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“Piccole cose come queste”: Il dramma che svela la verità sulle Magdalene Laundries

Nel panorama del cinema drammatico storico contemporaneo, pochi film sono in grado di affrontare temi tanto complessi e dolorosi come Piccole cose come queste (Small Things Like These) , una pellicola diretta da Tim Mielants, che segna una riflessione profonda su uno degli episodi più oscuri della storia irlandese: le Magdalene Laundries. Adattato dal romanzo omonimo di Claire Keegan, il film si immerge in una narrazione intima e potente, raccontando la storia di Bill Furlong, un uomo che deve fare i conti con la propria coscienza e le atrocità perpetrate sotto il silenzio della sua comunità. La sceneggiatura di Enda Walsh e la regia di Mielants creano un’atmosfera unica, che rende Piccole cose come queste uno dei film più interessanti e rilevanti dell’anno.

Il film, che ha avuto il suo debutto al 74° Festival Internazionale del Cinema di Berlino nel febbraio 2024, si colloca tra le coproduzioni internazionali tra Irlanda e Belgio, presentando un cast che include il carismatico Cillian Murphy, Eileen Walsh, Michelle Fairley, Emily Watson, Clare Dunne e Helen Behan. Protagonista indiscusso è Murphy, che non solo interpreta il ruolo di Bill Furlong, ma svolge anche la funzione di produttore, portando sullo schermo una performance straordinaria che tocca il cuore dello spettatore. La trama del film è ambientata nel 1985, nella piccola cittadina irlandese di New Ross, dove Bill, un commerciante di carbone rispettato e con una famiglia numerosa, si trova a confrontarsi con un segreto sconvolgente che cambierà per sempre la sua vita.

Mentre si appresta a festeggiare il Natale, Bill scopre, durante una consegna al convento locale, una verità devastante. Nel corso di questa visita, trova Sarah, una ragazza imprigionata nel capannone di carbone, in condizioni disumane e con una gravidanza in corso. Il suo senso di giustizia e la sua morale vengono messi a dura prova quando decide di intervenire, portando Sarah nel convento. Tuttavia, la situazione si complica quando Sarah è costretta a mentire e a raccontare una versione dei fatti che non corrisponde alla verità, spinta dalla paura delle ritorsioni. Il conflitto interiore di Bill emerge in tutta la sua forza: è un uomo che deve scegliere se rimanere silenzioso, come vorrebbero le autorità locali, o se fare ciò che è giusto, affrontando le conseguenze della sua decisione.

Il cuore pulsante del film è il dramma interiore di Bill, un uomo che si scontra con le sue convinzioni morali e il silenzio della sua comunità. La sceneggiatura, costruita in modo sobrio e privo di eccessi, si concentra su scelte difficili e sulla lotta di un individuo contro un sistema corrotto e opprimente. La regia di Tim Mielants è magistrale nel catturare l’atmosfera gelida e tesa dell’Irlanda del 1985, un luogo sospeso tra il rispetto delle tradizioni e la necessità di cambiamento. Le inquadrature intime, la scelta di ambientazioni fredde e spoglie, e il ritmo lento ma costante contribuiscono a creare una sensazione di inevitabilità, come se il destino di Bill fosse già segnato, ma che la sua umanità potesse riscrivere la sua storia.

Cillian Murphy offre una performance straordinaria nei panni di Bill Furlong, con una presenza magnetica che trasmette la tensione e la sofferenza del personaggio. La sua interpretazione riesce a esprimere con grande profondità il tormento interiore di un uomo che, pur desiderando una vita tranquilla, è costretto a confrontarsi con un orrore che non può ignorare. La sua evoluzione nel film è palpabile: da uomo rispettabile e consapevole del suo posto nel mondo a una persona che, pur temendo le conseguenze delle sue azioni, decide di fare la cosa giusta.

In parallelo, Emily Watson, nel ruolo di Suor Mary, è una figura che incarna il potere e l’influenza delle istituzioni religiose. La sua interpretazione è perfetta per il ruolo di una matriarca severa e minacciosa, che non solo gestisce le sorti di Sarah, ma diventa anche un simbolo dell’omertà e della repressione che caratterizzano le Magdalene Laundries. La sua presenza sullo schermo è magnetica e inquietante, un contrasto forte rispetto alla figura di Bill, che cerca la redenzione.

Una delle scelte più significative del film è la sua durata contenuta: solo un’ora e 38 minuti, che permettono alla pellicola di non sprecare tempo e di concentrarsi sull’essenziale. Questo rende Piccole cose come queste un film diretto e incisivo, senza orpelli inutili. La scelta di non inserire musiche invadenti o dialoghi superflui contribuisce a creare un’atmosfera di realismo crudo, dove ogni sguardo, ogni gesto, ha un peso emotivo che coinvolge lo spettatore in modo profondo. È una narrazione che non ha paura di confrontarsi con il dolore, ma che lo fa con una delicatezza che rende ogni scena indimenticabile.

Il finale del film è potente e commovente, un atto di resistenza che vuole dare voce a quelle donne che sono state costrette al silenzio per troppo tempo. Piccole cose come queste non è solo una denuncia, ma anche un tributo alla forza di chi ha lottato contro un sistema che cercava di sopprimere la loro dignità. La pellicola si rivela così un commento doloroso ma necessario su una parte della storia irlandese che, purtroppo, è stata troppo a lungo ignorata.

In conclusione, Piccole cose come queste è un film che riesce a commuovere e a far riflettere, portando alla luce le atrocità delle Magdalene Laundries con una narrazione sottile e mai invadente. La regia, le interpretazioni e la sceneggiatura sono tutte impeccabili, creando una pellicola che resterà nella memoria di chi la guarda, facendo luce su una delle pagine più oscure della storia recente. Un’opera cinematografica di grande valore, che invita alla riflessione e alla consapevolezza storica, senza mai dimenticare il dramma umano che ne sta alla base.

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