Spiderman 3 di Sam Raimi

Una attesa durata fin troppo per questo gioiello di sfarzosità e di ingegno tecnologico.  Peter Parker è alle prese con tre nemici, l’amore per Mary Jane e il suo  egocentrismo che lo porteranno ad una scelta finale fra il bene e il male. Solo queste ultime parole indicano una storia piena di pathos, eccitazione. Degna di quel famoso viaggio dell’eroe che accompagna la costruzione di una storia ben costruita. Ogni qual volta viene proposto un personaggio che deve fare questa scelta, viviamo con spasmodica attesa la sua decisione ( Vedi il caro Luke).  Ma non è stato semplice per Raimi riuscire concentrare tutte queste emozioni in solo tre ore di film.  E tutto questo è visibile.  Il secondo tempo tende un po’ a scalare di tono, per quanto i geni dietro alla computer-grafica riescano a far restare gli spettatori sulla poltrona.

Il terzo “ Uomo ragno”  si presenta come la consacrazione del personaggio che Raimi in tutti questi anni è riuscito sapientemente a giostrare. Ne troppo eroe, ne troppo fifone, una persona semplice, come tutte, visibile in quei quadretti comici che Raimi riesce a ritagliare in ognuno dei tre film( basta stare attenti a quando Bruce Campbell fa il suo cameo all’interno del film, li è la scena comica). Dove si vede Peter alle prese con problemi reali, a volte fin troppo ( la morte dello zio, un amore non ricambiato), che gli ricordano che la vita è fatta anche di altro. Non come  “gli” altri che non avevano di che lamentarsi, uno è ricco sfondato quindi problemi non ne ha, un altro ha un lavoro, un bell’appartamentino, due genitori che stanno li da circa cinquant’anni e non ne vogliono sapere di morire.

Peter ha un stanza in affitto decadente, un lavoro precario, ( nel secondo portava persino le pizze), cioè uno che a fine mese deve fare i salti da ragno per arrivare a fine mese.

E si, sembra proprio cosi, gli assomigliamo un po’ tutti a ‘sto “ Uomo ragno “, non c’è che dire, quell’appellativo, “precario“ ci rianima pensieri quotidiani e per questo piace tanto la trasformazione cinematografica di questo eroe di carta.

Le sue paure sono simili alle nostre e i suoi nemici spesso si intromettono nella sua vita personale e lavorativa. Non sono alieni a  far gridare al pericolo, ma un nuovo fotografo con l’intenzione di prendere il posto di Peter. L’uomo ragno diventa il nostro super eroe un po’ Rat-man un po’ Superman, combatte con suoi demoni interiori e riesce a fare la cosa giusta.

È senza dubbio buonista e un po’ “ AMERICANO” ,specialmente svolazzare sempre su quella benedetta bandiera a ricordarci il civico da dove viene.

Non è il film dell’Uomo ragno, è il film di Peter Parker, se si volesse parlarne male  potremmo interpretarlo come un sottogenere di telefilm adolescenziale (tipo Dawson’s Creeck) dove ogni tanto compare quest’uomo in calzamaglia che non si capisce da dove sia uscito fuori, e si urla – via  questo qui vogliamo Peter – si vuole sapere se Mary  Jane lo sposerà, se lui la tradirà con la biondina di turno, oppure sarà lei a tradirlo.

Infatti se vogliamo mettere i puntini sulle famose “I “, i combattimenti sono monotoni, tranne il primo incontro fra Peter e il nuovo Goblin. Alla fine Mary Jane si fa sempre rapire dal mostro di turno e la scena finale si basa sempre su “ salvare la principessa dal drago cattivo”.

Il costume nero ci offre una nuova visione dell’eroe ma non ce la fa gustare molto, il costume viene subito rimpiazzato da quello vecchio e i suoi propositi cattivi si osservano solo nelle vesti di un Peter incattivito e non un “ Uomo ragno” incattivito.

Venom, uno dei cattivi di punta del film non è stato caratterizzato al massimo, gran peccato, perché proprio lui nella trasfigurazione cartacea è il nemico pubblico numero uno dell’Uomo ragno. (memorie adolescenziali da un fan dell’Uomo ragno).

Dispiace un po’ vederlo cosi poco.

Il film nel suo insieme è un enorme parco giochi vivente filmato, fatto di luci e colori. Colori ripresi da quelli del fumetto, il cinema moderno ci mostra sempre di più quanto si possa fare con questo mezzo, la tecnologia in nostro possesso oggi giorno ci permette di fare cose che i cineasti di ieri neanche si potevano immaginare, Tim Burton, ad esempio un cinque anni fa voleva fare un film sul ritorno di Superman. La sua idea venne subito bocciata una volta capito cosa volesse fare, -troppo costoso, troppi mezzi.-. Questo piccolo aneddoto lo lessi non più di cinque anni fa, è in commercio anche un libro con lo storyboard e la preparazione al film e, sicuramente, vedendo “ L’uomo ragno” avrà  gridato – Si può fare-, si ma tutto al giusto prezzo.

Il film è bello, c’è chi ha detto meglio gli altri due e chi lo ha glorificato ma d’altronde, vogliosi o no, molte persone saranno costrette a vederlo, ovunque tu vada ora, in qualsiasi cinema lo troverai ad aspettarti, sicuramente la tua prima visione del cinema sarà uno “SPIDERMAN”  gigante vestito di nero che sovrasta tutta la zona quasi come un idolo da venerare per quelle due ore e mezza.

Almeno fino a quando non arriva Jack Sparrow.

di Giulio Cangiano

 

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