“ un animale col corpo di una mucca e la testa di un cavallo “.
A chi non piace Snyder, la sua regia, la sua sensibilità narrativa, il suo modo di trasporre i fumetti DC su pellicola, i suoi slowmo, i suoi turnig points banali ma potenti, non potrà piacere nemmeno questo film. Questo, dei film di Zack Snyder, è probabilmente il film più “Zack Snyder” in assoluto. 300, Watchmen, Sucker Punch, Man of Steel, Batman v Superman hanno tutti quel tocco visionario che li accomuna, quella saturazione bassa dei colori, quelli slow motion che hanno reso celebri alcune scene, ma sono tutti film che hanno un limite : il tempo.
Per una serie di eventi fortuiti, in questo caso Snyder ha invece avuto carta bianca e il suo Justice League diventa un qualcosa che va ben oltre il concetto di Director’s Cut, un qualcosa che personalmente definirei come Director’s Identity. Tutti sappiamo che Snyder nel 2017 ha dovuto abbandonare il suo film, film che è stato tagliato, rimaneggiato, parzialmente rigirato, confezionato e venduto da Warner Bros in una veste molto più leggera e commerciale, ma talmente snaturata della sua essenza che forse ritroviamo la migliore definizione in una frase che Ben Affleck stesso uso al tempo per definire la cosa:
Personalmente, da nerd amante di cinema, making of, backstage e retroscena in generale, seguo la vicenda dalla nascita dell’hashtag Release The Snyder Cut, e a seguito delle dichiarazioni degli attori e di alcuni segnali che il regista stesso ha disseminato nel tempo ( memorabile fu l’evento comics dove sulla locandina era nascosto il numero col minutaggio del suo Justice League) non avevo dubbi della sua esistenza, ma non credevo che la versione iniziale del film potesse essere così distante da quella uscita al cinema quattro anni fa.
In questa versione, non priva di difetti intendiamoci (alcuni effetti visivi vanno bene per la tv, ma risultano ancora un po’ grossolani se il film fosse stato distribuito al cinema), troviamo decisamente una dinamica più convincente nella relazione tra i personaggi, una narrativa più distesa che si prende i suoi tempi e che colma moltissime lacune rispetto alla versione passata, e il tutto tempestato di mille milioni si scene rallentate, che rendono Snyder il regista più fumettistico del panorama attuale, poiché non potendo arrestare le immagini, le rallenta all’inverosimile con lo scopo di regalare delle tavole da paginone centrale di un fumetto DC, ma su grande schermo.
Di questo grande lavoro ne risentono positivamente tutti i personaggi, soprattutto quelli “castrati“ dal montaggio del 2017, ed infatti qui ritroviamo un Batman motivato e reduce dai sensi di colpa, un flash leggero ma non troppo, un Superman decisamente più convincente, un Cyborg che finalmente ha un senso e fa da collante tra le vicende della squadra e i famosi cubi della creazione e l’introduzione di un personaggio fikiiiissimo che aggiunto alla scena finale mostra palesemente la volontà del regista di portare avanti il suo progetto…
Perché parliamoci chiaro, aldilà delle ultime dichiarazioni, è evidente che Zack stia cercando una seconda opportunità e per quanto in molti si siano già sbilanciati dicendo che “È IMPOSSIBILE che Warner torni sui suoi passi dando nuova spinta al progetto iniziale, ricordo che erano sempre in molti quelli che fino ad un anno fa dicevano che “ERA IMPOSSIBILE“ che esistesse una Snyder’Cut di Justice Legague e invece, siamo qui a parlarne, perché come ricorda spesso il caro buon Dave Filoni : Never say never.
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