“Rivals”, la nuova serie drammatica di Disney+, adattata dal celebre romanzo di Jilly Cooper, ha suscitato aspettative elevate grazie a un cast stellare e una premessa intrigante. Ambientata negli anni ’80, la serie esplora l’élite inglese in un contesto di incertezze politiche, sociali e culturali, con al centro le rivalità e gli intrighi legati all’industria della televisione indipendente. La trama ruota attorno a tre protagonisti principali: Rupert Campbell-Black (interpretato da Alex Hassell), un playboy manipolatore e affascinante; Lord Tony Baddingham (David Tennant), un imprenditore calcolatore e ambizioso; e Declan O’Hara (Aidan Turner), un giornalista onesto e appassionato che diventa un pezzo centrale nelle macchinazioni di entrambi.
La serie, come il romanzo originale, è ricca di colpi di scena, passione e tradimenti. Tuttavia, mentre inizialmente il mix di questi elementi risulta avvincente, la narrazione si perde in un eccesso di sesso che finisce per diventare una caratteristica distintiva della trama. Se da un lato l’intrigo politico e le lotte di potere tra i protagonisti sono coinvolgenti, la persistente presenza di scene di natura sessuale – che a tratti diventa esagerata – rischia di sminuire la psicologia dei personaggi. Ogni conflitto, sia professionale che personale, sembra inevitabilmente risolversi in una nuova relazione o avventura sessuale, lasciando poco spazio per un approfondimento delle vere motivazioni e dei desideri dei protagonisti.
Ciò che potrebbe essere interpretato come un tentativo di de-romanticizzare l’alta società inglese e di esplorare le sue passioni animalesche, finisce per scivolare in una rappresentazione superficiale. L’intento di portare a galla le contraddizioni e le bassezze dell’élite attraverso il sesso non si trasforma in una riflessione consapevole ma, piuttosto, in un aspetto fastidioso che insegue il sensazionalismo. In particolare, un episodio in cui uno dei personaggi subisce una molestia per poi innamorarsi di chi l’ha umiliata, senza una riflessione adeguata su tale dinamica, mina ulteriormente la credibilità e la coerenza del racconto.
Il cast, tuttavia, offre performance eccellenti, con Tennant e Hassell che brillano nelle loro interpretazioni di personaggi complessi e pieni di sfumature. Aidan Turner, nei panni di Declan O’Hara, aggiunge una nota di freschezza e contrasto, anche se il suo ruolo rischia di essere travolto dalla dominanza dei temi sessuali che permeano ogni aspetto della trama. Altri volti noti come Danny Dyer e Katherine Parkinson completano il quadro, aggiungendo dimensione e varietà a un gruppo di personaggi che sembrano essere coinvolti in un ciclo infinito di ambizione e seduzione.
Dal punto di vista tecnico, “Rivals” si distingue per una produzione impeccabile, con scenografie e costumi che ricreano fedelmente l’atmosfera degli anni ’80, un’epoca di grandi trasformazioni. La regia di Elliot Hegarty, affiancata da Dee Koppang O’Leary e Alexandra Brodski, garantisce un ritmo incalzante e una gestione sapiente dei colpi di scena, anche se la serie spesso preferisce l’effetto facile e l’eccesso rispetto alla costruzione di tensioni sottili ma potenti.
La sceneggiatura, curata da Laura Wade, è brillante nel rendere l’ironia e la critica sociale del romanzo originale, ma si perde nella ripetizione di dinamiche superficiali che non arricchiscono la narrazione. Sebbene la serie offra momenti di grande intensità emotiva e di leggerezza, il tema centrale del potere e delle ambizioni viene paradossalmente oscurato dalla prevalenza di temi sessuali che spesso sembrano non avere altro scopo se non quello di shockare.
“Rivals”, con il suo mix di politica, sesso e dramma, riesce a intrattenere per gran parte del tempo, ma il suo eccesso di superficialità e la mancata esplorazione profonda delle sue tematiche più complesse rendono difficile apprezzarla come una serie di grande valore. Se siete alla ricerca di una serie con una buona dose di intrighi e tensioni, ma senza troppe pretese di introspezione, potrebbe essere un’opzione adatta. Tuttavia, per chi cerca una narrazione più equilibrata e una riflessione più matura sui suoi temi, “Rivals” potrebbe risultare un’occasione sprecata.
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