Game of Thrones ci ormai abituato a vedere una sessualità molto “presente” in un mondo medioevale, se pur fantasy, ma quanto c’è di vero nella saga ideata da George R. R. Martin? Ben poco a quanto pare. Per secoli, siamo stati abituati a leggere la sessualità del Medioevo come divisa da due istinti: “l’amor cortese” cantato dai poeti o godereccio, come descritto da Boccaccio nel Decameron; in particolare siamo sempre stati dell’idea che dal periodo latino, in cui il sesso era parte integrante della socialità, si è passati ad un tetro medioevo in cui tutto veniva considerato peccato. In realtà, come lo storico Paul Veyne dichiara la Chiesa non represse nulla, rese solo canonico “il pudore sociale” che già dal primo secolo era consuetudine manifestare da parte della classe aristocratica latina, trasformandolo in “legge universale”.
Tecnicamente infatti, nella prima tradizione cristiana, la sessualità non era associata necessariamente al peccato, questa valutazione negativa derivò successivamente da una “trascrizione”, come è successo anche per altre questioni sociali, dei concetti filosofici “classici”, in cui il sesso veniva considerato come “freno per il ragionamento intellettuale” e, successivamente, trasformato in “freno per il raggiungimento della salvezza”.
In questa nuova tradizione medioevale il sesso era diventato dunque un tabù, con i suoi riti e le sue regole. Lo stesso matrimonio poteva essere frutto di peccato se il sesso veniva praticato in determinati giorni dell’anno, se era stato preceduto da preliminari e, in generale, se la donna provava piacere oltre la sottomissione: per l’uomo il peccato, sopratutto l’adulterio, era comunque relativo. Il alcuni regni europei, l’uomo era considerato adultero solo se andava a letto con una donna sposata (con una donna nubile era solo un semplice peccatuccio); per la donna, qualunque rapporto era da considerarsi peccato. La poligamia era ovviamente condannata dalla Chiesa ma segretamente ancora pratica in regioni, come quelle Germaniche, in cui tale pratica era retaggio delle loro ancestrali tradizioni.
Burcardo di Worms, dichiarava così in un decreto del XI secolo: “Con la tua sposa o con un’altra ti sei accoppiato da dietro, come fanno i cani? Devi fare penitenza per 10 giorni a pane e acqua. Ti sei unito a tua moglie mentre aveva le mestruazioni? Farai penitenza per altri 10 giorni con pane e acqua. […] Hai peccato con lei in giorno di Quaresima? Devi fare penitenza 40 giorni con pane e acqua o dare 26 soldi di elemosina; ma se ti è capitato quando eri ubriaco, farai penitenza per solo 20 giorni”. Tra una regola ed un altra rimaneva solo circa 190 giorni l’anno per fare all’amore! Il coito doveva infine essere fatto “vestiti”, almeno il più possibile, i rapporti orali erano puniti con tre anni di reclusione.
Alberto Magno, santo Vescovo tedesco del 1200, propose una vera e propria lista delle posizioni peccaminose, una classifica sessuale dal più peccaminoso al più santo:
5 Da dietro
4 Lato a lato
3 Seduti
2 In piedi
1 “Missionario”
Ovviamente da ogni regolamento, l’uomo è capace di inventare la sua scappatoia … o scappatella visto di cosa si sta parlando. Nel Medioevo, travestiti da bagni pubblici, si diffusero moltissimo le case di tolleranza: si poteva incontrare il gentil sesso disponibile a pagamento in grandi tinozze piene d’acqua e consumare l’amplesso in comodi letti messi a disposizione dai titolari del bagno. Nei bagni pubblici si poteva assistere anche ad un’altra pratica: le donne vergini si preparavano per il loro amplesso con profumi e oli, pettinandosi in modo da lasciare il più possibile la fronte scoperta, ideale di sex-appeal medioevale.
L’omosessualità, lo sappiamo tutti, era condannata e combattuta ma fino la XII secolo infatti era abbastanza tollerata sopratutto negli ambienti clericali. Sfatiamo qualche mito, Riccardo Cuor di Leone non era gay e neanche i Templari (anzi punivano severamente chi dell’ordine provava amore reciprocamente). A proposito di falsi miti e crociate, non esisteva nessuna “cintura di castità”. Fu un’invenzione dell’800, in quel periodo in cui si riempivano i neonati musei con stravaganze e idee false ma verosimili, insieme alle sirene e agli unicorni. Fino a poco tempo nel museo Cluny di Parigi, si poteva ancora ammirare la falsa cintura di castità di Caterina de’ Medici, come reperto medioevale del ‘500 (in realtà realizzata nel XIX secolo).
Altro falso mito medioevale: lo ius primae noctis (in italiano: “diritto della prima notte”), il presunto diritto del dignitario locale ad accoppiarsi con la sposa dei propri fattori nella prima notte di nozze. Una tassa che esisteva in realtà, ma non era pagata “in natura” ma in soldi contanti ed era stata creata come richiesta di “benedizione” del feudatario alla nuova unione.
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