Presenze e Assenze è l’ultima opera poetica di Davide Vaccino, autore dai toni pessimistici, dai versi velati di una tristezza che sembra emergere dall’oceano dell’animo come una nebbia che impregna i versi e poco a poco avvolge il lettore. Ma forse non è tristezza, almeno come normalmente l’intendiamo, bensì un’intensa angoscia che riverbera nelle parole, nel fluttuare del discorso, un’esplosione che solo all’apparenza è liberatoria, ma che poi rifluisce implacabile donde è venuta.
Ma che cosa s’intende per Presenze e per Assenze? Ho girato la domanda all’autore nel corso di un’intervista e lui è stato ampiamente chiarificatore, intendendo per presenze quei punti fermi su cui si può contare, come le convinzioni, gli ideali sociali e politici, l’amore per chi è a noi vicino. Le assenze sono invece ciò che si è perso, i rimpianti, le persone che sono scomparse per sempre dalla nostra vita. Così, frutto di un gravoso meditato lavoro, le poesie di questa silloge si snodano lungo questo percorso tematico, impervie vette della creatività che s’affacciano al mondo, trasognate immagini di una realtà interiore che vogliono dialogare con il lettore.
In questo gioco, se così si può chiamarlo, di presenze e di assenze il poeta è testimone di un dipanarsi di grovigli che si linearizzano nel verso, mantenendo l’originaria curvatura, gomitoli di pensiero che s’infrangono sullo scoglio del tempo schiumando dimensioni cerebrali di una spinta interiore.Vacccino è infatti profondo ed oscuro anche quando all’apparenza sembra leggero, anzi, guardatevi bene dai suoi versi più semplici, così come da quelli troppo complessi o articolati: essi non sono mero esercizio di stile o, peggio ancora, “riempitivi”, bensì “messaggi subliminali” che aprono le porte di un universo che non ci appartiene, ma che il poeta sembra capire. (Thomas Lowe)[…] Il termine “presenze” dovrebbe introdurre, come solitamente avviene, sentimenti legati al senso, al cuore; le “assenze” viceversa interessano, generalmente, la mente, la memoria; non è detto che non giungano al cuore, ma lo fanno, come si dice, per vie traverse, con un percorso più articolato, più vissuto e sofferto (Arnaldo Colombo).