Dedicato a tutti i bibliofili, bibliofagi, bibliomaniaci, “praticanti” o aspiranti tali, questo volume di Pablo Echaurren, è il racconto appassionato, assai schietto e ironico di un collezionista “condannato a completare l’album della propria alienazione”.Senza mezzi termini, l’autore, non essendo “..di quelli che non si assumono le proprie irresponsabilità”, confessa candidamente “..siccome so di essere sia reo che babbeo, in quanto le ho date e le ho prese, ho deciso di narrare per filo e per segno, in quale cul di sacco mi sono cacciato.. Da quando inciampai per caso in Filippo Tommaso.. Qui comincia l’avventura di un signor Bonaventura – io – che il milione invece di incassarlo lo spende, lo spande, spesso se lo vede scippare in cambio di qualche lacero foglietto che portasse su anche solo l’impronta digitale del suddetto Marinetto.”
Raccontando della propria irrinunciabile passione e di come la sua personale collezione è nata e cresciuta, l’autore svela i retroscena del mondo del collezionismo librario e lo fa con una narrazione piacevole, animata da toni giocosi quanto schiettamente irriverenti, costellata di consigli e avvertimenti per quanti volessero prendere la medesima strada della collezione-perdizione, già percorsa dall’autore.Il lettore viene così condotto in un mondo inatteso, fatto di bugigattoli stipati di vecchie carte (le librerie antiquarie, definite “palestre di vita”), di case infarcite di reperti librari di varia natura (quelle dei bibliomani), ma anche di personaggi incredibili e di opere e documenti rari e talvolta unici.Dei poveri bibliofagi emergono vicissitudini e batticuori, mentre dei librai, che vengono definiti “Venali creature che se ne stanno appostate acquattate nelle fratte pronte a zompare sul cliente incosciente..”, si evidenziano perfidie e strozzinaggi: degli uni lo scrittore non rinuncia a descrivere follie e misfatti indicibili, degli altri non esita a fare nomi e cognomi.
Raffinato collezionista di libri, manifesti e documenti futuristi, con Pablo Echaurren, come sottolinea Enrico Sturani nella prefazione al volume, è “inutile competere”: dal 1977 il nostro autore indaga e draga l’universo futurista in tutte le sue possibili declinazioni e la sua, oggi, è una tra le maggiori collezioni private del mondo. Uno spirito inquieto, animato, come ben ricorda Sturani, da una “filia, portata al limite della passione feticistica e vissuta in modo viscerale” e sostenuto da una “definizione rigorosamente filologica del campo di ricerca”.