Chiara Ferragni e il pandoro-gate: la crisi degli influencer

Chiara Ferragni, una delle influencer più celebri e seguite a livello globale, si trova al centro di un’inchiesta legale che scuote il mondo dell’influencer marketing. Con oltre decine di milioni di follower su Instagram e un impero costruito su moda e lifestyle, la sua immagine glamour e autentica ha conquistato non solo i consumatori, ma anche i brand più importanti. Tuttavia, la fama e il successo portano con sé un lato oscuro: responsabilità e credibilità sono ormai legate a doppio filo con la figura degli influencer.

La Procura di Milano, dopo un’approfondita indagine condotta dal pm Cristian Barilli e dall’aggiunto Eugenio Fusco, ha accusato Chiara Ferragni e altre figure chiave di truffa aggravata. Il cuore dell’inchiesta riguarda la presunta vendita di prodotti alimentari a prezzi gonfiati, camuffata dietro iniziative benefiche. I prodotti incriminati sono il pandoro “Pink Christmas” Balocco e le uova di Pasqua “Dolci Preziosi”, promossi tra il 2021 e il 2022. Secondo le indagini, i consumatori sarebbero stati indotti a credere che parte dei profitti derivanti dalle vendite fosse destinata a cause benefiche, ma le donazioni effettive risultano poco chiare.

La chiusura delle indagini segna il preludio a una possibile richiesta di processo. La Procura contesta a Ferragni un ingiusto profitto di circa 2,2 milioni di euro, con 1,075 milioni di euro più IVA derivanti dalla vendita dei pandori “Pink Christmas” griffati. Ma non si parla solo di profitti economici. Le indagini suggeriscono che anche il ritorno d’immagine, ottenuto grazie al legame con le presunte iniziative benefiche, ha contribuito a generare valore. Per quanto riguarda le uova di Pasqua, le cifre salgono: si ipotizza un profitto illecito di circa 5,6 milioni di euro, ottenuto tramite diverse società tra cui Tbs Crew, Fenice Srl, Balocco e Cerealitalia. Oltre a Chiara Ferragni, l’inchiesta coinvolge nomi di spicco come Fabio Damato, ex collaboratore dell’influencer, Alessandra Balocco, titolare dell’azienda dolciaria Balocco, e Franco Cannillo, presidente di Dolci Preziosi. I reati contestati sono truffa continuata e aggravata, con la Procura che ha evidenziato le modalità ingannevoli con cui i prodotti sono stati pubblicizzati e venduti. I legali di Ferragni hanno prontamente risposto, dichiarando che la vicenda non presenta profili penali rilevanti e che molti dei punti contestati sono stati già affrontati dall’Agcom. L’influencer stessa, tramite i suoi avvocati, ha ribadito la sua fiducia nella magistratura, confidando che la sua innocenza venga presto dimostrata.

La questione però potrebbe non fermarsi qui. Il Codacons, che ha avuto un ruolo cruciale nell’apertura dell’inchiesta, sostiene che, qualora si giungesse a processo, Ferragni potrebbe essere costretta a rimborsare fino a 1,65 milioni di euro ai consumatori che hanno acquistato il pandoro “Pink Christmas”. Questa cifra rappresenta la differenza tra il prezzo del pandoro tradizionale Balocco e quello dell’edizione speciale Chiara Ferragni, un sovrapprezzo che, secondo l’associazione, i consumatori avrebbero pagato credendo di sostenere una causa benefica. Ad oggi, migliaia di consumatori hanno già presentato richiesta di essere riconosciuti come parte lesa nell’inchiesta, e nel caso in cui si arrivi a un processo, potranno chiedere rimborsi e costituirsi parte civile. Il Codacons ha spiegato che il prezzo del pandoro griffato era notevolmente superiore a quello della versione normale, con una differenza di circa 5,69 euro a pezzo, che sarebbe stata giustificata come contributo a una donazione mai effettivamente chiarita.

Questa vicenda, denominata dai media “pandoro-gate”, solleva questioni cruciali sul ruolo degli influencer nella società moderna. Questi ultimi sono diventati veri e propri opinion leader, in grado di influenzare le scelte di acquisto e i comportamenti dei consumatori, ma devono anche far fronte a una crescente pressione riguardo alla trasparenza e alla loro integrità. Il caso di Chiara Ferragni e del pandoro Balocco mette in luce come l’equilibrio tra autenticità e business sia fragile e come la credibilità di un influencer possa essere messa a rischio da iniziative percepite come ingannevoli. Il futuro degli influencer sembra sempre più legato alla loro capacità di mantenere la fiducia del pubblico, evitando il rischio di manipolazione o eccessiva commercializzazione. Se questo equilibrio viene meno, la loro credibilità e il loro successo potrebbero rapidamente crollare.

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