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Ritorno alla Luna: Perché è un’impresa (molto) più complicata di quanto pensi

“Un piccolo passo per l’uomo, un balzo gigantesco per l’umanità”. Chi non ricorda la celebre frase pronunciata da Neil Armstrong il 20 luglio 1969, quando divenne il primo essere umano a mettere piede sulla superficie lunare? Un momento che ha segnato la storia, ma che, nonostante la grandezza dell’impresa, ci lascia ancora con una domanda: perché, a distanza di oltre cinquant’anni, tornare sulla Luna sembra un’impresa così ardua? Se anche tu ti sei posto questa domanda, sei nel posto giusto per scoprire cosa rende così complessa la nuova corsa alla Luna, quella che oggi chiamiamo programma Artemis.

Per comprendere la difficoltà di questa nuova impresa, è fondamentale partire dal contesto in cui il programma Apollo si sviluppò. Negli anni ’60, la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica era in pieno svolgimento, e la corsa allo spazio divenne una delle sue principali manifestazioni. L’obiettivo era chiaro: arrivare sulla Luna prima dei sovietici, una competizione che ha spinto gli Stati Uniti a destinare enormi risorse e a mobilitare tutta la potenza tecnologica del momento. Con un budget federale statunitense che allocava ben il 4,4% delle risorse alla NASA, il programma Apollo aveva a disposizione una somma equivalente a 280 miliardi di dollari odierni. La missione di Apollo era breve, mirata e strettamente legata a un contesto geopolitico. Ma cosa è cambiato nel tempo?

Oggi, il contesto politico e economico è profondamente diverso. La Guerra Fredda è ormai un ricordo del passato, e con essa anche la spinta competitiva che alimentava le missioni spaziali. Il programma Artemis, infatti, ha obiettivi ambiziosi ma molto più complessi: non si tratta più di conquistare la Luna con un semplice atterraggio, ma di stabilire una presenza umana duratura sulla superficie lunare, con la costruzione di un avamposto e di una stazione spaziale orbitante chiamata Gateway. La NASA ha deciso di puntare su una strategia a lungo termine, ma il budget per la missione è ben lontano da quello che aveva a disposizione negli anni ’60. Oggi, infatti, la NASA riceve solo lo 0,5% del budget federale statunitense, una cifra molto inferiore rispetto al passato e che impone restrizioni economiche importanti.

Questa contrazione del budget ha un impatto diretto sulla realizzazione delle nuove missioni. Se il programma Apollo poteva godere di risorse quasi illimitate, il programma Artemis deve fare i conti con budget limitati e con il bisogno di ottimizzare ogni spesa. Inoltre, i costi di sviluppo delle nuove tecnologie necessarie per le missioni spaziali sono estremamente elevati. A differenza di Apollo, che beneficiava delle tecnologie più avanzate dell’epoca, oggi la NASA si trova a dover ripartire da zero. Le tecnologie utilizzate nel programma Apollo sono ormai obsolete: nuovi materiali, nuovi software e sistemi di navigazione devono essere sviluppati da capo. Non solo, la sicurezza, che all’epoca non era una priorità assoluta, oggi è la principale preoccupazione. Se negli anni ’60 le missioni erano caratterizzate da una certa dose di rischio, oggi non possiamo permetterci gli stessi errori. L’obiettivo è garantire che ogni missione sulla Luna, e ogni passo che l’uomo farà sul nostro satellite, sia il più sicuro possibile.

A complicare ulteriormente le cose, vi è il fatto che molte delle conoscenze tecniche sviluppate durante il programma Apollo sono andate perse con il passare degli anni. La fine della Guerra Fredda e il progressivo pensionamento delle generazioni che avevano lavorato su quei progetti hanno causato una “perdita” di capitale umano. Non è un caso che molte delle competenze specifiche necessarie per progettare le missioni lunari siano oggi distribuite su una nuova generazione di ingegneri e scienziati, che devono fare affidamento su una base di conoscenze in parte incompleta.

Ma quali sono, concretamente, gli obiettivi del programma Artemis? Se Apollo si concentrava principalmente sull’atterraggio, Artemis ha obiettivi molto più ambiziosi. Il polo sud lunare, una regione ricca di risorse come l’acqua, è diventato uno degli obiettivi principali. Sfruttare le risorse lunari per la produzione di acqua e ossigeno, così come studiare gli effetti della regolite, il suolo lunare, è fondamentale per la creazione di una base permanente sulla Luna. Ma il polo sud è una regione difficilissima da raggiungere, molto più complessa rispetto alle aree esplorate nel programma Apollo. Le sfide tecnologiche legate alla costruzione di una base permanente sono enormi e richiedono una preparazione ben più avanzata rispetto a quanto fosse necessario negli anni ’60.

Tornare sulla Luna, quindi, non è solo una questione di capacità tecnologiche, ma anche di tempi e risorse. La NASA sta puntando su missioni a lungo termine, ma queste richiedono tempo per svilupparsi, denaro per essere finanziate e innovazione per essere realizzate. Ogni passo sulla Luna oggi è il risultato di decenni di ricerca, sviluppo e sperimentazione. La creazione di una base lunare permanente e l’esplorazione delle risorse lunari sono obiettivi che comportano nuove sfide, tecniche e logistiche, che il programma Apollo non ha mai dovuto affrontare.

Concludendo, il ritorno sulla Luna rappresenta una sfida colossale per l’umanità, che richiede una combinazione di innovazione, perseveranza e risorse. Se l’impresa del 1969 ha rappresentato il trionfo della capacità umana di superare i propri limiti, oggi il programma Artemis rappresenta il passo successivo, un balzo ancora più grande, ma altrettanto ricco di opportunità. L’umanità, con il giusto spirito, è pronta a compiere un nuovo, epico balzo verso la Luna, anche se questa volta sarà un’impresa molto più complessa di quella che Neil Armstrong e Buzz Aldrin conquistarono nel 1969.

maio

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Massimiliano Oliosi, nato a Roma nel 1981, laureato in giurisprudenza, ma amante degli eventi e dell'organizzazione di essi, dal 1999 tramite varie realtà associative locali e nazionali partecipa ad eventi su tutto il territorio nazionale con un occhio particolare al dietro le quinte, alla macchina che fa girare tutto.

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