall’universo dello specchio, un colpo di scena che ha ribaltato le aspettative dei fan e aggiunto uno strato di complessità alla trama.

La stagione si è conclusa con un cliffhanger mozzafiato: la Discovery, di ritorno dall’universo dello specchio, ha incontrato la leggendaria USS Enterprise, promettendo ai fan un legame diretto con la serie classica.

La Seconda Stagione: Un ritorno alle radici con Pike e Spock

Confermato il successo della prima stagione, CBS ha rinnovato la serie, portando una nuova direzione narrativa. La seconda stagione ha visto l’ingresso del capitano Christopher Pike (Anson Mount) alla guida della Discovery, mentre la storia si è concentrata sui misteriosi segnali rossi e sulla minaccia rappresentata dall’IA Controllo, desiderosa di sterminare la vita senziente.

L’inserimento di Spock (Ethan Peck), fratellastro di Michael Burnham, ha rafforzato i legami con il canone classico, offrendo una versione del personaggio più giovane e tormentata. La stagione ha riportato in primo piano lo spirito dell’esplorazione e della diplomazia, pur mantenendo un ritmo serrato e sequenze d’azione spettacolari. Il finale ha segnato una svolta epocale: per salvare la galassia, la Discovery ha viaggiato nel futuro, separandosi definitivamente dalla timeline classica di Star Trek.

 

La Terza Stagione: Un salto nel XXXII secolo

Annunciata nel febbraio 2019, la terza stagione ha spinto il franchise in territori inesplorati, ambientandosi oltre 900 anni nel futuro. La Federazione, un tempo faro di civiltà e progresso, è frammentata a causa del Grande Fuoco, un evento catastrofico che ha distrutto il dilitio e paralizzato la Flotta Stellare.

Michael Burnham e il suo equipaggio si sono ritrovati a dover ricostruire l’eredità della Federazione, affrontando la minaccia della Catena Smeraldo e scoprendo l’origine del disastro. Sebbene la stagione abbia introdotto nuove razze e dinamiche, la narrazione ha sofferto di una certa discontinuità, con un focus più frammentato rispetto alle precedenti stagioni.

La Quarta Stagione: Una minaccia cosmica e il primo contatto

Con il rinnovo annunciato a ottobre 2020, la quarta stagione ha visto Michael Burnham promossa a capitano della Discovery, mentre la Federazione ha cercato di ricostruire i legami con i pianeti separatisi in seguito al Grande Fuoco. Tuttavia, una nuova minaccia ha messo a repentaglio la pace: un’anomalia spaziale di origine sconosciuta ha iniziato a distruggere interi pianeti. La stagione ha introdotto la Specie Dieci-C, un’entità aliena proveniente da oltre la Grande Barriera galattica, con un linguaggio e una biologia completamente diversi da qualsiasi altra razza mai incontrata. Il tema del primo contatto è tornato centrale nella narrazione, enfatizzando i valori fondanti di Star Trek: comprensione, diplomazia e convivenza pacifica.

Quinta Stagione

La quinta stagione, annunciata come l’ultima della serie, ha portato la Discovery in una caccia al tesoro galattica alla ricerca di un’antica tecnologia perduta, capace di alterare il destino dell’universo. Michael Burnham e il suo equipaggio si sono trovati a competere con fazioni rivali, esplorando mondi pericolosi e scoprendo segreti nascosti della Federazione. Questa stagione ha cercato di tornare alle radici dell’avventura e dell’esplorazione, bilanciando azione e introspezione. Il finale ha chiuso molte delle trame principali, offrendo un degno addio alla serie e lasciando aperta la possibilità di futuri spin-off ambientati in questo periodo della storia di Star Trek.

“Star Trek: Discovery” ha percorso una strada audace e innovativa, spingendo il franchise in nuove direzioni. Nonostante le critiche legate a scelte estetiche e narrative, la serie ha saputo mantenere vivo lo spirito dell’esplorazione, rinnovando il mito di Star Trek per una nuova generazione di spettatori. Con la quinta stagione che segna la conclusione ufficiale della serie, il futuro della USS Discovery potrebbe continuare sotto forma di progetti spin-off o film. La missione iniziata oltre cinquant’anni fa continua a ispirare, dimostrando che, nell’universo di Star Trek, l’esplorazione e la scoperta non finiscono mai.

Maria Merola

Maria Merola

Laureata in Beni Culturali, lavora nel campo del marketing e degli eventi. Ama Star Wars, il cosplay e tutto ciò che riguarda il mondo del fantastico, come rifugio dalla realtà quotidiana. In particolare è l'autrice del blog "La Terra in Mezzo" dedicato ai miti e alle leggende del suo Molise.

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