Oggi, 17 marzo, è la festa di San Patrizio, ovvero la ricorrenza che celebra il patrono d’Irlanda e l’introduzione del cristianesimo sull’isola, portato proprio da San Patrizio. E mentre in Irlanda si commemora questa data in Italia, a Orvieto, la struttura che porta il nome del santo irlandese racconta una storia diversa, ma ugualmente affascinante. Il Pozzo di San Patrizio, situato ad Orvieto, è uno dei capolavori dell’ingegneria rinascimentale, un luogo ricco di storia e di significati simbolici che si intrecciano con le tradizioni cristiane e con la matematica. Con la sua costruzione tra il 1527 e il 1537, il pozzo è un esempio straordinario di ingegno umano, voluto dal papa Clemente VII per garantire l’approvvigionamento idrico in caso di assedio. Ma c’è molto di più da scoprire dietro le sue mura, sia sul piano storico che numerico, un perfetto esempio di come arte, scienza e fede possano convivere in un’unica struttura.
Originariamente conosciuto come “Pozzo della Rocca”, il pozzo fu costruito sotto la supervisione di Antonio da Sangallo il Giovane, anche se Giovanni Battista da Cortona fu incaricato di continuare i lavori durante le sue assenze. La sua costruzione rispondeva a una necessità pratica: garantire acqua in caso di un eventuale assedio della città. Con una profondità di 54 metri e un diametro di 13 metri, il pozzo era progettato con una struttura cilindrica a base circolare, un design che riflette la maestria e l’attenzione ai dettagli. Al suo interno si trovano due rampe elicoidali, un vero e proprio capolavoro dell’ingegneria, che permettevano ai muli di trasportare l’acqua estratta senza mai intralciarsi. I 248 gradini e i 72 finestroni che consentono alla luce di penetrare all’interno del pozzo contribuiscono a dare un’impressione di grandiosità e mistero.
Ma la struttura non è solo un’opera ingegneristica, è anche un luogo simbolico. Con il passare del tempo, il pozzo è stato associato alla figura di San Patrizio, in particolare per la sua connessione con il “Purgatorio di San Patrizio”. La leggenda vuole che San Patrizio, ritirandosi in preghiera vicino a una grotta sull’isolotto di Station Island nel Lough Derg, affrontasse una serie di prove spirituali per purificarsi, un concetto che si riflette nella discesa profonda all’interno del pozzo di Orvieto. Questa associazione ha trasformato il pozzo in un luogo di espiazione, un richiamo alle sofferenze e alla redenzione, proprio come la grotta in Irlanda.
La parte esterna del Pozzo di San Patrizio è altrettanto affascinante. Decorato con i gigli farnesiani, simbolo della famiglia Farnese che in quel periodo aveva grande influenza sulla città, il pozzo si distingue per la sua bellezza sobria ma imponente. La scritta sulla sua entrata, “quod natura munimento inviderat industria adiecit”, sottolinea il concetto di come l’ingegno umano possa sopperire alle carenze della natura, enfatizzando l’importanza della tecnica e della creatività per il benessere collettivo. La costruzione stessa del pozzo rappresenta questa filosofia, unendo funzionalità e bellezza in un’opera che resiste al passare del tempo.
Interessante è anche la moneta coniata per celebrare la costruzione del pozzo, ideata dal famoso artista Benvenuto Cellini. La moneta, che porta la scritta “UT BIBAT POPULUS” (“perché il popolo beva”), mostra una scena biblica in cui Mosè trafigge una roccia per far sgorgare l’acqua, un chiaro riferimento al ruolo vitale che il pozzo avrebbe avuto per la città di Orvieto. La moneta, oggi conservata nei Musei Vaticani, è un simbolo tangibile della connessione tra la storia religiosa, l’arte e l’ingegneria.
Il Pozzo di San Patrizio non è solo un monumento storico, ma un vero e proprio “contenitore di numeri”. Alcuni studiosi, come Luciano Cencioni, hanno notato sorprendenti corrispondenze tra la struttura del pozzo e la sezione aurea, una delle proporzioni matematiche più celebri. Secondo Cencioni, se si moltiplica il diametro del cilindro interno del pozzo per la costante di Fidia (1,618), si ottiene un valore molto vicino al diametro esterno della struttura, indicando che il progetto del pozzo potrebbe essere stato ispirato dalle leggi della geometria sacra, anche se probabilmente in modo inconscio. Questa connessione tra matematica e arte, che si ritrova anche in opere come la Piramide di Giza e la Gioconda, aggiunge un ulteriore strato di fascino alla già incredibile bellezza del Pozzo di San Patrizio.
Ogni anno, turisti e visitatori accorrono ad Orvieto non solo per ammirare la magnificenza del pozzo, ma anche per partecipare alla tradizione di gettare una monetina nel suo profondo, con la speranza di tornare a visitarlo. Un gesto che, seppur legato alla superstizione, dimostra quanto il Pozzo di San Patrizio sia entrato nell’immaginario collettivo come un simbolo di speranza e di eternità. Tutt’oggi questa straordinaria opera architettonica affascina per la sua ingegnosità e per la sua capacità di unire in sé storia, arte, religione e matematica. Non è solo un luogo da visitare, ma un’esperienza da vivere, un viaggio nella bellezza senza tempo che ha attraversato secoli e che continua a raccontare la storia di Orvieto, dell’ingegno umano e di San Patrizio, patrono d’Irlanda, che in un certo senso continua a vegliare su questo straordinario monumento.
Foto di copertina di Carlo Dominioni – Opera propria, CC BY 4.
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