Se c’era un’opera capace di catturare l’essenza dello space western con un tocco di follia e azione pura, quella era senza dubbio Outlaw Star. Creato da Takehiko Ito, questo manga pubblicato in Italia da Planet Manga ci porta in un universo in cui la caccia alle taglie e i duelli nello spazio si intrecciano con il mistero e la ricerca di un destino ignoto. Peccato, però, che la serie sia rimasta incompleta, lasciando i lettori con più domande che risposte.
Una trama avvincente, ma con un finale tronco
Nel futuro dell’era Towards Stars, molte civiltà hanno conquistato i viaggi interstellari, e fra i tanti avventurieri dello spazio troviamo Gene Starwind e Jim Hawking, due cacciatori di taglie che si imbattono nella misteriosa Melfina, un androide dotato della capacità unica di pilotare l’avveniristica astronave XGP-15A II, ribattezzata poi Outlaw Star. La nave è ambita dai temibili Kei Pirates e, dopo la tragica morte del capitano Hilda, Gene e Jim si trovano coinvolti in una serie di avventure sempre più pericolose. Lungo il cammino si uniscono a loro Aisha Clanclan, una combattente della razza Ctarl-Ctarl, e “Twilight” Suzuka, un’affascinante e letale assassina.
Tuttavia, nonostante una trama ben strutturata e personaggi accattivanti, il manga si interrompe bruscamente dopo sei volumi, lasciando aperte molte questioni e introducendo nelle ultime pagine due personaggi che sembravano destinati a giocare un ruolo chiave, senza però avere la possibilità di svilupparli. Questo è forse il più grande rimpianto di Outlaw Star: il suo potenziale era enorme, ma la narrazione non ha mai avuto l’occasione di essere portata a compimento.
Un’ambientazione che strizza l’occhio al Western
Uno degli aspetti più affascinanti di Outlaw Star è il suo stile western futuristico. Gene Starwind, con la sua pistola “caster”, incarna perfettamente il classico eroe vagabondo, un po’ sbruffone e donnaiolo, che però nasconde un animo profondo e un forte senso di giustizia. La presenza di scenari desertici, duelli e inseguimenti nello spazio ricorda inevitabilmente Trigun, uscito solo due anni prima, ma Outlaw Star riesce comunque a mantenere una sua identità ben definita.
Uno stile grafico dettagliato ma particolare
Dal punto di vista artistico, il manga offre un tratto dettagliato, specialmente per quanto riguarda le astronavi e le scene d’azione. I movimenti sono enfatizzati da linee spesse e dinamiche, rendendo le battaglie ancora più coinvolgenti. Tuttavia, il design dei personaggi è piuttosto peculiare: i corpi esageratamente slanciati, con gambe lunghissime e addomi strettissimi, possono risultare un po’ strani a prima vista, specialmente per i personaggi maschili. Nonostante ciò, l’estetica contribuisce a dare un tocco distintivo all’opera.
L’anime: una reinterpretazione riuscita
Nel 1998, lo studio Sunrise ha adattato il manga in un anime che, pur mantenendo i personaggi e gli elementi principali, ha sviluppato una storia quasi completamente diversa. A differenza del fumetto, l’anime riesce a offrire una conclusione soddisfacente e rimane una visione godibile per chiunque ami le avventure spaziali piene di azione, umorismo e momenti emozionanti.
Vale la pena leggerlo?
Nonostante il suo finale lasciato in sospeso, Outlaw Star rimane una lettura piacevole e accessibile. La sua brevità (solo sei volumi) e il suo ritmo serrato, arricchito da dialoghi vivaci e battute ironiche, lo rendono un manga perfetto per chi cerca un’avventura rapida e intensa. Certo, il rammarico di non vedere la storia portata a termine è grande, ma il viaggio che offre vale comunque la pena di essere intrapreso.
Se siete fan dello space western e amate opere come Trigun o Cowboy Bebop, allora Outlaw Star potrebbe essere un titolo interessante da recuperare, con la consapevolezza di dover fare i conti con una storia incompiuta ma dal fascino indiscutibile.
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