La pericolosità del trend ‘sputo fatti oggettivi sul cosplay’: perché giudicare un’arte è un post da Evitare

Nella galassia a volte soffocante dei social, dove ogni opinione trova spazio e ogni dibattito può esplodere in un istante, un fenomeno preoccupante sta prendendo piede: il trend di “sputo fatti oggettivi sul cosplay”, ispirato, se così si può dire, su quello delle cosiddette “sputosentenze”. Questo trend critico purtroppo si basa spesso sull’espressione di giudizi rapidi e assoluti, a volte senza alcuna riflessione approfondita sui fruitori della nostra amata arte “che si crea e si vive”. La causa di questo comportamento? La velocità e la superficialità con cui le opinioni vengono espresse sui social, dove la rapidità diventa più importante della sostanza.

Questo disdicevole atteggiamento ha colpito il mondo del cosplay, trasformandosi in un terreno fertile per critiche sterili e, soprattutto, per il body shaming. Un fenomeno che, purtroppo, sta crescendo in maniera allarmante. Sotto l’etichetta di “sputare fatti oggettivi sul cosplay“, molte persone non solo esprimono giudizi su corpi “non conformi” ma, con arroganza, alimentano pregiudizi legati all’aspetto fisico di chi decide di vivere questa forma d’arte. La triste realtà è che queste critiche non solo sono ingiuste, ma danneggiano anche la cultura del cosplay, una cultura che è ben lontana dal ridursi a un semplice travestimento.

Il cosplay, infatti, è molto di più di una moda passeggera. Si tratta di un’arte che abbraccia molteplici discipline: creatività, sartoria, ingegneria e, soprattutto, una passione smisurata per i personaggi che si interpretano. I cosplayer non si limitano a indossare un costume, ma impiegano ore e ore di lavoro per realizzare veri e propri capolavori, che raccontano la loro visione di un personaggio. Ma questo impegno, così come il legame con la comunità che accompagna ogni cosplayer, viene troppo spesso ignorato o, peggio, svilito da chi si lancia in critiche gratuite senza nemmeno tentare di comprendere il valore di questa forma di espressione.

L’assurdo di queste “sputosentenze” è che non solo ignorano il lavoro e la passione che ci sono dietro ogni costume, ma si fondano su pregiudizi radicati, come l’idea che il cosplay sia un’attività esclusiva per “nerd” o per chi non ha un corpo perfetto. Questi preconcetti non solo sono errati, ma sono dannosi per la cultura del cosplay, che dovrebbe, al contrario, celebrare la diversità e l’inclusività. Così, sebbene ci siano ancora voci che denigrano il cosplay come una “perdita di tempo” o un “tentativo di cercare attenzioni”, la realtà è che per moltissimi è una passione autentica e una delle forme più pure di espressione artistica.

In parallelo, alcuni post di questo trend riguardano gli organizzatori di eventi o di cosplay contest o di singole giurie di gare cosplay. Anche in questo caso, putroppo, si nota uno leggero scollamento tra la realtà dei fatti e commenti affrettati. In primis, vorrei chiarire che nessuno è infallibile e che nessuno è scevro da critiche sul proprio operato.

L’uomo che fa molto sbaglia molto; l’uomo che fa poco sbaglia poco; l’uomo che non fa niente non sbaglia mai; ma non è un uomo”.

[Confucio].

In prima persona, posso dire che ho affrontato numerose situzioni “difficili” quando ho organizzato o presentato dei Contest, decisioni che non ho condiviso oppure problematiche da affrontare che richiedevano azioni veloci e, ammetto, anche superficiali per raggiungere un obiettivo a favore del corretto svolgimento della produzione. Non è una giustificazione ma un semplice dato di fatto: dunque accetto da sempre ben volentire le critiche, quelle ragionate, quelle consapevoli, anzi reputo siano uno strumento fondamentale per una crescita comune (o per un litigio, per carità, ma almeno con cognizione di causa!).  Quelle rapide, sterili, approssimative, rischiano invece di chiudere un dialogo che potrebbe invece essere arricchente.

La bellezza del cosplay, per chi lo fruisce o per chi crea occasioni di aggregazione, sta nella sua capacità di unire persone con background diversi, in uno spazio dove ognuno può esprimere la propria individualità attraverso la creatività e l’interpretazione.

La vera sfida, quindi, è saper rispettare il lavoro altrui, senza essere schiavi della superficialità che impera sui social. Esprimere la propria opinione è legittimo, anzi fondamentale, ma dovrebbe essere fatto con consapevolezza, riflessione e, soprattutto, rispetto. In un mondo in cui la comunicazione è sempre più immediata, sarebbe importante riscoprire il valore del dialogo costruttivo e dell’ascolto attivo, soprattutto quando si tratta di temi che coinvolgono la passione e la dedizione di persone che, senza far rumore, contribuiscono a rendere il nostro mondo un posto più creativo e interessante.

Per fortuna, esiste un controtrend che sta cercando di emergere: una crescente consapevolezza che, prima di giudicare, sia necessario fermarsi a riflettere. È un segno positivo che, lentamente, si stia diffondendo l’idea che l’espressione di un’opinione debba essere sempre accompagnata da una riflessione profonda e, soprattutto, dal rispetto per chi la pensa diversamente. Solo così potremo costruire un dibattito sano, dove le opinioni contrastanti non siano viste come una minaccia, ma come una risorsa per crescere insieme.

 

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