Chi è Roman Polanski?

Nato a Parigi nel 1933 da genitori ebrei polacchi, Roman Polanski visse in prima persona le atrocità della guerra. I suoi genitori, che erano rientrati in patria nel 1936, furono deportati in un campo di concentramento, dal quale soltanto il padre sopravvisse, mentre il piccolo si univa ai tanti ragazzini senza famiglia che battevano le strade della Varsavia occupata. A soli quattordici anni esordisce in teatro e poco dopo decide di iscriversi alla scuola di Belle Arti di Cracovia. Cosmopolita e nomade di natura, il giovane Polanski non gradisce la rigida disciplina di stampo stalinista, che proibisce il surrealismo mentre obbliga al patriottismo.

Appena laureato si iscrive (nel 1954) alla scuola di cinematografia di Lodz ed ha la fortuna di capitare nel momento in cui si comincia a smantellare lo zdanovismo. Oltretutto Wajda, appena diplomatosi, gli affida la parte di un adolescente emarginato in Pokolonje, uno dei film che sanciscono la rinascita del cinema polacco. Nei sei anni di scuola, Polanski recita ancora per Wajda, per Munk e per altri, imparando dal loro alto magistero (il barocco visionario di Wajda, il grottesco amaro di Munk). Nonostante i suoi cortometraggi siano di grande rilievo, Polanski rischia l’espulsione dalla scuola per il carattere indisciplinato e la idee asociali. Polanski nasce dall’incrocio di tre culture (quella ebrea, quella francese e quella polacca) in un epoca di tragedia collettiva e di crisi degli ideali. Matura perciò una filosofia di vita nella quale è chiaro che la violenza è la legge fondamentale ed è altrettanto chiaro che patriottismo, antinazismo, socialismo sono termini vuoti. Rispetto a Wajda, che ha ridimensionato la figura dell’eroe ma, avendo partecipato alla resistenza, ne accetta ancora gli ideali, Polanski compie un ulteriore passo verso il nichilismo più eretico. Dalla cultura ebrea eredita poi il senso dello humour che gli evita conclusioni cupe e disperate; da quella francese un gusto surreale per l’assurdo e l’onirico, il fantastico puro che emerge dai profondi recessi della psiche; da quella polacca la nozione dello squallore borghese, intriso di sangue e di sesso ai livelli di massima depravazione.

Uno dei cortometraggi, l’apologo Dwaj ludzie z szafa (1958), lo rende famoso all’estero. Polanski fa ricorso alla pantomima beckettiana dell’assurdo per criticare il conformismo e l’egoismo, dando al tempo stesso una dolorosa parabola di incomprensione e di solitudine.Più affine ai lavori degli altri giovani polacchi il cortometraggio di laurea Gdy spadaja z nieba amiloy (1953), rievocazione storica delle tragedie nazionali attraverso la vita di una vecchia.Le grog et le maigre (1960) ritorna all’assurdo più rigoroso, all’apologo grottesco e disperato, ancora una fiaba per bambini dilaniata dalle atrocità del mondo reale: in questo caso il rapporto ambiguo fra chi esercita e chi subisce il potere reale: il magro è schiavo volontario del grasso, accetta tutte le umiliazioni e ne soddisfa tutti i desideri.

Nel 1962, ha diretto il suo primo lungometraggio, Coltello nell’acqua. Il riconoscimento internazionale che ne è seguito, inclusa una nomination all’Oscar per il miglior film straniero, ha dato a Polanski la possibilità di portare i suoi film ad un pubblico più mainstream. L’anno seguente si trasferisce a Londra, dove la sua prossima offerta, il thriller psicologico Repulsione (1965), fu considerato ugualmente convincente dalla critica e dal pubblico.

Nel 1968, Polanski si trasferì a Hollywood,  dove girò uno dei suoi film più noti “Rosemarie’s Baby” (con Mia Farrow), uno psycho-thriller dai risvolti angoscianti. Nel 1969 l’efferato assassinio della moglie Sharon Tate, incinta all’ottavo mese, a opera di Charles Manson, lo sconvolse creandogli notevoli sensi di colpa e gravi crisi esistenziali. Dal 1973 ha comunque ripreso a girare film sia in Europa che a Hollywood. Nel 1974 gira negli USA “Chinatown” (con Jack Nicholson) che gli vale una nomination all’Academy Award e che sembra avviarlo verso una promettente carriera negli States.

Nel 1977, dopo essere stato incriminato per sei reati per aver avuto rapporti sessuali con un minore, Polanski viaggiò in Europa e alla fine si stabilì a Parigi, dove ha diretto il film acclamato dalla critica Tess (1979) & # x2014; un adattamento di Thomas Hardy’romanzo di s Tess del d’Urbervilles. Durante gli anni ’80, si è concentrato sulla recitazione teatrale, apparendo in produzioni di Amadeus (1981) e Metamorfosi (1988). Polanski è tornato al cinema con l’intenso thriller frenetico (1988), interpretato da Harrison Ford e Betty Buckley, seguito dal dramma erotico Luna amara (1992), con Hugh Grant e Polanski’s attuale moglie Emmanuelle Seigner. Entrambi i progetti non hanno impressionato i critici, ma Polanski si è ristabilito nel 1994 con La morte e la fanciulla, un adattamento cinematografico di Ariel Dorfman’s gioca. Nel 1999, Polanski ha diretto il thriller soprannaturale La nona porta, interpretato da Johnny Depp. La pellicola’La ricezione critica e commerciale era tiepida.

Polanski ha messo in scena un ritorno nel 2002 con l’acclamato dramma dell’Olocausto Il pianista, che ha vinto il Palm d’O al Festival di Cannes. Polanski ha vinto l’Oscar come miglior regista a sorpresa per il film, ma non gli è stato permesso di partecipare alla cerimonia di premiazione a causa della sua incriminazione. La pellicola’La star di 29 anni, Adrien Brody, ha anche vinto un Oscar per la sua esibizione.

Dopo “Il pianista” torna alla regia portando sugli schermi un classico di Charles Dickens, “Oliver Twist” (2005). Seguono “L’uomo nell’ombra” (The Ghost Writer, 2010), “Carnage” (2011), “Venere in pelliccia” (2013), “Quello che non so di lei” (2017) fino a “L’ufficiale e la spia” (J’accuse, 2019). Quest’ultimo film – incentrato su un fatto storico, l’affare Dreyfus – ha vinto il Gran premio della giuria alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

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