Il Marocco continua a essere un luogo magico, paese dai forti contrasti che si estende fino ai confini occidentali del “mondo antico”, e che è realmente un mosaico di popoli e culture.
Scortato da una “guida” d’eccezione – il musicista marocchino Nour Eddine trapiantato in Italia da vent’anni – lo spettatore è invitato ad immergersi in un percorso alla scoperta delle varie realtà musicali di un paese che, anche nelle sue sonorità, esprime la grande trasformazione che sta vivendo: Abdellah Ed-Douch, giovane, poverissimo, berbero dalla bidonville in cui vive, canta il sentimento struggente che lo lega alla sua terra, in una melodia che parla direttamente al cuore; i rappers di Casablanca con il loro slang marocchino, sparano contro l’occidente che li aggredisce e li vuole fagocitare e globalizzare; Omar Sayed, del gruppo rock Nass El Ghiwane – definiti da Martin Scorsese “i Rolling Stones dell’Africa” – è il primo che ha cantato l’orgoglio musulmano e l’unicità dell’anima e della cultura dell’Islam. L’ultima tappa del viaggio è il Festival di Essaouira: luogo da cui partivano i carichi di schiavi che come unico patrimonio portavano nelle Americhe il ritmo della musica Gnawa.
Ogni passaggio tra i vari mondi musicali non rappresenta una frattura tra passato e presente, o tra un modo di intendere la vita e un altro, ma mette in luce l’estrema coesione che esiste tra le diverse componenti musicali marocchine. Sound of Morocco documenta le passioni, i rimpianti, i paesaggi e la memoria di un popolo da troppo tempo tenuto ai margini del mondo e che esprime la sua vera anima attraverso la musica.
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