Ci sono film che nascono per stupire, altri per emozionare, e poi c’è Popeye the Slayer Man, un progetto che sembra urlare: “Perché no?”. Questo film horror, previsto per il 2025, prende uno dei personaggi più iconici del fumetto e dell’animazione americana e lo reimmagina come un incubo splatter, grottesco e profondamente ironico. È un’operazione che potrebbe sembrare folle, ma nel suo essere eccessiva e volutamente trash, trova un pubblico che non vuole prendersi troppo sul serio.
Il leggendario Braccio di Ferro originale, nato nel 1929 dalla mente di Elzie Crisler Segar, è un personaggio radicato nell’immaginario collettivo. Simbolo di resilienza e spirito operaio, ha accompagnato generazioni attraverso fumetti, cartoni e pubblicità, sempre con il suo inconfondibile ghigno e l’immancabile barattolo di spinaci. Ma questo Popeye? Scordatevi il marinaio gentile ma irascibile: il Slayer Man è un mostro, nato da una rivisitazione che ribalta completamente il significato della sua storia. La trama, volutamente semplice, segue un gruppo di giovani aspiranti documentaristi che si avventurano in una fabbrica di spinaci abbandonata, luogo infestato dal “Marinaio”. Gli spinaci, una volta simbolo di forza e bontà, diventano in questa versione la fonte di un contagio maligno, trasformando Popeye in una figura demoniaca pronta a scatenare il caos.
Una produzione low-budget con ambizioni retrò
Il regista Robert Michael Ryan ha un approccio chiaro: riportare il pubblico agli anni ’80, quando l’horror era artigianale, fatto di sangue finto, make-up prostetico ed effetti speciali pratici. Niente CGI esagerata, solo un mix di trucchi vecchia scuola che esaltano il lato più cruento del film. Questa scelta, pur limitata dal budget, aggiunge un fascino ruvido e nostalgico al progetto. Jason Stephens, nel ruolo del nuovo Popeye, riesce a bilanciare un’interpretazione volutamente sopra le righe con un carisma inquietante. Anche il resto del cast — Angela Relucio, Sarah Nicklin e Sean Michael Conway — svolge il proprio ruolo di “carne da macello” con dignità, abbracciando il tono volutamente assurdo del film.
Popeye the Slayer Man non si limita a essere uno slasher, ma incorpora elementi sovrannaturali e una buona dose di humor nero. Le scene di morte saranno volutamente esagerate, quasi cartoonesche, richiamando l’estetica originale del personaggio in modo grottesco. Popeye, con il suo iconico ghigno e il tatuaggio dell’ancora, appare già dal trailer come una caricatura malata di sé stesso, una parodia che si prende gioco del mito che rappresenta.
Un’operazione di marketing geniale?
Il timing non è casuale: con personaggi di pubblico dominio che diventano terreno fertile per reinterpretazioni horror (tra cui un altro film horror sul personaggio di Braccio di Ferro: “Shiver Me Timbers“), Popeye the Slayer Man cavalca l’onda di questo trend, dimostrando come anche le figure più innocue possano essere trasformate in incubi viventi. Che si tratti di un’idea genuina o di una mossa commerciale, il film ha già attirato l’attenzione di un pubblico curioso.
Non c’è dubbio: Popeye the Slayer Man non sarà un film per tutti. Non cerca la profondità emotiva né l’innovazione narrativa. È puro intrattenimento trash, pensato per chi ama il lato più eccessivo del genere horror. Se apprezzate l’ironia, il sangue che scorre a fiumi e l’idea di vedere un’icona come Popeye trasformata in un assassino sovrannaturale, allora questo film potrebbe essere il vostro prossimo cult personale.
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