Continuando a parlare di Pinocchio, abbiamo varie versioni che riadattano il romanzo di Collodi, vi ho già parlato delle due versioni giapponesi, esiste anche la versione Disney e quella con Roberto Benigni, in più abbiamo una miniserie televisiva italiana composta da 2 puntate, prodotta da Rai Fiction, Lux Vide e dalla casa di produzione inglese Power, diretta da Alberto Sironi, e scritta da Ivan Cotroneo e Carlo Mazzotta.
Oggi, però, voglio ricordare insieme a voi Le avventure di Pinocchio, lo sceneggiato televisivo diretto dal regista Luigi Comencini, e trasmesso per la prima volta dalla televisione italiana sul Programma Nazionale nell’aprile 1972, suddiviso in cinque puntate, per una durata totale di 280 minuti. Fu poi replicato, in occasione del decennale nel 1982 sempre sulla Rai1.
Comenicini realizzò una versione più lunga, suddivisa in sei puntate che fu adattata anche in francese, da Pierre Cholodenko, trasmessa nel dicembre 1972 dall’emittente Première chaîne de l’ORTF. La versione a sei puntate fu riprodotta in versione home video, quindi digitalizzata e trasmessa sulle emittenti digitali Rai Movie e TV2000.
Io avevo la videocassetta ed ero convinta fino a non poco tempo fa che si trattasse di un unico film, invece vengo a scoprire che era una serie. Chi di voi non ricorda la musichetta di Pinocchio? Chi non ricorda il mitico cast che lo compone? Andrea Balestri: Pinocchio, Nino Manfredi: Geppetto, Gina Lollobrigida: Fata, Vittorio De Sica: giudice, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia: nel ruolo del Gatto e della Volpe, Lionel Stander: Mangiafoco, Ugo D’Alessio: mastro Ciliegia e Mario Adorf nei panni del direttore del circo.
La storia non la ripeto perché la sapete già, quello che non sapete forse è che inizialmente per la realizzazione del burattino era stato chiamato l’artista Carlo Rambaldi, cui la Rai chiese la realizzazione dei provini per il burattino. Poi andò a trovarlo un uomo, un ingegnere meccanico che gli pose diverse domande sui meccanismi. Comencini e i produttori del film gli chiesero la realizzazione di un Pinocchio meccanico dai movimenti credibili a sue spese perché non c’erano soldi. Il burattino venne realizzato e fu apprezzato molto anche da Renato Guttuso che voleva comprarlo a tutti i costi. Fece tre versione del burattino: uno che scagliava il martello, uno che camminava, e un altro che parlava e gesticolava. Il risultato fu che l’idea dell’artista venne copiata e lui fece causa e la vinse. Il burattino di legno utilizzato nel film fu opera di Oscar Tirelli. Anche qui vennero fatti tre esemplari: uno statico, il cui originale poi acquistato da un imprenditore di Nizza, uno meccanico, conservato negli archivi della San Paolo Film di Milano, abbiamo anche una testa senza occhi conservata nel Teatro Prati di Roma, e un altro acquatico, costituito da vari pezzi divisi e impermeabili, conservato negli archivi Cinepat di Roma.