S.P.Q.R., probabilmente è una delle sigle più conosciute al mondo: ovunque la si veda, indica il potere di Roma antica. Eppure il suo significato non è così banale e universalmente condiviso come si crede. Per quasi tutti significa Senatus PopolusQue Romanus, cioè “il Senato e il popolo Romano”, unendo in un matrimonio indissolubile le due classi (patrizi e plebei) che costituivano le radici dell’Urbe. E’ la tesi sostenuta da Bernardino Corio (1459/1519) nella sua opera intitolata Le vite degl’Imperatori incominciando da Giulio Cesare fino a Federico Barbarossa.
Corio, oltre a tradurre la sigla, ha dato anche un significato ai suoi colori, l’oro delle lettere e il campo rosso dei vessilli, su cui di regola si stagliavano. Ce lo spiega così:
“…l’oro et appropriato allo Sole che da’ lume, prudentia et signoria a ciascuno […], il rosso è dato da Marte, il quale essendo dio della battaglia, a chi francamente lo segue porge vittoria et maggioranza”.
Tuttavia non mancano le interpretazioni discordanti. Il celebre vocabolario di latino Castiglioni e Mariotti scioglie la sigla in questo modo: Senatus Popolusque Quiritium Romanus, cioè: “il Senato e il popolo romano dei Quiriti”. Quiriti era l’appellativo che si davano i Romani arcaici e derivava probabilmente da Curites, “abitante di Curi”, che era la patria d’origine di Numa Pompilio, secondo re dell’Urbe.
Di origine sabina, i Curiti, unitisi ai Romani dopo il celebre episodio del ratto delle loro donne, erano stanziati sul colle del Quirinale. Devoti al dio Quirino, che assieme a Marte e Giove componeva la Triade Capitolina primigenia, in seguito diedero nome ai cittadini di Roma che godevano di pieni diritti, sia civili che politici e militari. E’ anche dubbio se il termine “Senatus” indichi i soli senatori o, in generale, i magistrati romani: in questo caso la parola “Populus” comprenderebbe sia i patrizi che i plebei.
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