Ortigia: la Fonte Aretusa e la Nascita della Medicina nella Magna Grecia

Tra le città più belle e turistiche della Sicilia spicca Siracusa, che non si distingue solo per i suoi antichi tesori ma anche per una perla nascosta: Ortigia. Con appena un chilometro quadrato di estensione, Ortigia ospita la parte più antica di Siracusa, tanto che viene considerata il vero centro storico della città siciliana. Questa piccola isola, con il suo caratteristico centro storico barocco, è divisa in quartieri e si distingue non solo per la luce incredibile che emana dalle costruzioni in pietra calcarea, ma anche per i tesori che custodisce. Castelli, chiese e templi raccontano la storia di Ortigia, che vanta un glorioso passato. Qui è possibile passeggiare tra arte e architetture di diverse epoche e gustare la cucina tradizionale nei ristoranti, godendo di una vista assolutamente suggestiva. Scopriamo insieme un semplice itinerario per visitare i luoghi più interessanti di Ortigia.

 

Il Tempio di Apollo

Ci sono numerosi motivi per visitare Ortigia, ma uno dei più affascinanti è sicuramente il Tempio di Apollo, uno dei luoghi archeologici più importanti e suggestivi dell’isola. Costruito nel VI secolo a.C., questo tempio è considerato uno dei più antichi templi dorici in Sicilia e il primo ad essere stato realizzato in pietra, a differenza dei precedenti edifici sacri che erano in legno e mattoni.Nel corso dei secoli, il Tempio di Apollo ha subito molte trasformazioni, testimoniando la ricca storia di Siracusa. Durante il periodo bizantino, ad esempio, è stato trasformato in una chiesa, mentre durante l’epoca araba è divenuto una moschea. Nel XVI secolo, invece, è stato utilizzato come caserma militare. Solo durante i lavori di scavo e restaurazione del XX secolo sono stati riportati alla luce i resti del tempio originale, che oggi si possono ammirare.  Le colonne maestose e i resti del peristilio che circondava l’edificio sono un vero spettacolo per gli occhi e rappresentano un potente testimone della lunga e turbolenta storia di Siracusa. Visitando il Tempio di Apollo, si può quasi sentire l’eco del passato, immergendosi in un’atmosfera densa di secoli di cambiamenti culturali, politici e religiosi.

Il Tempio di Apollo non è solo un monumento, ma un vero e proprio testo storico a cielo aperto, in cui le tracce dell’antico mondo greco, dell’era cristiana, dell’influenza araba e della dominazione normanna si sovrappongono e si fondono. Questo lo rende un luogo unico, in grado di affascinare sia gli amanti della storia e dell’archeologia, sia chiunque sia interessato a scoprire le radici profonde del passato di Ortigia.

La Fonte Aretusa

La Fonte Aretusa è uno specchio d’acqua nell’isola di Ortigia, nella parte più antica della città siciliana di Siracusa.  La sorgente d’acqua alimentata dalla falda freatica iblea, la stessa da cui si origina il Fiume Ciane, è avvolta da un alone di mistero e magia che l’ha resa nel corso dei secoli un luogo quasi mistico e simbolico. Persino l’ammiraglio inglese Nelson, anche duca di Bronte, era convinto delle proprietà magiche delle sue acque, che, secondo lui, rendevano quel luogo speciale. Per questo motivo si fermò lì per rifornirsi di acqua per la sua flotta navale, e successivamente vinse la battaglia di Abukir contro l’ammiraglia francese al largo della costa egiziana nel Mediterraneo. Nel corso dei secoli, molti scrittori hanno testimoniato la particolarità del luogo e raccontato la leggenda affascinante che ruota attorno alla fonte.

Si narra che tra le ninfe al seguito della dea della caccia Artemide ci fosse una di incredibile bellezza ed eleganza, la preferita della dea stessa. Artemide decise di insegnarle l’arte della corsa e del nuoto. Un giorno, però, durante una delle loro consuete battute di caccia nei boschi rigogliosi ai piedi del Monte Olimpo, Aretusa si allontanò troppo dal gruppo di ancelle che accompagnava Artemide e si trovò da sola sulle sponde del Fiume Alfeo. Le acque del fiume erano limpide e cristalline a tal punto che si poteva vedere il fondo.

Era una giornata particolarmente calda d’estate e Aretusa, credendo di essere completamente sola, decise di togliersi i vestiti e rinfrescarsi facendo un bagno nel fiume. Appoggiò gli indumenti su un salice vicino e si immerse con grazia nelle acque del fiume. Tuttavia, le acque cominciarono a ribollire e a creare vortici che la trascinavano verso il centro del fiume. Aretusa, spaventata, cercò disperatamente di mettersi in salvo, ma in quel momento il fiume Alfeo si trasformò in un affascinante giovane biondo. Lui la guardò con gli occhi di un innamorato. Aretusa iniziò a correre per sfuggire all’assalto di Alfeo, che la inseguiva con l’intenzione di possederla. Stanca per la fatica e la caccia, Aretusa invocò l’aiuto di Artemide per salvarsi. La dea della caccia rispose alla preghiera di Aretusa, circondando la ninfa con una nube di vapore che la celò ad Alfeo. Poi, trasformò Aretusa in una sorgente e la trasportò nel vento fino in Sicilia, nell’incantevole isola di Ortigia a Siracusa. Nonostante Alfeo continuasse a cercarla, non riuscì a trovarla, ma vide, come in uno specchio, una fonte d’acqua che zampillava immersa nel verde di un luogo paradisiaco. Alfeo, ormai ciecamente innamorato, riuscì a ottenere la benevolenza di Giove. Vedendo la sua disperazione, il dio comprese che il suo sentimento era sincero e decise di aiutarlo. Permette a Alfeo di raggiungere la sua amata, ma per farlo Alfeo dovette scavare un tunnel nel Mar Ionio che arrivasse fino al porto di Siracusa. Qui Alfeo e Aretusa, ormai entrambi convinti del loro amore sincero, unirono i loro corsi d’acqua e vissero felici per sempre.

Ancora oggi si crede che le acque della Fonte Aretusa abbiano il potere di donare gioia, amore e fertilità alle giovani coppie. Non è un caso che la fonte sia un luogo di ritrovo per i siracusani e il luogo preferito dai giovani per suggellare i loro primi amori.

La Fonte Aretusa è un luogo di grande importanza sia dal punto di vista mitologico che botanico. Questo sito unico nel suo genere ospita una varietà di piante, tra cui il papiro, che si trova solo in poche altre parti del mondo. Originario dell’Egitto, il papiro fu introdotto in Sicilia dagli Arabi nel IX secolo e ha trovato nella Fonte Aretusa un ambiente ideale per prosperare. Oggi, il papiro forma una densa canneto intorno alla fonte, creando un’atmosfera suggestiva e quasi esotica. Il giardino circostante, con la sua attenta cura e la ricca flora mediterranea, offre un luogo ideale per rilassarsi e passeggiare, ammirando la vista dello specchio d’acqua e delle anatre che nuotano placidamente. Il giardino è inoltre ornato da numerose sculture e panchine, perfette per una pausa rigenerante.

Nelle vicinanze della fonte si trova un affascinante tempio dedicato ad Artemide, il quale rimanda alla leggenda della ninfa Aretusa. Questo piccolo edificio, caratterizzato dalle sue colonne di pietra, aggiunge un ulteriore tocco di storia e arte a questo incantevole angolo di Ortigia.

Oltre l’aspetto “magico / mitologico”, Ortigia e Siracusa sono fondamentali nella storia di qualcosa di molto più “concreto”. Al di là della leggenda della fonte magica,  la storia dell’assistenza agli ammalati in questa zona risale proprio all’epoca greca, come raccontato dallo stesso Cicerone nelle sue Verrine e confermato da Ateneo e Polieno. Infatti, le prime attività ospedaliere assistenziali sono documentate a Siracusa, proprio nelle vicinanze dell’antico tempio di Esculapio o Asklepeion. Questo tempio, che potrebbe essere stato situato ad Akradina o forse proprio accanto al Tempio di Apollo, ha portato alla luce una statua di Igea e un’iscrizione dedicata a un antico medico greco nel 1901. I culti di Apollo e Esculapio erano spesso associati e si pensa che al tempo di Cicerone i due culti fossero stati ospitati in due templi adiacenti o forse addirittura nello stesso tempio chiamato Tempio di Apollo. Cicerone, nel descrivere Ortigia, menzionò solo i templi di Atena, Artemide ed Esculapio, senza fare alcun riferimento a quello di Apollo. Pertanto, si può supporre che l’attuale Tempio di Apollo sia quello che Cicerone si riferì all’associato culto di Esculapio. Qui, Cicerone rimase ammirato davanti alla statua di Apollo Peane, che descrisse come “la bellissima statua di Peane, oggetto di profonda venerazione, che tutti andavano a vedere per la sua bellezza e per adorare la sua santità”.

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