Tra le pellicole che hanno segnato gli anni ’80, c’è un film che ancora oggi riesce a sorprendere per la sua freschezza narrativa e l’abilità di mescolare generi diversi: Piramide di paura (Young Sherlock Holmes), diretto da Barry Levinson e scritto dal geniale Chris Columbus. Datato 1985, questo film rappresenta un’avvincente avventura ambientata in una Londra vittoriana intrisa di misteri e delitti, con protagonisti un giovane Sherlock Holmes e il suo futuro assistente, John Watson. Nonostante sia spesso etichettato come un film per ragazzi, Piramide di paura è molto più di questo: è un’opera che combina atmosfere gotiche, intrighi polizieschi e sequenze di pura tensione.
Una Londra Vittoriana tra Delitti e Misteri
La storia si svolge nella Londra del 1870, dove un giovane Watson si trasferisce al prestigioso Brompton College, dove fa la conoscenza di Sherlock Holmes, un brillante e acuto studente. Fin dal loro primo incontro, Holmes mostra la sua leggendaria capacità deduttiva, osservando con precisione dettagli che sfuggono ai più. Insieme, i due ragazzi si trovano presto coinvolti in un’inquietante serie di delitti, caratterizzati da misteriosi suicidi provocati da dardi avvelenati che inducono terrificanti allucinazioni. Dietro questi eventi si cela una cospirazione che coinvolge un antico culto egiziano, i Rame Tep, adoratori di Osiride, il cui oscuro passato si intreccia con la storia delle vittime.
L’Alchimia tra Holmes e Watson
Uno degli elementi più riusciti del film è la dinamica tra Holmes e Watson, qui adolescenti alle prese con il loro primo grande caso. La sceneggiatura di Chris Columbus riesce a catturare con maestria lo spirito dei personaggi creati da Sir Arthur Conan Doyle, pur donando loro un’inedita freschezza giovanile. Sherlock Holmes, con il suo carattere impetuoso e talvolta arrogante, è perfettamente bilanciato dall’affabilità e dalla lealtà di Watson, il quale diventa la sua spalla ideale in questa avventura. Il legame tra i due si sviluppa nel corso del film, costruendo le fondamenta per quella che diventerà una delle partnership investigative più iconiche della letteratura e del cinema.
Un Culto Egiziano e una Piramide di Paura
Il cuore della trama ruota attorno al misterioso culto egiziano dei Rame Tep, la cui vendetta si abbatte su coloro che, anni prima, avevano dissacrato una piramide sacra durante una spedizione in Egitto. Le morti sono particolarmente macabre: le vittime, colpite da un allucinogeno sparato attraverso una cerbottana, vedono materializzarsi davanti ai loro occhi le loro paure più recondite, fino a spingersi al suicidio. Questi momenti rappresentano alcune delle sequenze più inquietanti del film, immerse in un’atmosfera gotica che richiama il miglior horror psicologico. L’inquietudine cresce man mano che Holmes e Watson si avvicinano alla verità, fino allo scontro finale nella piramide nascosta, dove si compie un sacrificio umano per placare gli dei del culto.
Effetti Speciali Innovativi e Pionieristici
Se Piramide di paura è entrato nella storia del cinema, è anche grazie all’uso rivoluzionario degli effetti speciali. Il film è infatti uno dei primi lungometraggi a presentare un personaggio interamente creato in CGI: il cavaliere di vetro, una figura che prende vita da una vetrata di chiesa durante una delle allucinazioni. Questa sequenza è stata realizzata dal gruppo Pixar, all’epoca una divisione della Lucasfilm, segnando una delle prime incursioni della futura gigante dell’animazione digitale nel cinema. Il resto degli effetti speciali, incluse le allucinazioni e gli ambienti suggestivi, sono stati curati dalla Industrial Light & Magic, la storica casa di produzione fondata da George Lucas. Questi contributi hanno reso il film visivamente affascinante, con momenti che rimangono impressi nella memoria dello spettatore.
Il Tocco di Spielberg e l’Influenza di Columbus
Non si può parlare di Piramide di paura senza menzionare la mano del produttore esecutivo Steven Spielberg. La sua influenza è evidente nella capacità del film di bilanciare momenti di puro intrattenimento con un’avvincente profondità narrativa. Allo stesso tempo, la sceneggiatura di Chris Columbus, già famoso per il suo lavoro su I Goonies e successivamente su Mamma, ho perso l’aereo, mostra la sua abilità nel creare storie che parlano a tutte le età, con un tono avventuroso e pieno di sorprese.
Un Finale Inaspettato e un Collegamento a Moriarty
Il finale del film lascia aperta una porta verso il futuro, con una sorprendente rivelazione che collega gli eventi alla mitologia classica di Sherlock Holmes. Nella scena post-credits, si scopre che il malvagio professor Rathe, alias Eh-Tar, è sopravvissuto allo scontro finale e si firma con il nome “Moriarty”, anticipando la futura nemesi del detective. Questo colpo di scena non solo lega il film al canone originale di Conan Doyle, ma regala anche un ulteriore livello di profondità al racconto, lasciando gli spettatori con la sensazione che l’avventura di Holmes sia appena iniziata.
Un Classico Intramontabile
Piramide di paura rimane un cult indimenticabile per gli amanti del cinema d’avventura e del giallo, capace di affascinare sia i nostalgici che le nuove generazioni. Con la sua combinazione di atmosfere gotiche, una trama intrigante e innovazioni tecniche, il film di Barry Levinson si guadagna un posto d’onore nella storia del cinema anni ’80. E per chi, come molti, è cresciuto con questa piccola perla, non resta che rivederlo ancora una volta, scoprendo nuovi dettagli e lasciandosi trasportare dall’indimenticabile avventura del giovane Sherlock Holmes.
Aggiungi commento