Lo confesso: sto scrivendo questo articolo nel cuore della notte. Sì, letteralmente nel cuore della notte. Il mondo là fuori dorme — o almeno dovrebbe. Ma io sono qui, con lo schermo che mi illumina il volto e una tazza di tè ormai freddo accanto alla tastiera. E no, non sono l’unica. Se stai leggendo queste righe alle 2:47 AM con le occhiaie già in fase “zombie post-apocalittico”, benvenutə nel club. Quello non ufficiale, ma affollatissimo, dei procrastinatori del sonno per vendetta.
Hai presente quella sensazione? Giornate talmente piene da sembrare incastri di Tetris giocati male, un susseguirsi di impegni, notifiche, deadline, telefonate, riunioni e doveri che non lasciano nemmeno un’ora per respirare. E poi… la sera. La benedetta, sospirata, sacrosanta sera. Quando finalmente nessuno ti chiede nulla, il telefono tace (più o meno), e il mondo, quel mondo che ti ha spremuto per ore, si zittisce. È lì che parte la ribellione. Non vai a dormire. Perché anche se sei stancə morto, quello è il TUO momento.
Ed è così che ti ritrovi a continuare quella maledetta missione secondaria su Baldur’s Gate 3 anche se hai detto “giusto 10 minuti”. Oppure decidi di ricominciare Battlestar Galactica perché “una puntata sola dai”. O magari ti perdi in un wormhole di Reddit che inizia con “teorie su Evangelion” e finisce tre ore dopo con articoli su come cucinare nello spazio. Sì, sei stanco. Ma finalmente sei anche padrone del tuo tempo.
Ecco, questa è la Revenge Bedtime Procrastination. E no, non è solo un modo figo per dire che stiamo facendo tardi. È una dichiarazione di guerra silenziosa contro una vita che spesso ci toglie troppo.
Quando il sonno diventa un atto di ribellione nerd
Il termine, che suona quasi come il nome di un boss finale in un JRPG, ha radici interessanti. È emerso in Cina, un Paese dove ritmi di lavoro disumani come il famigerato “996” (9 di mattina – 9 di sera, 6 giorni a settimana) hanno portato le persone a prendersi di forza del tempo solo per loro. Il concetto è semplice e tagliente: se la mia giornata è stata rubata dal lavoro o dagli obblighi, allora le ore notturne sono mie. A qualunque costo.
Per noi nerd, il concetto ha una sfumatura ancora più intensa. Perché il nostro “tempo libero” non è semplicemente relax. È passione, identità, rifugio. È il tempo per leggere quel manga, grindare su Final Fantasy XIV, finire quel fumetto Marvel che staziona sul comodino da due settimane. È il momento in cui torniamo a essere noi stessi, in un mondo che spesso ci vuole produttivi, performanti, sempre connessi ma mai veramente presenti.
Ma ne vale la pena? (spoiler: no, ma lo facciamo lo stesso)
E lo sappiamo tutti: il giorno dopo paghiamo pegno. Cervello in modalità sabbie mobili, umore da goblin intrattabile, corpo che grida vendetta per ogni ora di sonno mancata. Eppure… ogni sera ci ricaschiamo.
C’è chi dice che è colpa nostra. Ma io credo sia colpa di un sistema che ci lascia talmente poco tempo per essere semplicemente umani da farci diventare ladri notturni di ore. È come se la notte diventasse un glitch nel sistema, un cheat code segreto in cui possiamo inserire finalmente la nostra “sessione libera”. Ma quel cheat ha un prezzo.
Le trappole digitali (e le sirene del binge-watching)
E diciamocelo: siamo anche dei bersagli perfetti. Le piattaforme lo sanno. Netflix ti butta in faccia l’episodio successivo prima ancora che tu abbia finito il respiro post-credits. I social hanno algoritmi che sembrano creati da Loki in persona: ti promettono un meme e ti ritrovi dopo un’ora a guardare video su come si fa il pane nello spazio. I giochi online? Hanno eventi notturni, bonus XP se logghi dopo mezzanotte, e amici che si collegano solo tardi. Il tempo scivola via. Ed è sempre un “ancora 5 minuti”.
Come ne usciamo? (Spoiler: a piccoli passi. E con tanto amore nerd)
Non esistono formule magiche, purtroppo. Nessuna pozione in stile D&D per recuperare otto ore di sonno con un sorso. Ma qualche incantesimo quotidiano possiamo provarlo. Tipo imparare a pianificare il tempo libero come se fosse un appuntamento importante (perché lo è!). Oppure costruirci una routine serale che ci accompagni dolcemente verso il riposo, invece di teletrasportarci da una battaglia su League of Legends al letto con gli occhi sbarrati e il cervello in overclock.
Magari possiamo cominciare a perdonarci quando ci capita, invece di rimproverarci. Essere più consapevoli, un po’ più gentili con noi stessə. E chissà, forse una sera riusciremo anche a chiudere tutto alle 23, prenderci una tisana e dormire come dei veri eroi fantasy tra un sogno e l’altro.
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