A soffrire si impara, e l’infelicità è un’arte che si apprende fin da piccole, grazie all’insegnamento di chi ci ha precedute. Antenate, nonne, zie, prozie si snodano in una processione che arriva da lontano, ognuna con il proprio fardello, fino a chi ci è più vicino: la madre. Una madre svalutante e glaciale nel caso di Serena, protagonista di questa storia. Costretta ad allontanarsene nel tentativo di salvarsi, Serena interrompe i rapporti con lei, recidendo i legami con il passato, gli amici, il paese dell’infanzia pieno di ricordi. Fino a quando la madre terribile muore, e la figlia dopo una lunga assenza ritorna.
Per ingaggiare un dialogo interiore con il fantasma della figura più importante della sua vita e scoprirne infine un lato insospettabile. Senza perdere la comicità e l’acume tipici del suo raccontare, Silvia Ziche si misura con il suo primo libro non umoristico, condividendo una storia privata eppure capace di parlare a quella parte indifesa, nascosta in molti di noi, a cui è mancata una carezza. Un viaggio coraggioso alle radici di un’assenza, nel cuore di una domanda che brucia: perché, proprio negli affetti più cari, siamo capaci di dare il peggio di noi.
Disegnatrice, sceneggiatrice, autrice completa, Silvia Ziche è una star del fumetto italiano, conosciuta e pubblicata in tutto il mondo. Dopo avere esordito sulle pagine di “linus” per poi passare a “Smemoranda” e “Comix”, si è affermata come autrice disneyana, firmando acclamate storie per “Topolino”, e in parallelo come vignettista satirica grazie al personaggio di Lucrezia, che appare ogni settimana su “Donna Moderna”. Ziche è stata anche autrice di graphic novel, gran parte delle quali con protagonista Lucrezia, il suo autoironico alter ego. Per Feltrinelli ha pubblicato …E noi dove eravamo? (2018), L’allegra vita della quota rosa (2019), Lucrezia, tutta o quasi (2020) e Diabolik Sottosopra (2021).