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Quella scatola nera chiamata “Fumetto”

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La storia del media “Fumetto”
può essere fatta risalire all’epoca delle caverne, quando cioè i primi esseri umani realizzarono i graffiti per raccontare le loro battute di caccia ed episodi di vita quotidiana. Col passare del tempo il messaggio del fumetto non era più solo quello di raccontare storie di vita quotidiane ma anche, e credo in maniera più massiccia, storie fatte di “plausibilità”, rispetto al reale, e di “immaginario”.

 Citando Stefano Cristante, insegnante di Sociologia delle comunicazioni di massa all’Università degli Studi di Lecce e all’Università di Roma “La Sapienza”, si può dire che il fumetto è un mezzo di comunicazione che diventa “magazzino” d’interscambio tra gli altri media: data la sua natura così complessa, intrinsecamente anarchica come la musica o anche come la letteratura direbbe Vittorio Giardino, il fumetto è sempre stimolato verso nuove forme di sperimentazione. Le nuove forme comunicative colpiscono sia la scrittura, e tutto ciò che concerne la parte narrativa del fumetto, che l’ immagine grafica, la parte artistico-espressiva del fumetto. La combinazione di questi due elementi rende il fumetto più “reale”: la carta stampata prende vita sotto i nostri occhi, pagina dopo pagina, portandoci quasi per mano lungo tutta la narrazione.

Il fumetto, da molti considerato un surrogato dell’arte, è invece un’ arte stessa, al pari di un quadro, una poesia, un romanzo o un qualsiasi composizione artistica che serve ad esprimere una condizione, interna o esterna, dell’artista. In un primo tempo veniva considerato un ibrido tra scrittura ed immagine, qualcosa a metà strada tra cinema, letteratura e disegno, poi si è diffuso il nome di quest’ arte: la “Sequenzial Art.”. In parte riprende la tendenza romantica al simbolismo (sviluppatasi in Germania ed Inghilterra), corrente letteraria che si accosta molto alla pittura post-impressionista.

Nel fumetto la vita fa da sfondo e lo sfondo della vita è una visione personale dell’autore del contesto contemporaneo. I personaggi che vivono tali vicende, di qualunque natura essi siano, collocati nel futuro o nel passato, non sono altro che stereotipi che incarnano determinati valori, processi iconografici interpretabili da tutti.Il fumetto ha anche l’obbiettivo di trasmettere una coscienza esistenziale per potersi rapportare al mondo, e quindi alla vita. Grazie alle maschere adoperate, il fumetto può essere destinato alla propaganda politica ed ideologica, ad una rappresentazione fantastica del mondo con un linguaggio onirico. Problema fondamentale che accompagna questo media è l’accostamento all’universo dei più giovani: ciò infatti comporta una sottovalutazione di quello che il fumetto trasmette attraverso la sua arte.

Questa chiave di lettura approccia al fumetto come i comportamentisti all’uomo: qualunque azione umana poteva essere misurata e per farlo occorreva rispondere alla formula “S(stimolo) –>R(risposta), tutto ciò che implicava le dinamiche interne al nostro cervello non veniva considerato. Allo stesso modo si guarda al fumetto, un semplice mezzo comunicativo che mancherebbe dei mezzi necessari per poter diventare un media effettivo: aprire la scatola nera “fumetto” significa dimostrare che esso è non solo un media tra i media ma anche un terreno fertile in cui tutti i media attingono materia prima per la loro produzione comunicativa.

Redazione

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