Quando si parla di pandoro e panettone, è difficile stabilire quale sia il più buono. La verità è che dipende dai gusti di ciascuno, ma una cosa è certa: entrambi sono i dolci più venduti durante le festività natalizie. Questo antagonismo tra i due dolci, però, ha un lato positivo: aumenta le vendite. In ogni famiglia c’è chi ama il pandoro e chi non può fare a meno del panettone, e non importa se il gusto è soggettivo, l’importante è che ognuno trovi il dolce che preferisce. Una dinamica che, però, non accade a Pasqua, dove la colomba sembra essere l’unico protagonista della scena.
Le origini del pandoro sono un po’ misteriose e ci sono diverse teorie in merito. Alcuni storici ritengono che sia nato nella Repubblica di Venezia nel ‘500, dove sulle tavole dei nobili venivano serviti dolci con una forma conica, ricoperti da foglie d’oro, chiamati “Pan de Oro”. Altri, invece, lo collegano a un dolce tradizionale veronese chiamato “nadalin”, che veniva preparato a forma di stella durante il Natale. La teoria più accreditata, però, porta alla Casa Reale degli Asburgo, che già nel ‘700-‘800 conosceva bene le tecniche di lavorazione del “Pane di Vienna”. Questo tipo di pane veniva arricchito con una generosa dose di burro e lavorato con il sistema della pasta sfoglia, alternando strati di pasta a strati di burro, creando un dolce che durante la cottura acquistava volume e morbidezza.
Nel corso dell’Ottocento, la produzione del pandoro si perfezionò a Verona, e da quel momento divenne uno dei dolci più rappresentativi delle festività natalizie italiane. Sebbene oggi il pandoro sia famoso in tutta Italia, conserva ancora la forma del “nadalin”, un tronco conico con grandi costole disposte a formare una stella a otto punte.
Passando al panettone, anche la sua origine è avvolta nella leggenda. Si sa però che è un dolce milanese, con una variante piemontese che si distingue per essere più bassa e larga. Una delle storie più celebri sulla nascita del panettone è quella che coinvolge Ughetto e Adalgisa. Ughetto era un giovane falconiere al servizio del Duca, e la sua famiglia si opponeva alla sua relazione con Adalgisa, la figlia di un fornaio. Quando il padre della ragazza si trovò in difficoltà economiche a causa della perdita di clienti e della malattia del suo garzone, Adalgisa fu costretta a lavorare duramente per aiutare la famiglia. Ughetto, colpito dalla sua situazione, decise di unirsi a lei nel forno. Qui, iniziò a modificare la ricetta del pane, aggiungendo prima burro e zucchero, poi pezzetti di cedro candito e uova. La sua invenzione divenne un successo immediato. In occasione di un Natale, Ughetto decise di aggiungere anche dell’uva passa (o “uva passòla”, come veniva chiamata all’epoca), dando vita al panettone che conosciamo oggi. Un vero trionfo, tanto che tutti volevano assaporare il nuovo dolce che aveva conquistato Milano.
In fondo, non importa se preferiamo il pandoro o il panettone: entrambi sono simboli della tradizione natalizia italiana e raccontano storie di passione, ingegno e… tanta dolcezza.