Quando si tratta di celebrare una specialità gastronomica, gli italiani non si tirano mai indietro, figuriamoci se si tratta della pizza. Il 17 gennaio è la Giornata Mondiale della Pizza, una ricorrenza in cui ricorre la festa di Sant’Antonio Abate, protettore dei fornai e dei pizzaioli. Un’iniziativa ripresa in tutto il mondo e dedicata a uno dei piatti ‘made in Italy’ più famosi di sempre. Basti considerare che soltanto in Italia durante l’anno vengono sfornate in media oltre 5.500 pizze al minuto. Ogni territorio d’Italia, ovviamente, ha le sue tradizioni e le sue peculiarità per quanto riguarda la Pizza: ce ne sono di tutte le forme, colori e sapori, perché, come per gran parte della cucina di casa nostra, ogni città ha saputo nel tempo reinterpretare e fare propria la più famosa delle ricette nazionalpopolari: la pizza.
Il trend in Italia
La città italiana più golosa di pizza è Milano, seguita da Roma, Napoli, Torino, Bologna. Annata che segna inoltre un particolare record: 38 pizze ordinate in una volta sola. Tra le pizze preferite dagli italiani, sul podio la Margherita, mentre al secondo posto la Bufalina, infine la medaglia di bronzo va alla Napoli, seguita da Marinara e Diavola. Dei classici intramontabili e insostituibili, non c’è pizza gourmet o speciale che tenga. Qui di seguito vi accompagniamo in un breve viaggio attraverso le pizze più ‘locali’ del Belpaese, le tante versioni differenti, la varietà degli ingredienti e le tradizioni legate a questo piatto così amato nel mondo.
Alla romana
Il suo nome è in quasi tutti i menu più classici: la pizza alla romana. Figlia di un’antica tradizione gastronomica laziale, il risultato è una pizza croccante, arricchita di ingredienti semplici e decisi come acciughe e capperi. La capitale italiana però ha saputo valorizzare un altro pezzo forte dei prodotti da forno, una prelibatezza che risale alla Roma antica, quella rurale, quella che ha sfornato la pinsa. Questa cugina della pizza è un’ottima alternativa.
Milano al trancio
Il melting pot che caratterizza culturalmente il capoluogo lombardo lo ritroviamo anche in cucina, anzi nel forno. Tante cucine tipiche, tanti sapori regionali e internazionali che rendono onore alla pizza dandole un’infinità di sfaccettature. Ciò che riassume e rappresenta al meglio il dinamismo della città e dei suoi abitanti e modalità, quasi tradizionale, con cui si consuma la pizza ovvero al trancio.
Napoli, m’ama, non m’ama
Regina assoluta e indiscussa del regno delle pizze è lei: Margherita. A solleticare il palato della regina Margherita di Savoia, nel 1889, ci penso Raffaele Esposito, che con pomodoro, fior di latte e basilico cambiò la storia dell’alimentazione… Mondiale. Roccaforte di questa tradizione culinaria, Napoli sforna i più grandi classici, dalla Bufala, alla Regina (che i comuni mortali chiamano prosciutto funghi), fino all’antica Marinara e alle tipica carrettiera (salsiccia e friarielli), solo per citarne alcune. Anzi, chiudiamo con un capolavoro, la pizza fritta.
Torino al tegamino
Proprio così, qui si mangia la pizza al tegamino, che alcuni chiamano ‘al padellino’. Una vera e propria tradizione piemontese. Piccola, spessa e morbida, ricorda vagamente una focaccia, si differenzia da quella classica anche per la doppia lievitazione dell’impasto e una cottura al forno dentro una teglia circolare e senza manici, resa aderente grazie a qualche goccia di olio d’oliva. Di questa particolare versione si sa che è nata negli anni trenta e che in quel periodo veniva preparata soltanto nei paraggi della splendida Mole.
Barese croccante
Lievita in tempi brevi, circa dodici ore, rimane piuttosto sottile e con dei bordi più bassi e croccanti rispetto a quella tradizionale: ecco la versione barese della pizza, anche in questo caso elaborata per la prima volta negli anni trenta dai primi pizzaioli della città. Tra i piatti tradizionali ce n’è uno davvero gustoso il cui nome, visto il contesto, potrebbe ingannare ed è il calzone barese. Si tratta, infatti, di una torta rustica con sfoglia di pasta di pane, ripiena di cipolle, acciughe, olive, capperi e pomodori.
Palermo al cacio
Troppo buono per non citarlo: lo sfincione. Una prelibatezza diversa rispetto alla pizza, più vicina a una focaccia, alta e soffice, ma soprattutto condita con sugo di pomodoro e caciocavallo senza un domani. Un prodotto gastronomico palermitano che non manca mai per le strade della città, le sue rosticcerie, chioschi e tavole calde.
Catania ripiena
Restiamo in Sicilia, perché qui il cibo è sacro. La parola d’ordine in questo caso è scacciata, praticamente una pizza ‘ripiena’. Un prodotto di origini contadine, già noto nel ‘700 e nato per riutilizzare in modo gustoso gli avanzi del giorno prima. Dal caciocavallo alle melanzane, dai broccoli alle cipolle, gli ingredienti possono variare molto, ma la versione più nota è quella con tuma, acciughe e olive.
Bologna creativa
Bologna è sempre un passo avanti e la creatività in cucina di questa città offre dei prodotti senza paragoni, anche quando si tratta di pizza. Una delle più recenti invenzioni bolognesi in materia, creata per valorizzare il territorio, è la pizza Maggiore, prodotto ispirato alla sua piazza e a due prodotti tipici immancabili: patate e mortadella.
Firenze si reinventa
Una schiacciata in chiave moderna, giunta dalla costa toscana, si chiama piciacca. In pratica un incrocio tra la ciaccia, classica focaccia toscana e la pizza cotta su pietra, un prodotto che rientra a tutti gli effetti tra quelli da pizzeria. Nata dalle mani esperte del pizzaiolo Gabriele Dani, questa pizza toscana è in grado di rispondere al ‘fuoco’ della salsiccia e friarielli con salsiccia toscana e cavolo nero saltato.
Venezia rustica
La bella Venezia non è tra le città più famose per la pizza, ma il Veneto, terra dai sapori rustici, offre dei condimenti che bene si sposano con questo piatto. Immancabile il radicchio, specie quello trevigiano, che si accompagna spesso al formaggio Asiago, a volte spingendosi oltre con il ‘tastasale’, un saporito impasto di carne di maiale macinata e ben speziata. In alternativa e altrettanto carica di calorie è la salsiccia e radicchio.
Come non citare le più grandi amanti della Pizza nel mondo nerd? Stiamo ovviamente parlando delle Teenage Mutant Ninja Turtles, il leggendario team quattro tartarughe antropomorfe diventate icone Pop sin dalla loro creazione nel 1984. Le tartarughe, Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Donatello, prendono il nome da famosi artisti del Rinascimento italiano e sono addestrati nell’arte del Ninjutsu dal loro sensei, Master Splinter. Uno degli elementi più iconici dei personaggi delle Tartarughe Ninja è il loro amore per la pizza. Le tartarughe vengono spesso mostrate mentre mangiano la pizza nei fumetti, nei cartoni animati e nei film, ed è diventata un punto fermo nella loro rappresentazione della cultura pop. In effetti, la pizza è persino menzionata nel titolo del fumetto originale, “Teenage Mutant Ninja Turtles”. Questo amore per la pizza non si limita solo ai fumetti e ai cartoni animati. I creatori delle Tartarughe Ninja, Kevin Eastman e Peter Laird, hanno affermato di aver incluso la passione delle tartarughe per la pizza come un modo per renderle riconoscibili ai giovani lettori.