La Sicilia è una terra ricca di storia, cultura e tradizioni, ma anche di misteri e leggende. Una di queste riguarda il leggendario Re Artù, il sovrano della Britannia che ha combattuto contro i barbari invasori e ha cercato il Santo Graal. Secondo una leggenda sicula, tramandata da secoli per via orale, Re Artù avrebbe raggiunto l’Italia per fondare un magico regno nella regione del maestoso Monte Etna, il vulcano più alto e attivo d’Europa.
Il contesto storico
Questa leggenda ci riporta indietro nel tempo, ai primi anni dell’occupazione normanna in Sicilia, iniziata intorno al 1061 e completata nel 1130 con la vittoria sui dominatori arabi e bizantini. I Normanni erano un popolo di origine scandinava che si era stabilito in Francia, nella regione della Normandia, da cui prendono il nome. Essi erano discendenti dei Vichinghi, i famosi guerrieri e navigatori che avevano esplorato e saccheggiato le coste dell’Europa occidentale.
I Normanni erano anche imparentati con i Bretoni, i popoli celtici che abitavano la Bretagna, la penisola francese a ovest della Normandia. La Bretagna era stata colonizzata dai Britanni, gli antichi abitanti della Britannia, che erano fuggiti dall’isola dopo le invasioni dei Sassoni, degli Angli e dei Juti, i popoli germanici che avevano dato origine all’Inghilterra.
La Bretagna e la Sicilia erano quindi fortemente legate tra loro, tanto che si affermava comunemente: “guerra con tutti, tranne che con gli inglesi”. I Normanni e i Bretoni condividevano infatti la stessa cultura, la stessa religione cristiana e lo stesso amore per le storie cavalleresche e le leggende arturiane.
La spada spezzata
La leggenda di Re Artù narra delle sue imprese eroiche, delle sue avventure alla ricerca del Santo Graal, del suo amore per la bella Ginevra e della sua fedeltà ai cavalieri della Tavola Rotonda. Ma narra anche della sua tragica fine, causata dal tradimento di suo figlio Mordred, frutto di una relazione incestuosa con sua sorellastra Morgana, che si era schierata contro di lui.
L’epico scontro tra Re Artù e Mordred si svolse nella battaglia di Camlann, dove entrambi persero la vita. Durante il duello, la mitica spada Excalibur, donata ad Artù dalla Dama del Lago, si spezzò in due parti. Excalibur era una spada magica, capace di tagliare qualsiasi cosa e di rendere invincibile chi la impugnava. La sua rottura simboleggiava la fine del regno di Artù e dei suoi ideali.
L’isola di Avalon
Dopo la battaglia di Camlann, Re Artù fu portato via dal campo di battaglia da alcuni dei suoi fedeli cavalieri. Secondo alcune versioni della leggenda, egli morì per le sue ferite e fu sepolto in un luogo segreto. Secondo altre versioni, invece, egli fu salvato dalla strega Morgana, ancora innamorata di lui. Morgana lo trasportò magicamente nella mitica e incontaminata isola di Avalon, anche conosciuta come isola delle Mele. Questo luogo paradisiaco era circondato da acque cristalline e turchesi, e abbracciato da una varietà di flora e fauna. Inoltre, era alimentato da un fuoco liquido perpetuo che manteneva una temperatura ideale.
Morgana curò le ferite di Artù con le sue arti magiche e lo lasciò sull’isola in attesa del suo ritorno. Si dice infatti che Re Artù non sia morto, ma che sia solo addormentato in una grotta, pronto a risvegliarsi quando la Britannia avrà di nuovo bisogno di lui.
Il regno nel vulcano
Ma la leggenda sicula aggiunge un altro capitolo alla storia di Re Artù e della spada Excalibur. Secondo questa versione, Artù non rimase a lungo sull’isola di Avalon, ma decise di riprendere la sua missione. Egli voleva infatti ricongiungere i due pezzi della sua spada spezzata e ripristinare il suo potere. Ma quale luogo, calore o materiale avrebbero potuto riunire i due pezzi se non quello del vulcano Etna, la leggendaria fucina di Efesto, il dio greco del fuoco e della metallurgia? Artù pregò l’arcangelo Michele, protettore dei combattenti, di portarlo lì per riparare l’arma.Michele accettò, con la condizione che Artù fondasse un nuovo regno all’interno del vulcano per proteggerlo dall’ira del maestoso vulcano che di tanto in tanto si risvegliava. Artù accettò e si recò in Sicilia, portando con sé i due pezzi della spada e alcuni dei suoi cavalieri più fidati.
Per questo motivo, chiamò la sua sorellastra Morgana, con la quale si era riconciliato, chiedendo il suo aiuto per costruire una sontuosa residenza all’interno del vulcano. Morgana accettò e usò i suoi poteri per creare un palazzo incantato, circondato da giardini meravigliosi e fontane magiche. Lì, Artù e Morgana vissero insieme per un periodo felice, dimenticando i loro passati conflitti.
Il miraggio di Morgana
Nel frattempo, Morgana, una donna capace di gesti e sacrifici estremi, avendo lasciato il regno di Avalon per fare spazio ad Artù, dovette cercare una nuova dimora. Secondo una leggenda, decise di stabilirsi nell’estremità dello stretto di Messina, dove fondò il suo nuovo regno.Si dice che l’effetto ottico di Morgana nello stretto sia la sua creazione. Questo fenomeno può essere osservato durante le giornate soleggiate, quando una corrente d’aria calda incontra una corrente d’aria fredda, e la luce, reagendo in modo diverso agli strati dell’aria, crea un effetto lente che si trasforma in un miraggio unico nel suo genere.Il miraggio di Morgana mostra immagini distorte e ingrandite di oggetti o persone che si trovano sulla costa opposta dello stretto o sulle isole vicine. A volte si possono vedere anche castelli, torri, navi o animali fantastici. Si tratta delle visioni generate dalla mente di Morgana, che proietta le sue fantasie sullo specchio d’acqua.
Il ritorno in Britannia
Secondo una versione, la leggenda sicula termina con il ritorno di Re Artù in Britannia. Dopo aver riparato la sua spada Excalibur con il fuoco dell’Etna e aver fondato il suo regno segreto nel vulcano, Artù sentì il richiamo della sua patria. Egli decise quindi di lasciare la Sicilia e Morgana e di tornare a combattere per la sua gente. Morgana lo accompagnò fino al porto e lo salutò con un bacio. Poi lo guardò allontanarsi sulla sua nave, mentre le lacrime le rigavano il viso. Si dice che da quel giorno Morgana non abbia mai più sorriso e che abbia continuato a creare il suo miraggio nello stretto per ricordare il suo amore perduto.Re Artù tornò in Britannia e riprese il suo trono. Ma non dimenticò mai la Sicilia e il suo focoso amore per la Fata Morgana
Secondo un’altra versio il leggendario sovrano rimase sull’Etna innamorato della Sicilia, delle sue bellezze naturali e della sua gente. Dimenticò la sua moglie Ginevra e i suoi cavalieri e si dedicò a proteggere l’isola dai pericoli. Si dice che l’Etna eruttasse solo quando Re Artù si assentava per portare i doni della Sicilia ai bambini inglesi .
La verità storica dietro la leggenda
La leggenda siciliana di Re Artù è ovviamente frutto di fantasia, ma contiene alcuni elementi che si rifanno alla storia reale. Innanzitutto, la figura di Re Artù è ancora oggetto di dibattito tra gli storici, che non sono concordi sull’esistenza storica del sovrano e sulla sua identificazione con un personaggio reale . Alcuni ritengono che Re Artù sia stato un capo militare romano-britannico che difese la Britannia dalle invasioni dei barbari tra il V e il VI secolo . Altri sostengono che sia stato un re celtico o un eroe mitologico .
Infine, la leggenda siciliana riflette il legame tra la Sicilia e la Britannia durante il periodo normanno. I Normanni erano un popolo di origine scandinava che si stabilì in Francia nel X secolo e poi si espansero in altre regioni d’Europa. Nel 1066, Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia, invase l’Inghilterra e divenne re. Nel 1061, i suoi parenti Roberto il Guiscardo e Ruggero d’Altavilla iniziarono la conquista della Sicilia, sottraendola agli Arabi e ai Bizantini. I Normanni portarono con sé la loro cultura, la loro architettura e la loro religione cristiana. Inoltre, favorirono i contatti tra la Sicilia e l’Inghilterra, sia a livello politico che commerciale . La leggenda siciliana di Re Artù è quindi un esempio di come la storia e la fantasia si possano intrecciare per creare racconti affascinanti e suggestivi.
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