Quando si parla di creatività, siamo tutti abituati a pensare a chi crea qualcosa di nuovo da zero. Effettivamente è così; ma non è l’unica forma di creatività. Perché la creatività sta anche nel reinventare una situazione, per renderla diversa. Il doppiaggio è creatività, anche se stai recitando su una scena già girata da altri. E così anche la localizzazione. Per chi non lo sapesse, con localizzazione si intende prendere un videogioco in lingua originale e tradurlo per il mercato locale. Titolo del gioco, voci del menu, sottotitoli e in alcuni casi doppiaggio. Questa è la localizzazione. In questo processo lavorano i traduttori e le traduttrici. Sia che un gioco vada doppiato o che servano solo i sottotitoli, c’è sempre qualcuno “a monte”, che si occupa della traduzione. Oggi voglio parlarvi di una di loro: una traduttrice. Il suo nome è Romanina, e questa è la sua storia.
Romanina Cozzolino: da Gamer a Traduttrice di Videogame
Ciao Romanina, benvenuta su Satyrnet. Presentati e parlaci un po’ di te.
Mi chiamo Romanina e attualmente lavoro nell’ambito della localizzazione videoludica.
Sono sempre stata un’avida giocatrice appassionata di fotografia e, giustamente, di videogiochi.
Mi reputo una persona abbastanza comune, quando non traduco o scatto fotografie, probabilmente mi troverete a guardare film, animazione giapponese o divorare serie TV, a giocare ai videogiochi, a prendermi cura della mia cagnolina, a leggere o ad ascoltare musica, ma anche a passeggiare ed esplorare nuovi luoghi con la giusta compagnia. Altre volte la pigrizia mi catapulterà semplicemente in posizione supina a oziare osservando la mia collezione di nendoroid.
Ho un debole per l’oriente, sogno il Giappone e di avere tanti corgi che mi girano per casa.
Parlaci del tuo percorso da gamer a traduttrice di videogiochi.
Credo di essere un’eterna Peter Pan: sono sempre stata una videogiocatrice e tuttora gioco quando posso. Sono affezionata alla Nintendo e posseggo la maggior parte delle console, sia parlando di retrogame che next gen. Sono cresciuta con Pokémon e Super Mario e mi sono nutrita fin da bambina dei prodotti di quegli anni. Attualmente, ma già da diverso tempo, non faccio più una distinzione così netta e gioco quasi di tutto, su qualsiasi console.
Avendo anche un passato da amante dei punta e clicca, grazie a mio fratello maggiore che mi piazzava davanti ad avventure grafiche come Monkey Island, Syberia e Runaway (aiutandomi a progredire nel gioco mille volte), adoro soprattutto videogiocare su PC.
Non ho praticamente mai smesso del tutto, ogni tanto mi ci allontano, ma c’è sempre una conciliazione. Anche se, purtroppo, ci sono periodi in cui è sempre più difficile mettere mano a un videogioco, se non per tradurlo.Ho iniziato a interessarmi a questo lavoro un po’ per caso. Volevo fare delle esperienze come traduttrice e, dal punto di vista professionale, ho deciso di concentrarmi sulla traduzione di videogiochi poiché lo reputo un mercato in piena espansione e, inoltre, conosco bene molti aspetti legati ad essi grazie alla mia esperienza di giocatrice, quindi mi sembrava un obiettivo ideale verso cui indirizzare il mio percorso.
Mi piacerebbe molto anche tradurre fumetti, ma è un ambito un po’ più ostico da poter approcciare.
Nonostante se ne parli poco, la localizzazione videoludica in Italia esiste. Poco prima della pandemia ho inviato “applications” a moltissime agenzie di traduzione. Tra le tante non-risposte e tra qualche test di traduzione non passato, per fortuna alla fine è arrivata una svolta: una prova superata e la proposta di collaborazione. Non nascondo che ero davvero super felicissima.
Quello dei videogiochi è un settore che più di tutti ha beneficiato del lockdown e non ha subito particolari cali, infatti al momento il lavoro non manca. Quindi ho iniziato la mia esperienza nell’ambito nel pieno delle varie quarantene, nel 2020, lavorando da casa e continuando a formarmi.
Mi è stata data l’opportunità di lavorare su una discreta varietà di videogiochi per il mercato italiano. Questo mi ha permesso di comprendere meglio il processo di localizzazione e mi ha insegnato l’importanza di rispettare le scadenze. Lavorare con passione in questa posizione ha inoltre migliorato il mio livello di inglese e le mie capacità investigative per scovare problemi ed errori, ho acquisito e affinato le competenze necessarie per lavorare nell’industria dei videogiochi traducendo quotidianamente testi di gioco dall’inglese.
Quali e quante lingue parli? E da quali lingue traduci?
Parlo inglese e capisco abbastanza lo spagnolo, ma lo sto perfezionando.
Traduco dall’inglese (americano e britannico) verso l’italiano.
Finora quanti titoli hai tradotto?
Ho avuto l’occasione di tradurre un solo videogioco completo, il quale deve ancora essere rilasciato e l’NDA non mi permette di parlarne. C’è in cantiere un grosso progetto a cui potrei partecipare, ma non essendo niente di confermato, cerco di non sognare troppo.
Essendo ancora relativamente agli inizi, finora mi sono occupata principalmente di piccoli progetti (dato che un gioco può venire spezzettato e assegnato a diversi traduttori) oppure di giochi mobile, dialoghi in-game e di tutto ciò che ruota attorno a un videogioco: descrizioni, patch, pagine web e pagine dello store, annunci, eventi, e-mail promozionali, dlc, contenuti marketing, sottotitoli dei video e blog degli sviluppatori. Un traduttore si occupa di tradurre tutto ciò che riguarda un gioco, quindi anche dei contenuti esterni ad esso. Un esempio può essere PUBG: pubblicano spesso tantissimi contenuti e news sul loro sito.
Purtroppo, però, in molti casi i traduttori non vengono menzionati, un piccolo lato negativo di questo ambito, abbastanza frustrante. In poche parole, si tratta del dare i giusti meriti a coloro che si sono occupati della traduzione e inserire i loro nomi nei titoli di coda. Anche perché non è sempre certo che, partecipando a un progetto, il nome del traduttore finisca nei credits, né che gli sia permesso divulgare ciò a cui ha lavorato.
Su alcuni social, soprattutto Twitter e LinkedIn, viene condiviso l’hashtag #TranslatorsInTheCredits e mira a battersi per i diritti dei traduttori, per farci uscire dall’ombra e darci la giusta visibilità.
Quando traduci, lo fai letteralmente, o ti è concesso riadattare i dialoghi per renderli più fruibili per il pubblico italiano?
È complicato dare una risposta precisa, dipende dal gioco e dal progetto.
Come disse Fabio Bortolotti: “la prima cosa che deve fare una traduzione, secondo me, è dare l’idea di non essere una traduzione”. Una traduzione eccessivamente letterale, molto spesso non funziona.
È fondamentale conoscere approfonditamente la lingua italiana per fare un buon lavoro di traduzione e devo dire che ciò che mi ha aiutato di più è stato leggere tantissimo, di diversi generi. Però, una traduzione fedele alla grammatica italiana ma non fedele all’opera, può far storcere il naso. A volte non bisogna semplicemente tradurre ma localizzare, ovvero aggiungere alla traduzione anche delle modifiche per rendere il gioco più culturalmente vicino e/o accettabile per il pubblico.
Diciamo che sono tendenzialmente fedele, ma ogni tanto mi prendo qualche libertà, se il gioco lo permette.
Ed è per questo che mi piace questo lavoro: mi diverte, scopro cose nuove e sempre diverse, dato che ogni progetto è differente. Ovviamente ci sono tante sfide, soprattutto quando si parla, ad esempio, di “puns”: adattare un gioco di parole prettamente inglese è spesso complicato e necessita di molta creatività per non perdere il senso di ciò che si vuole esprimere nella lingua originale.
Quando ti arriva lo script da tradurre, ti arriva insieme a una copia del gioco, in modo che tu possa anche vedere come calza il sottotitolo?
È molto difficile, ma se si è fortunati il cliente, ovvero lo sviluppatore, fornisce una copia da poter giocare e approfondire per tradurre al meglio. Come detto, però, succede molto raramente: a volte il gioco neanche è stato annunciato ed è ancora in sviluppo. A volte viene fornita una documentazione riguardante il titolo, un glossario, illustrazioni, diverse informazioni sui personaggi, direttive e terminologia da seguire e di cui tener conto, altre volte no, non abbiamo molte informazioni sul contesto del materiale da tradurre.
Poiché capita molto spesso di lavorare al buio, ciò che possiamo fare è andare a istinto, ragionando sul senso della frase o termine inglese che potrebbe avere più significati, adattarsi, fare ricerche e supposizioni, approfondire argomenti di ogni genere, confrontarsi con i colleghi, fare riferimento al proprio project manager o con chi si occuperà della revisione. È anche possibile in casi estremi chiedere direttamente agli sviluppatori, ma non sempre si ha la certezza di ricevere una risposta.
Insomma, bisogna sempre essere curiosi e andare a fondo il più possibile. Può capitare, ad esempio, che per un gioco gestionale ferroviario, si debbano ricercare terminologie di meccanica e approfondire argomenti di economia.
Il software che usate, è simile a quelli usati per sottotitolare i film?
Non mi sono mai occupata del sottotitolaggio di un contenuto audiovisivo già disponibile, se non per i Talk di TED, usando CaptionHub. Poiché non abbiamo accesso diretto al gioco, suppongo che i software professionali per i video siano totalmente diversi.
Nel settore della localizzazione vengono utilizzati sistemi di traduzione assistita per facilitare il lavoro ottimizzando e velocizzando i tempi di consegna, ovvero i CAT Tools. Io lavoro con memoQ e lo trovo molto pratico nelle attività di routine. In sostanza, sul programma vengono caricati i file dati dagli sviluppatori, spesso Word o Excel, in seguito si accede al server del cliente dove si trovano i progetti e i file contenenti stringhe di testo “source” da un lato e stringhe vuote dall’altro. Quando si traduce, bisogna fare attenzione alla memoria di traduzione e al glossario, a meno che non si tratti di un gioco completamente nuovo, in quel caso gli sviluppatori possono richiedere stesso al traduttore di crearlo. I CAT Tools sono dei programmi molto utili, ma non possono sostituire del tutto un traduttore umano, il quale oltre a tradurre parole, traduce idee e trasmette emozioni.
Hai un tuo genere preferito da tradurre?
Non ho una particolare preferenza, ma mi piace tradurre di più giochi che richiedono una transcreation, ovvero una traduzione creativa, non sempre è fattibile, dipende da gioco a gioco. Mi piace anche poter tradurre dialoghi o materiale fantasy e di avventura.
Non amo molto, invece, tradurre giochi sportivi (calcio, basket) di guida/corsa, o militari, anche per via della mia poca conoscenza a riguardo.
Non mi è ancora capitato, ma credo che anche gli horror non avrebbero la mia massima simpatia…
E invece, parlando da gamer, qual è il tuo genere preferito?
Metterei al primo posto le visual novel, seguite dalle avventure grafiche e dal genere azione/avventura.
Nel mio cuore ci sono la saga di Ace Attorney, con una menzione speciale a Ghost Trick dello stesso creatore e la saga di Zelda. Altri generi preferiti sono i picchiaduro, i puzzle game, gli RPG, gli stealth e i musicali. Adoro la pixel graphic, i giochi a scorrimento, quelli isometrici e resto una fan del 2D.
Hai mai giocato a un videogioco tradotto da te?
Se intendi un gioco completo, non ne ho ancora avuto il piacere!
Però, per curiosità, vado sempre a ricercarmi online ciò che ho tradotto, soprattutto se non è materiale in-game. Devo dire che le prime volte è stato emozionante.
Ho ancora tantissima strada da fare e tanto da imparare, quindi incrocio le dita che possa riuscirci nei prossimi anni!
Bene, anche l’intervista di oggi termina qui. Io ringrazio tantissimo Romanina per il tempo dedicato e per le perle che ha voluto regalarci, parlandoci del suo lavoro. Vi lascio, come al solito, tutti i suoi link, così se vorrete seguirla, sapete dove andare e vi do appuntamento alla prossima intervista!
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E a voi, piacerebbe fare il lavoro che fa Romanina? O preferite semplicemente aspettare che escano i giochi e goderveli già tradotti? Fatemelo sapere, io mi trovo su Facebook, Instagram, TikTok, Telegram, TikTok e Waveful. Lunga Vita e Prosperità a tutti!