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Il Social-ese per Voomer: Decifra il Linguaggio Segreto dei Social Media

Nel vasto universo dei social media, dove ogni giorno siamo bombardati da una quantità immensa di contenuti, dai meme agli aggiornamenti quotidiani, nasce una vera e propria esigenza: quella di parlare senza essere ascoltati, di comunicare senza essere decifrati. Se ti è mai capitato di inviare un messaggio criptico a un amico, carico di emoji e frasi enigmatiche, probabilmente sei già un esperto di quello che possiamo definire il “social-ese”, il linguaggio segreto che si è evoluto con l’avvento delle piattaforme social.

La necessità di creare un linguaggio nascosto è semplice: in un mondo dove gli algoritmi di intelligenza artificiale e gli occhi indiscreti degli altri utenti sorvegliano ogni mossa, è diventato essenziale trovare un modo per comunicare liberamente senza essere tracciati. Questo è il motivo per cui i social si sono trasformati in spazi dove ogni parola ha una doppia valenza, e ogni emoji è un possibile codice da decifrare solo per gli iniziati.

Immagina di voler esprimere un’opinione controcorrente o di parlare di un argomento un po’ tabù. Scrivere qualcosa di troppo esplicito può comportare rischi: censura, ban o semplicemente fraintendimenti. Così nasce il “codice segreto”, un linguaggio che permette di esprimere concetti profondi senza farli emergere troppo chiaramente, lasciando agli utenti la libertà di interpretare e reagire in modo personale.

Uno dei principali strumenti di questo linguaggio segreto è senza dubbio l’emoji. Oggi, le emoji sono i nuovi geroglifici: un’anguria può assumere il significato di una causa politica, un pallino viola può alludere a eventi drammatici. Questo “nuovo vocabolario” si arricchisce ogni giorno di nuove parole, espressioni e neologismi, e la velocità con cui il linguaggio cambia su social come TikTok è stupefacente. Il fenomeno è alimentato soprattutto dalle nuove generazioni, che non solo interagiscono online ma determinano anche il futuro della comunicazione digitale.

TikTok, la piattaforma che ha spopolato negli ultimi anni, è un esempio lampante di come il linguaggio social sia cambiato. Qui, i contenuti video brevi e dinamici hanno dato vita a nuove forme di espressione. Tuttavia, TikTok non è solo un luogo di svago, ma anche di informazione e apprendimento. Professionisti di ogni settore, dai nutrizionisti agli avvocati, hanno trovato in questo canale un modo per connettersi con un pubblico giovane e dinamico. Ma se parliamo di linguaggio, il vero cambiamento riguarda l’emergere di un micro-lessico che definisce in modo unico l’identità della piattaforma.

Il “TikTokese” è un mix di termini anglosassoni, neologismi inventati sul momento e parole che assumono significati nuovi. Prendiamo ad esempio il termine “challenge”, che indica una sfida tra utenti, spesso accompagnata da una colonna sonora popolare. Le challenge su TikTok possono essere di ogni tipo, dalle più innocenti a quelle più audaci, come la #nakedchallenge, che ha suscitato non pochi dibattiti.

Altri termini come “boomer” e “cringe” sono ormai parte integrante del lessico social. “Boomer” è diventato un modo ironico per descrivere le generazioni più mature, mentre “cringe” descrive contenuti imbarazzanti, che nel passato avremmo definito “da sfigati”. Con un linguaggio del genere, è facile capire come i social abbiano creato una divisione generazionale: gli utenti più giovani usano queste espressioni per contrapporsi alle convenzioni dei più anziani.

Allo stesso modo, parole come “floppare” (fallire in qualcosa) o “hype” (creare aspettative altissime) sono diventate comuni. Quando un contenuto “floppa”, significa che non ha raggiunto il successo sperato, mentre l'”hype” è la spinta emotiva che precede il lancio di qualcosa che si spera diventi virale. Tra i neologismi più utilizzati ci sono anche “#neiperte”, che sta per “Per te”, una sezione di TikTok dove vengono mostrati contenuti a utenti che non seguono specifici account, e “crush”, termine che indica una cotta, oggi usato anche fuori dai social.

Ogni giorno emergono nuovi acronimi e modi di dire, come “NYOB” (None of Your Business), che risponde a domande invadenti, o “fire” e “wig”, usati per esprimere apprezzamento per qualcosa di davvero straordinario. Persino le espressioni italiane come “Amïo”, derivante da “amore mio”, arricchiscono questo linguaggio. E non possiamo dimenticare i “FrATM”, una parola nata dai dialetti italiani, in particolare dal napoletano, che significa “fratello mio”, utilizzata nei commenti per confondere o divertirsi.

In un mondo in cui le parole hanno il potere di esprimere la nostra identità e creare comunità, il linguaggio segreto dei social diventa uno strumento potente di espressione, ma anche di appartenenza. Comunicare attraverso questo linguaggio ci fa sentire parte di un gruppo, una “tribù digitale” che condivide codici, espressioni e meme che solo chi è “dentro” può veramente capire.

maio

maio

Massimiliano Oliosi, nato a Roma nel 1981, laureato in giurisprudenza, ma amante degli eventi e dell'organizzazione di essi, dal 1999 tramite varie realtà associative locali e nazionali partecipa ad eventi su tutto il territorio nazionale con un occhio particolare al dietro le quinte, alla macchina che fa girare tutto.

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