Netflix ha lanciato la sua nuova serie originale, “Ragazzo divora universo”, basata sull’omonimo bestseller di Trent Dalton, pubblicato in Italia da Harper Collins. Si tratta di un adattamento televisivo del romanzo semiautobiografico dell’autore australiano, che mescola elementi di crime, coming of age e realismo magico.
La trama
Un padre perduto, un fratello muto e una madre tossicodipendente in recupero, un patrigno che spaccia eroina e un famigerato criminale come babysitter. Eli Bell cerca di seguire il proprio cuore per diventare una persona migliore, ma il destino continua a disseminare ostacoli sul suo cammino.
“Questa è una storia che racconta di come è possibile amare qualcuno che ha ucciso. Di come è possibile amare qualcuno che ti ha ferito profondamente. È una storia per coloro che non ci credono, per coloro che invece ci credono e per i sognatori. Ogni anima persa può essere ritrovata. Ogni destino può essere cambiato. Il male può trasformarsi in bene. L’amore conquista ogni cosa”.
La serie, composta da sette episodi, è ambientata nella Brisbane degli anni ’80, una città lontana dall’immagine solare e turistica dell’Australia, ma segnata dalla povertà, dalla violenza e dalla droga. In questo scenario, vivono i protagonisti della storia, i fratelli Eli e Gus Bell, interpretati dai giovani attori Felix Cameron e Lee Tiger Halley. I due ragazzi sono figli di una madre tossicodipendente, Frances (Phoebe Tonkin, nota per i suoi ruoli in The Vampire Diaries e The Originals), e di un patrigno spacciatore, Lyle (Travis Fimmel, ex star di Vikings e Raised by Wolves). Il loro padre biologico, Robert (Simon Baker, il celebre mentalista), è un giornalista che ha abbandonato la famiglia e che ora vive in una comunità di recupero per ex detenuti.
Eli e Gus sono due caratteri opposti: Eli è ribelle, curioso e sognatore, mentre Gus è silenzioso, pacifico e misterioso. Gus non parla, ma scrive nell’aria con le dita, un linguaggio che solo Eli riesce a capire. I due fratelli sono molto legati tra loro e alla madre, che cercano di proteggere dalla dipendenza e dai pericoli che li circondano. Il loro sogno è di scappare da quella vita e di portare con loro Frances, che amano nonostante i suoi errori.
La loro esistenza cambia quando scoprono un telefono rosso nascosto in un tunnel sotterraneo, accessibile da un armadio della loro casa. Il telefono li mette in contatto con un uomo misterioso, che si fa chiamare Slim (Bryan Brown, veterano del cinema australiano), e che dice di essere il loro angelo custode. Slim li guida in una serie di avventure, che li porteranno a scoprire i segreti della loro famiglia, a confrontarsi con il mondo criminale di Brisbane e a crescere nonostante ogni tragedia.
La critica
La serie è stata diretta da tre registi australiani: Bharat Nalluri, Jocelyn Moorhouse e Kim Mordaunt. La sceneggiatura è stata curata da John Collee, che ha trasposto il romanzo di Dalton in un racconto televisivo. La serie ha ricevuto recensioni contrastanti da parte della critica e del pubblico. Da un lato, è stata apprezzata per la bravura degli attori, in particolare dei due giovani protagonisti, e per la capacità di creare un’atmosfera onirica e surreale, che rende la storia diversa dalle solite serie crime. Dall’altro lato, è stata criticata per la sua mancanza di originalità e di coerenza, e per il suo eccessivo richiamo alla serie “Shameless”, di cui sembra essere una versione australiana.
Infatti, la serie riprende molti elementi della famosa serie britannica e americana, che racconta le vicende di una famiglia disfunzionale e caotica, i Gallagher, alle prese con la povertà, la droga e la delinquenza. La famiglia Bell sembra essere una copia dei Gallagher, con la differenza che i figli sono solo due e che il padre non è un alcolizzato, ma un ex criminale. Anche la trama e i personaggi sono simili, con situazioni e dialoghi che ricordano quelli di “Shameless”. Inoltre, la serie non riesce a bilanciare bene i diversi generi che mescola, passando da scene drammatiche a scene comiche, da scene realistiche a scene fantastiche, senza una logica narrativa.
Tuttavia, la serie ha anche dei punti di forza, che la rendono interessante e coinvolgente. Il primo è il realismo magico, che si manifesta in molte situazioni che sfidano la logica. Questo elemento dà alla serie un tono fiabesco e poetico, che contrasta con la durezza della realtà. Il secondo è il tema del rapporto tra fratelli, che è al centro della storia. Eli e Gus sono due personaggi ben caratterizzati e affascinanti, che si sostengono e si aiutano a crescere. Il loro legame è forte e commovente, e rappresenta il cuore della serie. Il terzo è il contesto storico e sociale, che mostra una Brisbane degli anni ’80 diversa da quella che si conosce, una città in cui la criminalità, la corruzione e la violenza sono all’ordine del giorno. La serie offre quindi uno spaccato di una realtà poco conosciuta, che può incuriosire e sorprendere lo spettatore.
La conclusione
“Ragazzo divora universo” è una serie che ha dei pregi e dei difetti, che non la rendono né un capolavoro né un flop. È una serie che può piacere a chi cerca una storia di formazione e crime con un tocco di magia, ma che può deludere a chi cerca una storia originale e coerente. È una serie che vale la pena di guardare, almeno per conoscere i personaggi di Eli e Gus, due ragazzi che cercano di diventare adulti in un mondo difficile, ma che non smettono di sognare.
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