C’è chi è familiare con le divertenti strisce a fumetti di “A panda piace”, chi ha iniziato a leggere i graphic novel dell’autore Giacomo Keison Bevilacqua (come “Il suono del mondo a memoria”, “Troppo facile amarti in vacanza” e “Metamorphosis”) e ne è rimasto affascinato. Ma c’è un’altra sfaccettatura della poliedricità di Giacomo Keison Bevilacqua: quella di “Testa di panda”, l’alter ego dell’autore stesso che, indossando una maschera da panda, si immerge in riflessioni più serie e profonde, come quelle sulla paternità.
A metà strada tra un graphic novel e le deliziose strisce a fumetti, “Sono una testa di panda “ mostra tutta la sincerità e il cuore di un autore che si diverte a indossare una maschera per mettersi completamente a nudo.
Giacomo Keison Bevilacqua è un fumettista, ma è anche un giovane padre. Vive in bilico tra essere una persona e essere un personaggio, ed è per questo che si raffigura come “Testa di panda”, il tramite umano delle emozioni che ha sempre raccontato nelle strisce di “A panda piace”. In un viaggio interiore suddiviso nei dodici mesi dell’anno, riflette sulla sua condizione di autore e artista, e sulla difficoltà di accettarsi, di sentirsi sufficiente, accentuata dalla nascita di suo figlio. Un percorso di autoanalisi nascosto in un monologo che va oltre la quarta parete e si rivolge direttamente al lettore, in cui il narratore si mostra con sincerità e coraggio, invitando chi legge a non avere paura di chiedere aiuto quando ne ha bisogno.
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