Never Too Late: la Serie Teen Italiana che ci proietta nel Futuro Distopico

Ci sono momenti in cui una serie TV si presenta con una premessa così affascinante da accendere subito la nostra curiosità, ma poi, quando il sipario si alza, ci rendiamo conto che le promesse sono state solo un’illusione. Never Too Late, debuttata su RaiPlay il 22 novembre 2024, appartiene purtroppo a questa categoria. Un esperimento che aveva tutte le carte in regola per diventare una serie di fantascienza memorabile, ma che finisce per arrendersi a una narrazione inconsistente e a scelte creative troppo banali.

 

“Never Too Late”: Un’Occasione Persa nel Futuro Distopico

Ambientata nel 2046, in una Sardegna devastata dal collasso climatico, la trama ruota attorno alla scarsità di ossigeno e alla creazione di un “green lockdown” da parte delle Milizie Verdi, un’organizzazione paramilitare che governa con pugno di ferro. I protagonisti sono un gruppo di adolescenti figli di ribelli, decisi a scoprire cosa si nasconde dietro la riserva naturale di Nur, l’ultimo polmone verde del pianeta. Sembra una premessa perfetta per una riflessione sul cambiamento climatico e sull’umanità alla deriva, ma la realtà del prodotto finito è molto meno brillante.

La serie fatica a creare una visione coerente del futuro. La distopia proposta non riesce a convincere: la costruzione del mondo è vaga e priva di quel respiro che ti fa sentire davvero immerso in un’altra realtà. Invece di un futuro plausibile, Never Too Late sembra più un collage di idee confuse, messe insieme senza una vera logica narrativa o scientifica. I dettagli, poi, sono spesso trascurati. Per esempio, come può un mondo in cui l’ossigeno è scarso permettere ai personaggi di fumare tranquillamente sigarette senza che qualcuno sollevi obiezioni? È un’inezia, ma sono proprio questi dettagli che minano la sospensione dell’incredulità.

Eppure, Never Too Late ha un lato positivo: il cast. Arianna Becheroni e Roberto Nocchi, nei panni dei figli dei ribelli, dimostrano una discreta intensità, ma la sceneggiatura non fa altro che soffocare il loro talento. I loro personaggi sono mal sviluppati, con dialoghi che sembrano tratti da un copione generico, senza il minimo accenno di profondità o originalità. Le dinamiche tra i ragazzi potrebbero essere interessanti, ma finiscono per sfilacciarsi in una banalità che non crea mai una vera connessione emotiva.

Poi ci sono i villain. Ah, i villain… Il generale Piras, interpretato da Antonio Gargiulo, è più un cartone animato che un antagonista serio, con una performance che fa crollare ogni illusione di credibilità. Se fossero stati scritti con maggiore attenzione, avrebbero potuto essere una critica sociale affilata, ma finiscono per essere solo un fastidioso elemento di disturbo.

Il vero tallone d’Achille della serie, però, è la sceneggiatura. I dialoghi sono spesso un miscuglio di frasi fatte, piene di espressioni che appaiono fuori luogo e che spezzano l’immersione. L’uso di termini da cultura americana come “Bingo!” o “Si vede lontano un miglio” stona terribilmente in un contesto che dovrebbe essere grigio e drammatico. La trama, poi, è un susseguirsi di eventi forzati e poco credibili, che mettono in evidenza tutte le contraddizioni del progetto.

In conclusione, Never Too Late rappresenta una grossa occasione persa per il panorama sci-fi italiano. Un tentativo apprezzabile, ma che si perde in un mare di incertezze. Se solo la serie avesse avuto una sceneggiatura più solida e un budget maggiore, sarebbe potuta diventare una proposta interessante. Invece, rimane un prodotto mediocre, che non riesce a risvegliare l’immaginazione né a far riflettere sul futuro del nostro pianeta. Per chi cerca qualcosa di più di una semplice visione leggera, questo è un viaggio che vale la pena intraprendere solo se non ci sono alternative migliori.

 

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *