“Piccoli Brividi” è il live-action che porta sul grande schermo l’universo tanto amato dai lettori dei libri di R.L. Stine, la cui serie “Goosebumps” è diventata simbolo di quel brivido misto a curiosità che ha appassionato generazioni di giovani lettori. Diretto da Rob Letterman e con una sceneggiatura a firma di Carl Ellsworth, il film cerca di coniugare il fantastico universo degli horror per ragazzi con un tono comico, perfetto per intrattenere il pubblico di tutte le età, ma con qualche sfumatura pensata anche per i più grandi. Quello che ne risulta è un prodotto riuscito, capace di navigare con disinvoltura tra il terrore e il sorriso, senza mai perdere di vista il cuore della serie: l’avventura.
La storia segue Zach Cooper (interpretato da Dylan Minnette), un ragazzo che si trasferisce nella città di Madison, dove va a vivere con sua madre, Gale (Amy Ryan), e dove conosce il misterioso R.L. Stine (Jack Black). Non appena Zach svela il segreto dietro la strana vita di Stine, che sembra tenere sotto controllo i mostri che ha creato nei suoi libri, l’avventura prende piede: accidentalmente, Zach e i suoi amici liberano uno dei mostri di Stine, l’Uomo delle Nevi, e da lì scatta una reazione a catena che porta a una serie di creature malvagie fuori dai libri e in piena azione.
La trama è un mix di eventi frenetici che riescono a mantenere alta l’attenzione, alternando momenti di suspense a quelli comici. È un film che sa come spaventare, ma sa anche come far sorridere grazie ai dialoghi pungenti e alle situazioni paradossali, come quella in cui i mostri letterari si scatenano nella cittadina, lasciando gli spettatori con un sorriso inquieto, ma divertito. L’idea di Stine come protagonista è brillante: il creatore di mostri diventa egli stesso una figura che vive un’esistenza tormentata, un po’ come gli stessi personaggi da lui creati. Il film gioca anche con l’idea di R.L. Stine come un alter ego del creatore di “It”, Stephen King, in un omaggio divertente al mondo della letteratura horror.
Jack Black: Il cuore del film
Un altro punto di forza del film è sicuramente Jack Black, che veste i panni del misterioso e quasi burbero Stine. Black riesce a dare vita a un personaggio che, pur essendo un po’ sopra le righe, mantiene una certa profondità emotiva. La sua interpretazione è quella di un uomo che ha imparato a fare i conti con le proprie paure, ma che non può fare a meno di nascondere una tristezza profonda legata alla sua creazione, ovvero i mostri che ha chiuso nei libri. L’aspetto comico è palpabile, ma Black riesce anche a trasmettere la solitudine di un uomo che ha sacrificato troppo per il suo lavoro.
Un’armonia tra l’horror e il sentimento
Il film non è solo un susseguirsi di mostri e situazioni spaventose, ma include anche una componente emotiva importante, centrata sul lutto del protagonista Zach. La sua evoluzione nel corso della trama è ben dosata: il ragazzo, che fatica ad accettare la morte del padre, trova una sorta di redenzione attraverso la relazione con Stine e Hannah (Odeya Rush), la figlia di Stine, e attraverso il suo coinvolgimento nell’affrontare la minaccia dei mostri. Un tema che si intreccia perfettamente con le tematiche dell’horror, dove la paura è spesso il riflesso di una paura più grande e universale, quella della perdita e dell’abbandono.
Il film gioca molto anche sul piano delle dinamiche familiari e della crescita, inserendo dei rimandi alla tradizione dell’horror che riguardano il superamento delle proprie paure. In questo, “Piccoli Brividi” fa un buon lavoro nel mescolare il comico con il terrore, creando un equilibrio che permette ai più giovani di avvicinarsi al genere horror senza troppi rischi, ma allo stesso tempo soddisfa gli adulti che cercano un approccio più sofisticato.
La componente visiva e l’uso dei mostri
Dal punto di vista visivo, “Piccoli Brividi” sfrutta la CGI in modo efficace, anche se non sempre impeccabile, per portare in vita le creature dei libri di Stine. L’Uomo delle Nevi, Slappy e gli altri mostri sono resi con una certa cura, anche se in alcuni momenti la loro apparenza potrebbe risultare eccessivamente caricaturale, soprattutto per chi è abituato a un tipo di horror più serio. Tuttavia, per il target di riferimento, queste scelte visive sono abbastanza funzionali, riuscendo a catturare l’immaginario del pubblico più giovane senza sacrificare troppo l’effetto sorpresa.
Il film non si limita solo ad adattare i racconti di Stine, ma sfrutta l’idea di un mondo in cui questi mostri vivono come se fossero reali, cercando di rendere il pubblico consapevole del fatto che non esistono solo nell’immaginazione, ma sono parte di un universo parallelo che potrebbe essere sbloccato in qualsiasi momento. Questo espediente narrativo permette al film di rimanere fedele allo spirito dei libri, senza mai perdere il ritmo, mantenendo costante la tensione e l’interesse.
Un finale che lascia spazio a nuovi brividi
Il finale del film è un chiaro colpo di scena, in perfetto stile “Piccoli Brividi”. Dopo aver intrappolato i mostri di Stine nel libro, c’è una rivelazione che fa ben intendere che la storia non è ancora finita, aprendo la porta a un possibile sequel (che infatti sarebbe arrivato nel 2018). Questo finale, pur essendo una conclusione soddisfacente per la storia narrata, lascia spazio a un futuro inquietante e incerto, proprio come i migliori racconti di Stine, in cui il terrore non finisce mai davvero.ù
“Piccoli Brividi” è un film che riesce a fare il suo dovere con efficacia, mescolando horror, commedia e sentimenti in modo armonioso. Pur non essendo un film rivoluzionario, sa come intrattenere con leggerezza, ma anche con un pizzico di profondità, specialmente per chi ha familiarità con la serie di libri. È un’avventura spaventosa ma divertente, perfetta per una serata in famiglia, e con un ottimo mix di nostalgia per i più grandi e freschezza per i più giovani. Se siete alla ricerca di un film che sappia regalare emozioni diverse, dalle risate ai brividi, “Piccoli Brividi” è sicuramente una buona scelta.
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